COME VEDIAMO IL FUTURO

Testi: Apocalisse 21:1-27

Oggi voglio parlarvi del futuro, il nostro futuro!

Il passo della scrittura scelto ci parla proprio di questo; l’Apostolo Giovanni poco prima di lasciare questo mondo ci descrive il futuro dei credenti e di tutta l’umanità, secondo una visione che aveva ricevuto direttamente dal cielo, dal Signore Gesù Cristo.

Durante la sua predicazione Gesù ha parlato spesso del Regno dei Cieli o del Regno di Dio, senza tuttavia mai descriverlo in modo dettagliato; è però naturale che i primi credenti, così come quelli che li hanno seguiti, si chiedessero come sarebbe stata la loro vita dopo la morte o meglio ancora dopo il ritorno di Gesù, poiché allora si pensava al secondo avvento come ad una cosa imminente. Di fronte a questa domanda da parte dei credenti, più che legittima, è altrettanto naturale che ci sia una riposta da parte di Dio;

la rivelazione fatta a Giovanni è questa risposta, anche se come possiamo notare anche noi oggi, l’Apocalisse suscita più domande che non fornire risposte, proprio perché il futuro è e rimane misterioso, velato agli occhi dell’uomo, che per questo deve continuare ad avere fede nel compimento della promessa di Dio, qualunque cosa accada.

Non di meno, le domande relative al futuro, al nostro futuro, sono quanto mai popolari perché anche il credente più devoto al Signore prima o poi si chiede cosa gli accadrà dopo?

Come ci immaginiamo il nostro futuro? Gesù Cristo, attraverso la visione di Giovanni, prospetta ai primi discepoli un futuro che certamente soddisfa i loro desideri e le loro aspettative e che, almeno in teoria, dovrebbe soddisfare anche noi, credenti del XXI°, almeno quelli che si mettono nelle mani di Dio e si affidano totalmente a Lui circa la propria vita futura, dopo la risurrezione promessa per l’ultimo giorno.

Ma come vediamo veramente il nostro futuro?

Se dovessimo esprimerlo con parole sincere, che vengono dal nostro cuore, finiremmo per identificarlo come l’estensione del presente; un presente tuttavia idealizzato, che sicuramente è ben diverso da quello reale che stiamo vivendo ora, cioè ce lo immaginiamo privo di tutte le brutture che affliggono ogni giorno del nostro vivere, e che tuttavia non può prescindere da ciò che conosciamo e che quindi desidereremmo avere.

Oggi vi voglio invitare a riflettere proprio sul nostro futuro, il possibile futuro dell’umanità, e cercherò di farlo utilizzando lo strumento che per eccellenza è preposto a descrivere e rappresentare il futuro: il racconto di fantascienza.

Migliaia di scrittori nell’ultimo secolo hanno cercato di immaginare il futuro nei loro romanzi e centinaia di registi hanno realizzato film di fantascienza, quasi sempre influenzati dalle situazioni contingenti del momento. Tralasciando i singoli film che hanno fatto la storia del cinema, vorrei parlarvi di due note serie di fantascienza che, pur essendo entrambe prodotte dal mercato di Hollywood e destinate ad un pubblico di amanti di questo genere, non potrebbero essere più diverse in quanto a prospettive per il futuro dell’umanità.

Sto parlando della serie di Star Trek e quella di Battlestar Galactica; quanti di voi le conoscono?

Ve le riassumo, per i non amanti di questo genere.

La serie di Star Trek è ambientata in un futuro di tre o quattro secoli, un futuro dove l’umanità ha raggiunto il pieno benessere fisico, sociale ed economico e che avendo superato ogni tipo di conflitto interno, ha cominciato a viaggiare nello spazio per puro diletto. Qui ha poi assunto la guida degli altri popoli della Galassia mediante la creazione di una “federazione dei pianeti”. Le serie di Star Trek sono ambientate su di un’astronave che viaggia: “alla ricerca di strani, nuovi mondi, per arrivare dove l’uomo non è mai giunto prima” come dice il motto della serie.

Questi nostri discendenti sono molto sicuri di sé e della superiorità della loro scelta etica, che ha permesso di raggiungere la piena realizzazione personale di ogni uomo, al punto che adesso vogliono portarla (per non dire imporla) ad altri popoli della galassia, anche con l’uso della forza, giacché entrano spesso in conflitto con tutti i governi non democratici ancora presenti nella Galassia (i Klingon, che rappresentano il vecchio impero comunista sovietico, i Romulani che ricalcano i nazisti, i Kardassiani in cui identificano le dittature militari del Sudamerica, etc.). Tutta la serie esprime l’orgoglio dell’intelletto umano che ha ormai realizzato sé stesso ed è pienamente consapevole di essere lui il vero padrone dell’universo.

E Dio? Che fine ha fatto Dio nella visione di Star Trek? Ebbene Dio è completamente assente! Dio non esiste più, è scomparso; la visione di Star Trek è assolutamente laica, al punto che uno dei popoli che incontriamo in una delle serie, i Bejoriani, un popolo religioso e un po' bigotto, che dovrebbero rappresentare i polacchi della realtà attuale, vengono ancora mantenuti fuori dalla federazione proprio perché non si sono ancora adeguati allo spirito laico della stessa.

Certamente il futuro che vede e ci presenta questa serie è un futuro dove l’uomo è al centro di tutto, che è diventato dio di sé stesso e che non crede più a nulla di soprannaturale o superiore a lui; la scienza è il vero dio in questa visione del futuro.

Battlestar Galactica, l’altra serie, forse meno conosciuta, ma a mio avviso la più bella serie di fantascienza mai realizzata, forse perché piena di reminiscenze bibliche, è anch’essa ambientata su di una nave che viaggia nelle profondità del cosmo; una sorta di moderna “arca di Noè” che guida i superstiti dell’umanità dopo un conflitto nucleare, dove la stessa umanità è stata attaccata e quasi distrutta da una nuova razza chiamata Syloni, esseri bio-artificiali che sono stati creati dagli stessi uomini per essere asserviti ai loro usi ma che, dopo essersi ribellati, un bel giorno attaccano con armi nucleari i dodici pianeti dove vive l’umanità, fino ad annientarla, salvo questo residuo che riesce a fuggire. I Syloni però danno loro la caccia e cercano di distruggerli, dopo essersi anche infiltrati tra gli uomini perché, di fatto, questi Syloni sono del tutto uguali agli uomini e perciò quasi indistinguibili.

Tutta la storia di Battlestar Galactica, come ho detto, è permeata di reminiscenze bibliche; i dodici pianeti infatti sono il riflesso delle dodici tribù d’Israele i cui superstiti sono in fuga alla ricerca di una ipotetica tredicesima tribù dispersa un tempo e stabilitasi su di un altro lontano pianeta chiamato Terra. L’umanità ha una fede pagana, venera le divinità dell’antica Grecia, mentre i Syloni, paradossalmente, credono in un Dio creatore unico e qui la serie ripropone l’antico scontro tra le religioni.

Dopo molte peripezie, alla fine gli umani superstiti raggiungono la Terra, ma solo per scoprire che ormai è un pianeta morto, perché distrutto a sua volta da una guerra nucleare e a questo punto anche i Syloni li raggiungono e si rendono conto che la loro è una guerra assurda che rischia di portare entrambi all’estinzione, così decidono per la pace e di costituire un futuro insieme. Trovano un pianeta abitato da umani primitivi, vi sbarcano, disarmano le loro navi, lasciandosi alle spalle le rispettive tecnologie di morte e si uniscono a questo popolo primordiale danno origine ad una nuova civiltà;

a sorpresa il finale della serie rivela che quel pianeta è la nostra terra, che siamo centomila anni prima della nostra era e che quegli uomini, quei Syloni e quei primitivi fondendosi in un unico popolo diventeranno i nostri progenitori.

Il futuro proposto in questa serie è un nuovo inizio, un nuovo Eden, un mondo dove, ritrovata la pace, c’è una nuova speranza per l’umanità, con la benedizione di Dio.

Ecco quindi due modi di vedere il futuro opposti tra loro, che però equivalgono anche a due modi di vedere il nostro presente. Penso che ognuno di voi abbia ora chiaro chi sono gli ispiratori di Star Trek e quelli di Battlestar Galattica.

Oggi i non credenti si immaginano un futuro che prevede un mondo tutto umano, dove gli uomini riescono infine a superare quella che è la loro natura primordiale, contraddistinta da passioni animalesche (guerre, contese, odio, egoismo etc.) per creare una società perfetta, ideale, basata su una sorta di dominio della ragione, e questo grazie i progressi della scienza.

I credenti invece sperano in un futuro regolato pienamente da Dio che, grazie alla sua superiore potestà, autorità, e soprattutto conoscenza, riesca a realizzate una società ideale (Paradiso o Regno dei Cieli) dove un resto dell’umanità, provata e sopravvissute alle dure vicissitudine cui è andata incontro (giudizio finale) potrà finalmente vivere in pace senza più nessuna necessità materiale.

Tornando quindi al nostro racconto Evangelico vediamo come la Nuova Gerusalemme celeste rappresenti l’ideale di futuro di ogni credente, ma cosa più importante per noi oggi, e per tutti gli uomini che hanno vissuto, che vivono e che vivranno sulla terra: osserviamo che il futuro che vogliamo, che sogniamo, che avremo, inizia qui ed ora!

Sì, il nostro futuro ce lo costruiamo già qui ed ora: o come prodotto del sapere umano, come sostengono i non credenti, o come dono di Dio ai suoi figli, come afferma l’Evangelo “il Regno di Dio è in mezzo a voi… tutto ciò che legherete in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierete in terra sarà sciolto nei cieli”, ci dice l’Evangelo.

Non pensiamo che tra il presente e il futuro ci sia l’abisso insuperabile della morte, cioè una forte discontinuità, perché non sarà così:

non pensiamo che mentre siamo qui sulla terra, in questa vita, le cose vadano in un certo modo, ma una volta nel Regno dei Cieli, dopo la risurrezione, andranno per ciascuno di noi in un modo completamente differente;

no fratelli e sorelle, ciò che immaginiamo e desideriamo ora sarà anche quello che avremo dopo;

se nella nostra vita attuale non c’è posto per Dio, allo stesso modo non troverà posto Dio nel nostro futuro;

così come se oggi noi viviamo già col Signore, se siamo già col cuore nel Regno dei Cieli, così ci troveremo con il Signore nel suo Regno, nel giorno della Risurrezione, perché il futuro che desideriamo ora è altresì il futuro che avremo dopo!

Allora cari fratelli in Cristo, consapevoli che già oggi noi stiamo costruendo il nostro futuro, decidiamo bene in che modo lo vogliamo costruire, come desideriamo che sia: con il Signore o con il Principe del Mondo?

È ovvio che come credenti noi tutti aspiriamo al Regno di Dio, però troppo spesso guardiamo con desiderio il mondo perché le sue concupiscenze molte volte sono più allettanti e indugiamo in esse, pensando di avere tempo per fare la nostra scelta, magari in tarda età, quando, appagati i desideri della carne o forse disgustati dal presente mondo, ne desidereremo uno migliore o nuovo. Non facciamo ingannare da questa idea perché nel nostro cuore c’è posto per un solo amore, come ci spiega la Scrittura, possiamo amare veramente soltanto una persona: Dio o il Mondo e ciò che avremo amato e desiderato di più, quello sarà il nostro futuro;

quello che intimamente avremo scelto è quello che effettivamente avremo. AMEN