Buoni sonsigli

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Testo: 2° Cronache 22:1-4

 

In questo passo della Scrittura ritroviamo alcuni degli antichi re di Giuda, successori di Davide, ma non per questo altrettanto fedeli al Signore quanto lo fu il loro antenato.

Sappiamo che fu proprio la loro ripetuta infedeltà alla Legge di Dio che determinò la fine del regno di Giuda, al pari di quello d’Israele, a nord di Giuda, che era stato invaso dagli Assiri ancor prima, a causa della sua ribellione al Signore.

Anche i re di Giuda si macchiarono del più grave peccato contro Dio, ossia l’idolatria; essi si fecero corrompere il cuore dagli déi stranieri venerati dai popoli vicini e finirono per abbandonare l’Unico Dio per servire queste false divinità con i loro culti abominevoli agli occhi di Dio.

Nel brano di oggi però, è messa in evidenza un’altra loro debolezza; in particolare ci viene presentata la figura di re Acazia, figlio di re Ieoram, che proprio per il suo comportamento sconsiderato regnò soltanto un anno e poi fu deposto, poiché anche lui “fece ciò che era male agli occhi del Signore”.

Di quale debolezza stiamo parlando?

Il testo ci dice: “…perché sua madre, che era sua consigliera, lo spingeva ad agire empiamente”.

Benché Acazia avesse quarant’anni, e quindi non fosse più un giovinetto inesperto, invece di seguire la Parola di Dio che veniva insegnata dai Sacerdoti del Tempio, lui preferiva seguire le parole della madre, che il testo ci dice essere la figlia di Omri, un re del regno d’Israele, discendente da Acab, notoriamente un idolatra, sempre preso ad esempio dalla Scrittura come il peggior re d’Israele in quanto a peccato.

I consigli della madre quindi “lo spingevano ad agire empiamente” e “quei consigli furono la sua rovina”.

Ora, cari fratelli nel Signore, la Bibbia ci insegna che bisogna onorare i genitori, e l’onore che ad essi è dovuto implica rispetto, comprensione, disponibilità ed ubbidienza nei loro confronti.

Nondimeno, per quanto riguarda l’ubbidienza, non dobbiamo mai dimenticare un altro principio contenuto nella Scrittura, come ci è stato espresso dagli apostoli: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5:29).

L’ubbidienza a Dio, alla sua Parola, infatti, prevale su qualsiasi altro ordine o comando, anche se ci perviene dai nostri genitori. Lo possiamo paragonare alla Costituzione di un paese, alla quale sono sottoposte e si devono conformare tutte le altre norme e leggi.

Questo implica che qualora i nostri genitori ci chiedessero di fare qualcosa che non è nella volontà, o va contro la volontà di Dio, in questo non devono essere ubbiditi.

Questo, ovviamente, non vuol dire che con l’ubbidienza debbano venir meno anche il rispetto e l’affetto, però bisogna considerare le parole di Gesù, che disse: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Matteo 10:37).

Ora cari fratelli in Cristo, noi tutti ci auguriamo sempre che i nostri genitori sappiano darci dei buoni consigli, che ci spingano ad agire bene, secondo la Parola di Dio, e tuttavia, se non dovesse essere così, pur continuando ad amarli e rispettarli, sarebbe nostro dovere “ignorare” i loro consigli, e ascoltare soltanto il consiglio di Dio, così come ci è rivelato dallo Spirito Santo attraverso la Scrittura e i fratelli che sono preposti a costudire e diffondere la Parola di Dio.

Se poi noi stessi siamo dei genitori chiamati a consigliare i nostri figli secondo il volere di Dio, dobbiamo avere l’umiltà e la volontà di pregare il Signore, affinché ci dia la capacità di consigliare sempre adeguatamente i nostri figli, poiché la fonte di tutti i buoni consigli è soltanto il Signore. AMEN