Abbondanza di benedizioni

Testo: Deuteronomio 28:1-14

 

Il versetto 12 di questo passo dei Deuteronomio: “Il Signore aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia al tempo giusto, e per benedire tutta l'opera delle tue mani...” sintetizza molto bene quale tipo di rapporto deve esistere tra il credente il Signore.

Molti credenti pensano che per essere graditi da Dio, bisogna compiere grandi opere o avere capacità innate da mettere a frutto con profitto. In verità questo modo di vedere la vita si rivela spesso la fonte dell’egocentrismo umano: “io faccio perché sono bravo”, che è proprio la condizione che invece allontana da Dio.

Per contro, altri credenti pensano che poiché c’è Dio che pensa a tutto, sia inutile per gli uomini darsi da fare, ma che basti mettersi a sedere e aspettare la benedizione del Signore. Anche questo atteggiamento in verità ci allontana da Dio perché diventa fonte della pigrizia e dell’indolenza, prima fisica e poi anche spirituale, quando di fronte alla mancata risposta da parte del Signore la delusione ci allontana dalla fede.

Che cosa ci chiede allora il Signore?

Il Signore chiede la nostra collaborazione in ogni cosa; ci chiede di agire sempre e soltanto con Lui, condividendo con Lui ogni nostra iniziativa, affinché essa possa avere successo.

Il versetto citato ci assicura che il tesoro di Dio è inesauribile e le Sue risorse illimitate!

A volte è difficile per la nostra mente umana, quindi limitata, concepire che Dio non abbia limiti e che possa davvero ogni cosa, al punto di sovvertire l’ordine delle cose.

In verità il solo limite che Dio ha è quello che Lui stesso si pone, e in questo caso il limite che Lui si pone è la nostra mancanza di fede nei suoi confronti. Se noi dubitiamo di Dio, Lui non può agire proprio perché questo è il limite che Lui stesso si è dato.

Le illimitate benedizioni divine, in questo caso non possono sostituirsi al nostro impegno: “per benedire tutta l'opera delle tue mani…”; questa è la seconda condizione affinché la benedizione di Dio agisca su di noi, poiché la fede non esclude opere coerenti ad essa, ma anzi richiede che noi mettiamo in atto tutte le azioni necessari affinché la benedizione di Dio possa agire.

Pensiamo al lavoro del contadino che sempre attende fiducioso la benefica pioggia celeste affinché il suo raccolto sia abbondante, ma prima di tutto il contadino sa che il terreno deve essere arato e seminato con gran cura, altrimenti anche la pioggia non gli porterà alcun beneficio.

Allo stesso modo il credente avveduto sa che non può aspettarsi dall’alto ciò che egli deve fare per sua responsabilità; affinché la benedizione di Dio scenda sempre su di lui, deve in primo luogo riporre la sua vita nelle sapienti mani di Dio: “Confida nel Signore con tutto il tuo cuore…” (Pv 3:5) e quindi adoperarsi a fare tutto quel che Dio ha stabilito, nell’ordine naturale e spirituale delle cose, affinché si trovi nella condizione ideale per ricevere il suggello della approvazione divina.

Ego da un lato e pigrizia dall’altro sono i due più pericolosi nemici dell’alleanza tra l’uomo e Dio, quindi cari fratelli in Cristo non siamo né supponenti, né pigri, ma impariamo ad ubbidire al Signore in tutti i suoi precetti e facciamo ciò che Lui ci chiede al tempo giusto, senza aspettarci che sia Lui a fare per noi ciò che noi dobbiamo fare per Lui.

Ora prepariamo il terreno su cui chiediamo la benedizione celeste: dissodiamolo, togliendo le pietre che lo rendono duro e le radici che lo infestano, e Dio si compiacerà di annaffiare l’opera non di mani capaci, bensì ubbidienti.

Dinanzi ad un cuore animato da fede sincera, aperto alla Sua benevolenza, Cristo non rifiuterà di aprire il Suo buon tesoro. Crediamo in Lui e vedremo che Egli riverserà su ciascuno di noi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla. AMEN