Che devo fare per te

Testo: 2 Re 4:1-7

 

La Scrittura è ricca di testimonianze di segni miracolosi, alcuni compiuti da Dio o da Gesù direttamente, altri attraverso i suoi Profeti e Apostoli. Ora, di fronte a questi “miracoli”, diverso è l’atteggiamento di chi legge o ascolta: si va da chi li accoglie come altrettante conferme della potente presenza di Dio, a chi, purtroppo, li mette in dubbio e li riduce a poco più di favole o frutto della suggestione o della credulità popolare.

Cari fratelli in Cristo, noi sappiamo che i segni miracolosi, benché compiuti da Dio di fronte ad una necessità materiale di chi lo invoca, hanno un ben altro scopo, che va oltre la semplice soluzione del problema contingente di chi sta chiedendo a Dio di intervenire; con i segni che Dio concede ad ogni singolo credente, non solo di quelli che sono narrati nella Bibbia, ovviamente, Dio vuole assicurare ognuno di noi che Lui è sempre presente nella nostra vita, pronto ad ascoltare le nostre richieste e a sostenerci nel compimento della nostra missione.

Nel testo di oggi, la richiesta di aiuto veniva dalla moglie di uno dei discepoli del profeta Eliseo, quindi un servo del Signore, che venuto a mancare, lascia moglie e figli in una grave situazione economica. Se questo accadesse oggi, possiamo immaginare che interverrebbero le istituzioni, ovvero l’assistenza pubblica, ma al tempo di Eliseo, ovviamente, non c’era nulla di tutto questo e quindi la donna si rivolge ad Eliseo, forse sperando in un aiuto di qualche tipo, lo stesso aiuto che oggi un membro di una comunità, venutosi a trovare in difficoltà, potrebbe sperare di ottenere dai fratelli e dalle sorelle della chiesa.

Eliseo però, uomo di Dio, ha ben altro in mente e compie un gesto che soltanto la potenza della fede nel Signore può operare. La prima cosa che fa però, è chiedere alla donna una cosa ben precisa: “Che devo fare per te?”.

La sua domanda presuppone che lui, ossia Dio, abbia già deciso di rispondere favorevolmente alla sua richiesta, infatti il seguito della domanda è: “Dimmi, che cosa hai in casa?”, il che dimostra come Dio abbia bene in mente anche il modo di risolvere il suo problema, ossia non con un qualcosa che è calato dall’esterno, o come diremmo noi oggi “che fa cadere dal cielo”, bensì con qualcosa che, paradossalmente, è già in possesso della donna, per quanto in misura del tutto insufficiente: un vasetto d’olio, il quale non basta certo a sfamare lei e i suoi figli.

Questa scelta di Eliseo, di partire da qualcosa che possiede la donna, è molto significativa, perché le indica, e ci indica, la giusta strada da seguire quando tutti noi siamo di fronte ad un problema e magari invochiamo l’aiuto di Dio, aspettandoci invece che, all’improvviso, succeda qualcosa; no il Signore chiede alla donna di fare un gesto apparentemente senza senso, ovvero andare a prendere un numero esagerato di recipienti vuoti per riempirli con un minuscolo vasetto d’olio!

Una pazzia per chi non crede, ma la dimostrazione di una fede granitica per chi invece ripone in Dio ogni speranza e non si appoggia sul suo discernimento, ossia sulla ragione umana.

È la fede della donna nella parola di Eliseo, ossia nella promessa di Dio, che rende possibile il miracolo; miracolo che Dio compie però attraverso di lei, attraverso il suo gesto di versare il suo olio, e non qualcosa, come dicevo, di calato dall’altro;

se Eliseo le avesse detto: “non ti preoccupare, vedrai che Dio ti farà consegnare qualche centinaia di litri d’olio da vendere”, non sarebbe stata la stessa cosa, perché lei non avrebbe avuto parte in questo segno, così come non ne avremmo noi se ci limitassimo a domandare a Dio dei nostri bisogni e poi ci sedessimo ad aspettare che Dio faccia tutto. No, il Signore ci chiede di essere partecipi al segno, prima di tutto con la nostra fede, e poi con le nostre opere, attraverso le quali il Signore compie i segni miracolosi che servono a risolvere il nostro problema.

Dio ci chiede di mantenere sempre una stretta relazione con Lui, basata sulla fede, sull’amore e sul timore; ci vuole vicini e ci vuole coinvolgere in ogni sua opera, affinché noi impariamo a considerarlo parte della nostra vita quotidiana e non certo un elemento estraneo cui ricorrere soltanto in particolari situazioni.

Ora cari fratelli in Cristo bisogna che noi ci affidiamo sempre al Signore, che confidiamo in Lui con tutto il nostro cuore in ogni frangente della nostra vita, perché noi facciamo parte della sua famiglia, e Lui si fa carico delle nostre necessità quando serve, ma soprattutto chiede a noi di condividere la nostra vita con Lui, già ora che siamo ancora sulla Terra, perché impariamo a farlo con naturalezza in vista della vita eterna nei cieli.

Il cielo è la casa del Signore, e tutti sono invitati ad entravi, ma così come gli invitati al banchetto nuziale senza il giusto abito furono cacciati fuori, nessun “estraneo” sarà ammesso nella casa di Dio, ossia chi non avrà prima conosciuto il Signore, e non sarà stato da lui conosciuto, non potrà accedere al regno celeste.

Adoperiamoci quindi per conoscerlo a fondo qui ed ora affinché, oltre a ricevere fin da subito le sue benedizioni, potremo un giorno essere accolti nella sua dimora. AMEN