Chi mette in dubbio la Parola di Dio?
esti: Giovanni 8:44; Genesi 47:13-27
L’Apostolo Giovanni, con riguardo ai Farisei scriveva: “Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna”. (Gv 8:44)
Con questo versetto Giovanni definiva il diavolo quale “padre della menzogna”, e a buon diritto, poiché la prima menzogna riportata dalla Bibbia fu proprio opera del diavolo, descritto come il serpente antico, infatti è scritto:
“Dio il Signore ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai»”. (Gen 2:16-17);
ma: “Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male»”. (Gen 3:4-5).
Da allora il diavolo utilizza tutti i mezzi per mettere in dubbio la Parola di Dio, e oggi lo fa in primo luogo mettendo in dubbio proprio la veridicità della Bibbia stessa, ossia la principale fonte attraverso la quale noi conosciamo la Parola di Dio.
I diversi autori della Bibbia, tutti ispirati dallo Spirito Santo, hanno dato una testimonianza di fede, tuttavia, la Bibbia non è un libro storico nel senso moderno del termine perché solo in taluni casi, come ad esempio nei libri dei Re e delle Cronache, o negli Atti degli Apostoli, gli autori si sono curati di raccontare gli eventi anche da un punto di vista storico/cronologico, ed è per questo che oggi i detrattori della Scrittura si fanno forza sulla mancanza di riferimenti storici per mettere in dubbio il racconto biblico, insinuando che si tratti soltanto di una serie di narrazioni poiché, secondo loro, mancano i riscontri storici ai fatti ivi narrati.
Oggi vorrei vedere con voi se è possibile trovare anche un riscontro storico ad uno di questi antichi racconti biblici messi in dubbio dai detrattori della Parola di Dio.
Esaminiamo la storia di Giuseppe: è un fatto storico o è soltanto una narrazione letteraria?
Esistono prove che la possano confermare anche storicamente e quindi, indirettamente, possa anche confermare l’Esodo, anch’esso messo in dubbio dai detrattori della Parola di Dio?
Vediamo insieme i passi della Bibbia che ci parlano di Giuseppe;
cominciamo con la promessa di Dio ad Abramo: “Il Signore disse ad Abramo: «Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni; ma io giudicherò la nazione di cui saranno stati servi e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze” (Genesi 15:13-14).
La storia di Giuseppe è ben nota a tutti noi, a cominciare dalla decisione dei suoi fratelli di ucciderlo perché invidiosi dell’amore che Giacobbe, loro padre, aveva per lui, poi però: “Giuda disse ai suoi fratelli: «Che ci guadagneremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? Su, vendiamolo agl'Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. Come quei mercanti madianiti passavano, essi tirarono su Giuseppe, lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero per venti sicli d'argento a quegl'Ismaeliti. ***Questi condussero Giuseppe in Egitto” (Genesi 37:26-28), per poi venderlo come schiavo: “Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie” (Genesi 37:36).
Giuseppe però era un uomo retto e per questo fu benedetto da Dio al punto che: “Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò l'amministrazione di tutto quello che possedeva” (Gen 39:4).
Giuseppe però era anche un giovane avvenente e la moglie di Potifar cercò di sedurlo: “Dopo queste cose, la moglie del padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a me!» Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha. In questa casa, egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»” (Gen 39:7-9).
Il rifiuto di Giuseppe portò alla falsa accusa di volenza da parte della donna, e Giuseppe fu per questo imprigionato innocente;
quindi, abbiamo tutta la nota vicenda dei sogni di Giuseppe che Dio gli mandava affinché si compisse il Suo piano. ***
Infatti, quando il faraone fece a sua volta il sogno delle vacche grasse e magre, che nessuno dei suoi maghi di corte poterono interpretare, il coppiere, che era stato prigioniero con Giuseppe, si ricordò di lui e fece in modo che Giuseppe fosse liberato e messo in grado di spiegare i sogni del faraone;
questi ne rimase a tal punto colpito che disse a Giuseppe: “«Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c'è nessuno che sia intelligente e savio quanto te. Tu avrai autorità su tutta la mia casa e tutto il popolo ubbidirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te»” (Gen 41:39-40)
Quindi la Bibbia ci narra dell’avverarsi dei sogni di Giuseppe, i sette anni di abbondanza seguiti dai sette anni di carestia: “I sette anni d'abbondanza che c'erano stati nel paese d'Egitto finirono e cominciarono a venire i sette anni di carestia, come Giuseppe aveva detto. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto il paese d'Egitto c'era del pane. Poi la carestia si estese a tutto il paese d'Egitto e il popolo gridò al faraone per avere del pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe e fate quello che vi dirà». La carestia era su tutta la superficie del paese e Giuseppe aprì tutti i depositi e vendette
grano agli Egiziani. La carestia s'aggravò nel paese d'Egitto. Da tutti i paesi venivano in Egitto, da Giuseppe, per comprare grano, perché la carestia era grave su tutta la terra” (Gen 41:53-57)
Ora coloro che mettono in dubbio la storicità del racconto di Giuseppe osservano queste incongruenze:
- nel racconto non è mai citato il nome del faraone
- appare poco credibile che un faraone egiziano potesse attribuire ad uno schiavo straniero, per giunta ebreo, un tale ruolo, di governatore generale del paese, benché dotato della benedizione di Dio come lo era Giuseppe,
- perché in un periodo di carestia un paese dovrebbe vendere grano ai paesi vicini, potenzialmente nemici?
Ma continuiamo con il racconto biblico: “Giacobbe seppe che c'era grano in Egitto; allora disse ai suoi figli: «Perché state a guardarvi l'un l'altro?» Poi disse: «Ecco, ho sentito dire che c'è grano in Egitto; scendete là a comprarne, così vivremo e non moriremo».
Così dieci dei fratelli di Giuseppe scesero in Egitto per comprarvi il grano. Ma Giacobbe non mandò con loro Beniamino, il fratello di Giuseppe, perché diceva: «Che non gli succeda qualche disgrazia!» I figli d'Israele giunsero per comprare grano in mezzo agli altri che erano venuti; perché nel paese di Canaan c'era la carestia. Or Giuseppe era colui che comandava nel paese; era lui che vendeva il grano a tutta la gente del paese” (Gen 42:1-5)
Giuseppe come sappiamo mette alla prova i suoi fratelli***, e solo quando superano la prova di fedeltà, Giuseppe si rivela loro e li invita, insieme al loro padre anziano a venire a stabilirsi in Egitto, nella terra di Goscen, che si trova nel delta del Nilo e dice loro: “Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio. Egli mi ha stabilito come padre del faraone, signore di tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. Affrettatevi a risalire da mio padre e ditegli: "Così dice tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto; scendi da me, non tardare; tu abiterai nel paese di Goscen e sarai vicino a me: tu e i tuoi figli, i figli dei tuoi figli, le tue greggi, i tuoi armenti e tutto quello che possiedi” (Gen 45:8-10)
Anche il faraone approva la decisione di Giuseppe di invitare la sua famiglia a stabilirsi in Egitto che, allora era composta da circa 70 persone, infatti è scritto: “Intanto la voce si diffuse nella casa del faraone, e si disse: «Sono arrivati i fratelli di Giuseppe». Questo piacque al faraone e ai suoi servitori. Il faraone disse a Giuseppe: «Di' ai tuoi fratelli: "Fate questo: caricate le vostre bestie e andate, tornate al paese di Canaan; prendete vostro padre, le vostre famiglie e venite da me; io vi darò il meglio del paese d'Egitto e voi mangerete il grasso della terra". Tu hai l'ordine di dire loro: "Fate questo: prendete nel paese d'Egitto dei carri per i vostri bambini e per le vostre mogli; conducete vostro padre e venite. E non vi rincresca di lasciare la vostra roba; perché il meglio di tutto il paese d'Egitto sarà vostro"»”. (Gen 45:16-20)
La Bibbia ci dice che questa decisione di invitare in Egitto i primi ebrei piace sia al faraone, sia alla sua corte, ma che piace assai meno al resto degli egiziani, infatti è poi scritto: “Quando il faraone vi farà chiamare e vi dirà: "Qual è la vostra occupazione?", risponderete: "I tuoi servi sono stati allevatori di bestiame dalla loro infanzia fino ad ora: noi come i nostri padri". Così abiterete nella terra di Goscen, perché gli Egiziani hanno in abominio tutti i pastori»”. (Gen 46:33-34).
E’ a questo punto che nella Bibbia c’è un lungo e dettagliato racconto (Genesi 47:13-27) che solitamente trascuriamo perché, come credenti, tendiamo a vederlo come un’ulteriore riconoscimento delle capacità di Giuseppe che Dio gli ha elargito come conseguenza della sua fedeltà, ma che invece ci può fornire alcuni spunti storici molto interessanti a sostegno anche della veridicità storica del racconto di Giuseppe, oltre a presentarci Giuseppe sotto una luce diversa da quella solita***.
“In tutto il paese non c'era pane, perché la carestia era gravissima; il paese d'Egitto e il paese di Canaan soffrivano a causa della carestia. Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan, come prezzo del grano che si comprava; Giuseppe portò questo denaro nella casa del faraone.
Quando il denaro fu esaurito nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe e dissero: «Dacci del pane! Perché dovremmo morire in tua presenza? Infatti il denaro è finito». Giuseppe disse: «Se non avete più denaro, date il vostro bestiame e io vi darò del pane in cambio del vostro bestiame». Quelli condussero a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro del pane in cambio dei loro cavalli, delle loro greggi di pecore, delle loro mandrie di buoi e dei loro asini. Così fornì loro del pane quell'anno, in cambio di tutto il loro bestiame.
Passato quell'anno, tornarono da lui l'anno seguente e gli dissero: «Noi non nasconderemo al mio signore che il denaro è esaurito e le mandrie del nostro bestiame sono passate al mio signore. Non resta più nulla che il mio signore possa prendere, tranne i nostri corpi e le nostre terre. Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi, noi e le nostre terre? Compra noi e le nostre terre in cambio del pane; noi con le nostre terre saremo schiavi del faraone; dacci della semenza perché possiamo vivere e non morire, e il suolo non diventi un deserto». Così Giuseppe comprò per il faraone tutte le terre d'Egitto; infatti gli Egiziani vendettero ognuno il proprio campo, perché la carestia li colpiva gravemente. Così il paese diventò proprietà del faraone.Quanto al popolo, lo trasferì nelle città, da un capo all'altro dell'Egitto;
solo le terre dei sacerdoti non acquistò, perché i sacerdoti ricevevano un'assegnazione stabilita per loro dal faraone e mangiavano grazie all'assegnazione fatta dal faraone; per questo essi non vendettero le loro terre.
Giuseppe disse al popolo: «Ecco, oggi ho acquistato voi e le vostre terre per il faraone; eccovi del seme; seminate la terra; al tempo della raccolta, ne darete il quinto al faraone; quattro parti saranno vostre, per seminare i campi e per nutrirvi con quelli che sono in casa vostra e con i vostri bambini».
Quelli dissero: «Tu ci hai salvato la vita! Ci sia dato di trovare grazia agli occhi del nostro signore e saremo schiavi del faraone!» Giuseppe ne fece una legge, che dura fino al giorno d'oggi, secondo la quale un quinto del reddito delle terre d'Egitto era per il faraone: soltanto le terre dei sacerdoti non diventarono del faraone.
Così gli Israeliti abitarono nel paese d'Egitto, nella terra di Goscen; ebbero delle proprietà, furono fecondi e si moltiplicarono oltremodo” (Genesi 47:13-27).
In pratica qui si conclude la storia di Giuseppe e anche il racconto della Genesi perché il libro successivo di Esodo si apre proprio con uno scenario molto diverso.
Ritorniamo ora alla domanda: la storia di Giuseppe è un fatto storico o è semplicemente una narrazione letteraria? Esistono prove che la possano confermare?
La storia dell’antico Egitto ci viene in aiuto, perché se è vero che ben difficilmente un faraone egiziano avrebbe mai concesso una tale autorità ad un ex schiavo e per di più non egiziano, è altresì vero che non tutte le XXXIII dinastie di faraoni che hanno governato l’Egitto erano egiziane; l’ultima, per esempio, quella nota per la regina Cleopatra, ossia quella tolemaica era di origine greca.
Ci fu anche la XXV dinastia nubiana, di faraoni neri, che i moderni egizi hanno addirittura cancellato perché non vogliono ammettere di essere stati dominati dai loro servi nubiani, che consideravano una popolazione inferiore ***.
Ma nel corso della lunga storia egizia, esattamente tra il 1638 Ac. e il 1530 Ac. i faraoni della XV Dinastia appartennero ad una popolazione straniera di cui ancora oggi si sa molto poco: gli Hyksos. Gli studiosi non sono ancora concordi sulla loro precisa provenienza, ma probabilmente erano anche loro dei nomadi semiti, come gli Ebrei, che venivano dalla Mesopotamia. *** Il nome "Hyksos" si può tradurre più o meno come "sovrano di Paese straniero" e infatti riuscirono a prendere il potere in Egitto per un secolo governando il paese con sei faraoni appartenuti a questa dinastia. Fu soltanto nel 1530 che il potere ritornò ai faraoni egiziani della XVII dinastia che riuscirono a scacciare gli Hyksos.
Alla luce di questa storiografia egiziana tutta la storia biblica di Giuseppe trova una molto plausibile base storica; le date infatti sono compatibili e il fatto che il faraone di Giuseppe fosse un Hyksos, semita come Giuseppe, avrebbe reso del tutto naturale per lui affidare il governo dell’intero Egitto a Giuseppe, uomo con il quale condivideva le stesse origini (Ur dei Caldei***) e soprattutto uomo fidato che certamente avrebbe fatto gli interessi del faraone e del popolo Hyksos, contrariamente a un qualunque funzionario
egizio che consideravano i faraoni Hyksos stranieri, invasori del loro paese o per lo meno degli estranei alla società egizia.
Alla luce di questo possiamo ben comprendere anche le motivazioni dei provvedimenti assunti da Giuseppe, non certo teneri nei confronti degli egiziani, dove nel racconto di Genesi 47:13-27 sono chiaramente “vessati” e privati di ogni loro avere, fino ad essere ridotti in schiavitù da parte del faraone.
Se è poco plausibile che un faraone egiziano avrebbe mai agito così duramente nei confronti della sua gente, per un faraone straniero, che dominava il paese, questo comportamento era assai più comprensibile.
Nel corso della storia abbiamo diversi esempi di governanti non sempre benvoluti dai governati che per mantenere il loro potere si sono appoggiati su una parte di popolazione a loro più affine.
Infine, arriviamo al versetto di Esodo 1:8-10: “Sorse sopra l'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: «Ecco, il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più potente di noi. Usiamo prudenza con esso, affinché non si moltiplichi e, in caso di guerra, non si unisca ai nostri nemici per combattere contro di noi e poi andarsene dal paese»”. (Esodo 1:8-10)
Questo passo testimonia in modo molto chiaro come il cambio di dinastia dei faraoni faccia passare gli ebrei da popolazione protetta e privilegiata, a scomodi ospiti in terra straniera, e quindi ridotti a loro volta in schiavitù dopo che al tempo di Giuseppe i faraoni Hyksos avevano fatto altrettanto con la popolazione di origine egizia.
Al di là dei possibili giudizi che si possono dare al racconto di Giuseppe, alla luce di questi riscontri storici possiamo dire che questo racconto biblico ha un suo fondamento anche storico e che, chi vuole mettere in dubbio la Bibbia seguendo il padre della menzogna verrà sbugiardato ancora una volta, proprio perché la Bibbia è “Parola di Dio” e come tale non può essere smentita o messa in dubbio, né dal diavolo, né tantomeno dai suoi servi umani, per quanto oggi molti di loro si adoperino per farlo attraverso la cd scienza moderna o peggio ancora alla cd “analisi storico-critica della Scrittura” usata da alcune correnti di teologi moderni, che in verità dietro al loro manto di eruditi, lavorano anch’essi per l’avversario di Dio; e chiudo ricordando ancora una volta le parole dell’Apostolo Giovanni. “Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro…”, e Giovanni dicendo questo parlava proprio ai massimi teologi del suo tempo e non certo a qualche ateo che per definizione non crede in Dio, bensì a Scribi e Sacerdoti del Tempio, che però con il loro parlare ed agire avevano rinnegato il Signore per servire invece il loro nuovo padrone. AMEN