Chi dite voi che io sia
Testi: Matteo 16:13-20
Ad un certo punto della sua missione terrena, Gesù pone una domanda precisa ai suoi discepoli: “E voi chi dite che io sia?”
Prima di questa domanda, molto diretta, Gesù aveva però interrogato i suoi discepoli sul risultato di una sorta di sondaggio: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?”.
Molto spesso Gesù, nella sua predicazione, utilizza l’appellativo di “Figlio dell’uomo”, che se da un lato non suscitava molte controversie, giacché era quasi pleonastico vedere in Gesù di Nazareth il figlio di un uomo, dall’altro risultava per lo meno insolito attribuirsi un tale titolo.
Era evidente a tutti i suoi contemporanei, o almeno così doveva essere, che Gesù di Nazareth fosse il figlio di Giuseppe, il falegname, e di sua moglie Maria, quindi sottolineare la sua “natura umana” non aveva molto senso, specialmente di fronte ad una platea che era già pienamente convinta di questo. Ben diversamente, invece, sarebbe stato se Gesù avesse fin dall’inizio dichiarato apertamente di essere il “Figlio di Dio”.
Anche quando interroga i suoi discepoli, il tempo di esporsi non è ancora giunto, infatti subito dopo aver posto la domanda e avuto da loro le risposte, Gesù li ammonisce: “Allora ordinò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo”.
Gesù sa bene di essere il “Figlio di Dio”, ma nella prima fase della sua predicazione tace questo particolare, anzi fa di tutto per tenerlo segreto. Eppure, le sue opere parlano per lui; i suoi miracoli, i segni potenti che compie pubblicamente, manifestano quale sia la sua vera natura, non solo di “Figlio dell’uomo”, titolo con cui si presenta alle folle, ma anche di “Figlio di Dio” o meglio di “Cristo”, l’Unto del Signore.
Perché Gesù si comporta in questo modo, per lo meno inusuale?
Perché non si esprime apertamente per far conoscere a tutti la verità sulla sua vera natura?
Gesù si comporta così perché vuole che i suoi discepoli giungano a questa comprensione per mezzo della guida dello Spirito Santo e non attraverso “la voce dei pettegolezzi” che girano tra la gente che ha assistito ai segni miracolosi, e quindi congettura su chi sia questo Gesù che fa cose tanto strane, per non dire impossibili. Così comprendiamo l’affermazione di Gesù a Pietro quando gli dice: “Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Ora cari fratelli in Cristo, se ci pensiamo bene, la situazione odierna non è tanto diversa da quella del tempo di Gesù; quante sono le persone che oggi si definiscono “credenti”, che però sono pronti a correre appresso a persone che hanno fama di compiere guarigioni miracolose o a recarsi in luoghi dove si dice ci siano manifestazioni soprannaturali (apparizioni divine) dalle quali sperano di ottenere qualcosa. Da tutte queste cose Gesù ci mette in guardia dicendoci che non dobbiamo ascoltare queste voci che pretendono di parlarci e farci conoscere Dio, quando invece dobbiamo ascoltare la voce dello Spirito Santo che ci sussurra al cuore.
Gesù domanda ai suoi discepoli quale sia il sentimento delle folle, poiché certamente essendo loro a contatto con la gente, sono in grado di dare una risposta; le risposte che ottiene sono diverse, proprio perché tra la folla c’è confusione e incertezza circa chi sia Gesù: “Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti”.
Ma se Gesù non ha fin qui facilitato questa conoscenza, è proprio perché il suo obiettivo è portare gli uomini ad una consapevolezza interiore, ad una progressiva comunione con Dio che li conduca ad un’autentica comprensione di quale sia il ruolo di Gesù nella vita di ogni credente.
Fatta quest’importante premessa però, ritorniamo alla domanda cruciale che Gesù pone ai suoi Discepoli e quindi, di riflesso anche a noi, discepoli di oggi: “E voi chi dite che io sia?”
Non è importante ciò che la gente (il mondo) crede sia Gesù, ma cosa crediamo noi credenti, noi suoi discepoli di ogni epoca.
La domanda che quindi ognuno di noi oggi (come allora) ci dobbiamo porre è: “Chi è Gesù per me?”
La gente che lo ascoltava allora, dava risposte diverse a seconda delle rispettive conoscenze umane o religiose (Giovanni Battista da poco morto, o addirittura l’antico Profeta Elia, poiché anche lui compiva segna miracolosi; altri, avendo ascoltato i severi richiami di Gesù alla classe sacerdotale del tempo, lo paragonano ad un novello Geremia, altri ancora lo vedono come uno degli antichi profeti perché comunque parlava ed agiva con autorità, ma nessuno aveva un’idea precisa su chi fosse veramente Gesù di Nazareth).
Oggi, allo stesso modo, la gente del mondo fatica non poco ad inquadrare Gesù e così, cercando di trovargli un posto adeguato nella storia umana, lo definiscono ora un grande uomo di ideali e principi, ora un difensore dei deboli, ora un combattente per la libertà; tutti quanti però sono d’accordo nel definire Gesù (se mai sia veramente esistito, perché c’è anche chi mette in dubbio la sua esistenza) “un grande uomo” perché ha ispirato miliardi di persone nel corso della storia umana grazie alla sua dottrina e al suo esempio di vita retta.
Gesù però non chiede alla storia di trovargli un posto, bensì chiede singolarmente ad ogni uomo (credente), di prendere coscienza di chi sia veramente Lui per ciascuno di noi: “Chi sono io per te?”
Cosa rispondiamo a questa importante domanda?
Risponderemo anche noi come Pietro che senza esitazione, dopo averlo guardato negli occhi dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”?
Risponderemo che Cristo è il mio personale Salvatore, Colui che ha sofferto per me, colui che ha portato i miei peccati e che, per mezzo del Suo sacrificio sulla croce, ha compiuto l'opera che mi fa scampare dal giudizio di Dio?
Sì, Cristo è il Signore! A Lui sono dovuti il timore e l'ubbidienza, poiché è colui che deve dirigere la nostra esistenza!
Se Cristo è la Persona per la quale noi vogliamo vivere, perché è morto per noi, pagando il prezzo di riscatto per la nostra vita, Lui ci chiede di continuare a camminare lungo la strada nella quale ci ha preceduti;
chiede a ciascuno di noi di continuare a essere “la pietra” sulla quale Lui ha edificato la Sua Chiesa, poiché ad ogni discepolo che ha riposto la propria vita nelle mani del Signore, Lui ha consegnato simbolicamente le chiavi del regno dei cieli.
Anche a te, fratello, sorella, il Signore ha dichiarato che: “tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli”, perché chiunque fa la sua volontà, con Lui condividerà la gloria del premio celeste. AMEN