Condivisione

Testi: Atti 4:32-35

La moltitudine di quelli che avevano creduto era d'un sol cuore e di un'anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era in comune tra di loro. Gli Apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro. Infatti non c'era nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l'importo delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli Apostoli; poi, veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno”.

 

...tutto era messo in comune tra di loro... poi veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno...”.

Questa è l'immagine che la Scrittura ci dà della Chiesa di Gerusalemme;

la prima Chiesa che si è formata dalla predicazione di Gesù.

È un'immagine molto forte e per certi versi unica nel suo genere.

Gesù Cristo se n'è andato da poco, sono ancora presenti tutti gli Apostoli che, pieni di Spirito Santo, rendono testimonianza all'Evangelo con fervore, con forza. Pregano costantemente e i loro cuori traboccano di gioia.

Provate ad immaginare anche solo per un momento di essere là in mezzo a loro e di condividere con loro quei momenti inebrianti e pieni di passione;

dev'essere stata veramente un'esperienza unica!

Eppure non era tutto idilliaco come può sembrare; i Giudei poco prima avevano fatto imprigionare Pietro e Giovanni, poi liberati, e i contrasti con loro erano all'ordine del giorno, ma neanche questo riusciva a scoraggiare o rattristare gli Apostoli e gli altri discepoli che si erano convertiti, perché la potenza della loro fede era tale che nulla poteva intimorirli e privarli della gioia che la Parola dell'Evangelo dona.

“...non c'era nessun bisognoso tra di loro...” sottolinea la scrittura;

i bisogni mondani, infatti, erano passati in secondo piano, annullati dalla condivisione di ciò che avevano; tutti quei credenti avevano messo in comune ogni cosa.

Certo si è molto dibattuto su questo episodio, nel bene e nel male:

chi lo prende ad esempio come fondamento e giustificazione di una sorta di “comunismo cristiano”;

chi lo considera un “episodio isolato”, che ha riguardato soltanto la primissima comunità di Gerusalemme, perché c'erano ancora presenti gli Apostoli;

chi sostiene che quei primi credenti si comportavano così soltanto perché erano convinti che Gesù Cristo sarebbe ritornato di lì a poco, mentre successivamente, poiché il ritorno di Cristo era una cosa di là a venire, il resto delle Chiese si sono comportate molto diversamente.

Qualunque interpretazione noi vogliamo dare a questo episodio, però, non possiamo ignorare un fatto: quei fratelli e quelle sorelle in Cristo vivevano uno stato di piena e perfetta condivisione tra loro e una piena comunione con il Signore!

Tra loro c'erano sicuramente delle persone ricche e altre che invece possedevano molto meno, eppure in Cristo ogni differenza era stata appianata, ogni bisogno soddisfatto, ogni diversità composta e questo non è una particolarità che possiamo riscontrare soltanto nella primissima chiesa di Gerusalemme, ma è una caratteristica comune ad ogni Chiesa di Cristo, dove la condivisione del pane e del vino rappresentano simbolicamente la comunione con Cristo e tra tutti i suoi fratelli e sorelle.

Noi oggi, nel nostro tempo, allora dobbiamo decidere se tenere per noi quanto abbiamo ricevuto in dono dal Signore nella nostra vita comunitaria, per timore che facendone parte con le altre comunità di fratelli e sorelle, ci impoveriremo e saremo per questo bisognosi, oppure scegliere di condividere con gli altri i nostri doni, di metterli in comune e fare in modo che non ci sia nessun bisognoso neanche tra di noi, perché ciascuno avrà ricevuto secondo la sua necessità.

Il nostro Signore non si è risparmiato per noi, non ha ritenuto di conservare la sua vita per timore di perderla, ma al contrario l'ha condivisa con tutti noi, che non avevano nulla e che ora grazie a lui siamo ricolmi di grazia e di doni spirituali;

allo stesso modo noi siamo invitati a condividere ciò che lui ha donato a ciascuno di noi secondo misura, per far sì che il bisogno non sia più tale nelle nostre Chiese, ma ognuna, donando alle altre e ricevendo dalle altre ciò che le occorre, possa annullare ogni bisogno.

Questo cari fratelli nel Signore, è anche lo spirito con cui le nostre Chiese sono chiamate ad operare nel mondo, in ogni paese dove la Parola di Dio è giunta e ha formato una comunità di credenti, a qualunque denominazione essa appartenga. AMEN