A che giova?

E' possibile ascoltare la meditazione direttamente da questo link:

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Testi: Luca 16:19-31; Proverbi 11:4

 

Cari fratelli in Cristo, la parabola del ricco e di Lazzaro è ben nota ad ogni credente, e credo anche a molti “non o pseudo credenti”, per averla letta o sentita almeno una volta nella propria vita.

Quali reazioni suscita però questa cruda parabola con la quale Gesù mette in guardia ogni essere umano contro i pericoli provocati dall’attaccamento alla ricchezza?

Io credo che le reazioni di molti siano di superficialità o anche di disprezzo; certo pochi osano dirlo apertamente, ma in fondo queste parole ci creano un po' di fastidio nel profondo dell’animo;

anche se, tutto sommato, ci sentiamo appena sfiorati da questa incombente minaccia, nessuno di noi è veramente sicuro di esserne immune, poiché il denaro e la ricchezza in genere, cui tutti noi ambiamo per godere della nostra vita, ci rendono assai più simili al ricco che non al povero Lazzaro.

Se infatti la condizione estrema del ricco ci provoca un senso di timore pensando alla nostra vita futura, quella del povero Lazzaro ci provoca certo un senso di disgusto, di fastidio, cui nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi, specialmente in questa vita.

Gesù però non usa mezzi termini quando ci presenta la vicenda dei due protagonisti, perché sa che allo stesso modo molte persone si giocano la loro vita eterna col loro “attaccamento alla ricchezza”, e quindi non è certo il caso di affrontare la questione con superficialità.

Tutta la Scrittura contrappone l’amore per Dio con l’amore per Mammona, ossia l’amore per il denaro, perché questo amore insano finisce per oscurare tutti gli altri: sia quello per il prossimo, sia quello per Dio stesso, quindi è un autentico pericolo per chi si fa catturare.

Le ricchezze, tanto ambite da molti in questa vita, sono in realtà degli autentici ostacoli per il raggiungimento della vita eterna, proprio perché assorbono tutte le nostre energie, impedendoci di rendere il giusto culto a Dio e quindi di raggiungere con lui la necessaria comunione per poter accoglierlo nel cuore come nostro personale salvatore e dispensatore della grazia.

Il versetto di Proverbi 11:4 “Le ricchezze non servono a nulla nel giorno dell'ira, ma la giustizia salva dalla morte” sintetizza l’intera parabola del ricco e Lazzaro.

Se però in passato, specie nel Medio Evo, gli uomini avevano un profondo timore nei confronti del “giorno dell’ira” al punto di aver anche troppo fantasticato sul possibile tempo in cui si sarebbe manifestato, purtroppo oggi questo tema è stato messo decisamente in secondo piano anche in molte chiese, nondimeno esso era e rimane un tema centrale nella Parola di Dio.

Proprio il fatto che sia un tema molto ricorrente dovrebbe indurci a rifletterci seriamente, siamo noi, credenti o non credenti.

Invece c'è tanta gente che non pensa ad altro che accumulare e reinvestire il denaro, come se non ci fosse mai una resa dei conti, come se il giorno del Giudizio di Dio non dovesse mai arrivare.

Ora cari fratelli in Cristo, proprio Gesù ci fa capire che non occorre che arrivi il giorno del Giudizio affinché ciascun uomo debba rendere conto a Dio del proprio comportamento;

così come il ricco e Lazzaro sono morti e si sono presentati davanti a Dio, ancor prima della fine di questo mondo, ma certamente alla fine della loro vita terrena, così dovremo fare noi, presto o tardi, e allora dovremo rendere conto di come abbiamo speso la nostra vita terrena.

Avremo speso la nostra vita per compiere la missione che Dio ci ha affidato, oppure l’avremo spesa ad accumulare ricchezza, a correre dietro ai piaceri che il denaro può comprare, ben oltre le nostre reali necessità?

Se la nostra vita sarà stata vissuta nel secondo modo, allora nel giorno del Signore ci troveremo davvero in difficoltà, perché a nulla varranno le ricchezze accumulate, giacché in quell’occasione non potremo portare con noi, né i libretti degli assegni, né il denaro, e allora scopriremo, a nostre spese, che è proprio vero che “le ricchezze non servono a nulla nel giorno dell'ira” e che non possono salvare dalla morte, né tanto meno possono garantirci la vita eterna col Signore.

In quel giorno anche molti ricchi si sentiranno dire la terribile frase: “Figlio, ricordati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato”.

Allora cari fratelli in Cristo facciamo tesoro del suo prezioso consiglio, che è implicito anche nel versetto di oggi, e che l’Evangelista Matteo (6:33) ci ricorda con forza: “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più”,  AMEN.