Vivere e operare in Cristo

Testo: Giovanni 15: 1-8

 

Il passo della Scrittura proposto per la meditazione di oggi è tra i più conosciuti e, ritengo anche tra i più belli del Nuovo Testamento.

In esso è Gesù Cristo stesso che ci presenta una stupenda immagine di quello che è il rapporto tra Dio e gli uomini.

Cristo rappresenta sé stesso come una vite, mentre i tralci rappresentano l’umanità intera. Questa vite è affidata alle cure di un vignaiolo amorevole che è Dio Padre.

Possiamo domandarci, ma che cosa ha di particolare questa immagine di Gesù rispetto alle altre contenute nelle Sacre Scritture?

In effetti Gesù utilizza molte immagini, allegorie e parabole per annunciare l’avvento del Regno dei Cieli, e in tutte ci è presentata l’umanità che si trova a doversi confrontare con la figura di Dio Padre, oppure di Cristo o di entrambi.

Ad esempio in Lu 13: 6-9, troviamo l’umanità paragonata ad un fico sterile che il padrone, (Dio) minaccia di tagliare ma a cui il vignaiolo, (Cristo) vuol dare ancora una possibilità;

oppure in Lu 17: 7-10, troviamo l’umanità paragonata ad un servo a cui il padrone richiede l’adempimento dei suoi doveri prima ancora del soddisfacimento dei propri bisogni;

o ancora in Mc 4: 3-20, troviamo l’umanità paragonata ai vari tipi di terreni destinati a ricevere i semi di frumento (la parola di Dio) che vengono seminati e che producono per questo frutto di diversa consistenza.

Sia queste, sia le molte altre allegorie che Cristo utilizza per dirci a cosa è simile il Regno dei Cieli, per quanto esse siano belle ed efficaci per indicarci la via da seguire, ci mettono in una posizione subordinata rispetto a Dio e a Cristo; in esse l’uomo è paragonato ad un “oggetto o ad un essere animato”, sia esso albero di fico, o terreno o servo, il cui unico dovere è quello di obbedire e la cui unica speranza è quella di fare la volontà del padrone!

Per chi leggesse superficialmente queste parabole potrebbe avere la sensazione che tra Dio Padre e Gesù Cristo da un lato e l’umanità dall’altro, ci sia una grande prova che l’uomo è chiamato a superare con le sue sole forze per dimostrare la sua fedeltà al messaggio dell’Evangelo e la sua fede in Cristo.

In realtà noi sappiamo che non è così; noi sappiamo bene che Cristo non è mai dall’altra parte ma è sempre al fianco ed insieme a tutti coloro che credono fermamente in lui e l’accolgono come proprio salvatore.

Bene cari fratelli in Cristo, l’immagine della vite e dei tralci è veramente “diversa” dalle altre, perché in essa Cristo ci dice proprio che egli dimora in noi e noi in lui e che non siamo né lontani, né separati.

I tralci infatti, sono un tutt’uno con la vite, non siamo più paragonati a degli oggetti o a dei servi che sono “usati” da Dio, ma bensì siamo parte di Cristo ed è proprio il fatto di essere parte con Cristo che è il presupposto per “produrre buoni frutti”.

Questo passo della scrittura sottolinea infatti lo stretto rapporto che vi è tra Dio, Cristo e l’umanità, un rapporto che non è “meccanico” o “utilitaristico”, come spesse volte noi uomini tendiamo a pensare, ma che ha bensì una natura “organica”, e che è il presupposto per la nostra stessa vita; infatti il tralcio che non è più attaccato alla vite non si limita a dare “poco frutto” o “nessun frutto”, ma bensì muore, si secca ed è gettato via nel fuoco.

Cristo ci annuncia qui due cose importantissime per noi e per l’umanità intera:

la prima è che noi siamo parte di Cristo così come i tralci sono parte della vite;

la seconda, diretta conseguenza della prima, come i tralci separati dal tronco della vite non solo non possono dare frutto, ma alla fine si seccano e muoiono per mancanza di nutrimento, così l’uomo separato da Cristo e dalla sua parola, che è il vero nutrimento dell’uomo, non potrà portare buoni frutti ma sarà destinato alla morte.

 

Il versetto 5 si conclude con una dichiarazione di Gesù che non lascia alcun dubbio sulla sorte dell’uomo che si separa da Cristo, e sul destino delle sue opere: “…senza di me non potete far nulla”.

Che cosa ha voluto dirci Gesù con queste parole?

Quante persone del nostro tempo sarebbero oggi disposti a condividerle?

Quanti invece sono pronti a contestarle?

Proviamo a riflettere un attimo sulla nostra storia passata e presente, per cercare di scoprire qual è il significato di questa frase: “senza di me non potete fare nulla”:

-          quante volte nella storia umana, un singolo individuo ha pensato di essere un “grande uomo”, un “predestinato”, a cui il destino aveva assegnato un ruolo speciale, e si è eretto a duce o monarca di uno o molti popoli, promettendo pace, prosperità e benessere per tutti coloro che lo avessero seguito nelle sue imprese, per poi, purtroppo, trascinare con sé in un’immane disastro tutti i suoi seguaci, causando morte e distruzione presso tutti coloro con cui è venuto in contatto! Coloro che hanno voltato le spalle a Dio, sono caduti vittime del loro stesso desiderio di potenza, si sono auto inflitti sofferenze atroci, e hanno causato dolore e morte. Solo allora i sopravvissuti di queste tragedie si sono ricordati del Signore, e mentre imploravano misericordia ed aiuto, hanno capito cosa volesse dire la frase pronunciata da Gesù: “senza di me non potete fare nulla!”;

-          quante volte gli uomini hanno pensato che la ragione umana era tanto superiore a tutto il resto del creato, da poter comprendere l’essenza delle cose senza più aver bisogno di un Dio in cui credere e a cui rendere culto o di un tutore a cui ubbidire perché ormai l’uomo ha raggiunto la piena maturità. Ma la pura ragione umana, che ha prodotto la scienza e la tecnica come “nuove divinità” in cui credere, non ha saputo, o voluto, far scomparire la povertà, la fame, la miseria e l’alienazione dal mondo. L’uomo “tecnologico” ha predicato di lavorare per la pace, ma poi ha prodotto grandi mezzi di distruzione che ancora oggi minacciano l’umanità intera. L’uomo “tecnologico” ha annunziato le meraviglie del progresso scientifico, ma sta pian piano distruggendo, a beneficio di pochi, la natura e l’ambiente che Dio aveva creato per il bene di tutti. Solo dopo aver constatato queste tristi conseguenze dello sconsiderato agire umano, qualcuno si ricorda delle parole pronunciate da Gesù Cristo: “senza di me non potete fare nulla!”;

-          quante volte noi stessi, presi nel vorticoso e frenetico agire della nostra vita pensiamo di essere capaci di affrontare qualsiasi situazione, sicuri delle nostre forze, confidenti nelle nostre capacità, forti delle nostre passate esperienze; invece arriviamo al punto che di fronte a qualcosa d’imprevisto, scopriamo che le nostre forze da sole non bastano, le nostre capacità non sono sufficienti e che la nostra esperienza non serve. A questo punto subentra la disperazione, il mondo ci crolla addosso e non sappiamo più dove sbattere la testa; solo allora mettiamo da parte il nostro orgoglio e gridiamo al Signore, invochiamo il suo aiuto nelle nostre preghiere rendendoci conto del significato della frase di Gesù: “senza di me non potete fare nulla!”.

Ma quanti altri esempi potremo fare per spiegare che cosa vuole dirci Cristo con il suo insegnamento della vite e dei tralci.

Noi siamo i tralci e Cristo è la vite, ed egli ci invita costantemente a rimanere in lui, a rimanere attaccati alla vite fonte della nostra stessa vita.

Solo chi rimane in Cristo può portare frutto, anche se ad alcune persone può sembrare che non sia la vite a portare il frutto, bensì i tralci, e ritengono di poter produrre da soli lontano dalla vite di Cristo, la scrittura ci dice che non è così “come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me …perché senza di me non potete fare nulla”. Perciò noi sappiamo che se vogliamo prosperare nella nostra vita e nelle nostre opere dobbiamo tutti rimanere fermamente attaccati alla vite di Cristo senza tentennamenti.

Guardiamoci attorno fratelli quando camminiamo per la strada, quando apriamo un giornale, accendiamo la televisione o navighiamo sul web, quando parliamo col nostro vicino di casa o col collega di lavoro o con i nostri amici e chiediamoci quante di quelle opere che ci circondano sono fatte con la benedizione di Dio e quante sono invece inutili tentativi umani di fare qualcosa destinati a non avere successo.

Quanti sono i tralci che sono attaccati alla vite di Cristo e che stanno portando buon frutto in questo mondo, e quanti sono quelli che sono stati tagliati dal vignaiolo perché non portavano frutto o che stanno per esserlo?

Noi, cari fratelli in Cristo, abbiamo avuto una grande benedizione che è la conoscenza che ci è stata rivelata attraverso le scritture, noi conosciamo che la vera vite è Cristo, avendo ricevuto la sua parola di salvezza, sappiamo che se la seguiremo non saremo tagliati dal vignaiolo ma continueremo a portare il frutto della nostra fede.

Pensiamo quale cosa meravigliosa è testimoniare al Signore Gesù Cristo la nostra fedeltà! Questo è un fatto molto importante che non dobbiamo mai dare per scontato perché, purtroppo, ci sono molti fratelli che non hanno ancora incontrato Cristo nella loro vita, che potrebbero glorificarlo invece sono ancora lontani da Lui. Qualcuno ritiene di essere fortunato per aver vinto al superenalotto o al totocalcio o per altre cose simili, ma noi dobbiamo ritenerci veramente fortunati perché siamo ancora oggi tralci attaccati alla vite di Cristo. Questa è la vera fortuna: essere con Cristo.

Ogni giorno della nostra vita in Cristo produce un buon frutto, non siamo noi a produrre, ma è Cristo, la vera vite, che produce attraverso di noi.

Non permettiamo a nessuno dunque di toglierci la nostra fortuna fratelli, non permettiamo che qualcuno ci tagli via dalla vite di Cristo; non ci facciamo ingannare dalle lusinghe del principe di questo mondo che ogni giorno si da un gran da fare per convincerci che possiamo fare da soli, e per affermare che anche se non crediamo in Cristo e non confessiamo la nostra fede in lui, possiamo essere persone amanti della pace, della giustizia e portatori dell’amore per il prossimo.

La risposta delle sacre scritture a queste affermazioni è una sola: “senza di me non potete fare nulla”!

Sappiamo che non è sempre facile essere tralci su una vite così forte e rigogliosa come quella di Cristo;

sappiamo che non è sempre facile produrre un frutto abbondante e vorremmo sottrarci dal peso di portare i pesanti grappoli che Cristo ci chiama a produrre;

e a volte il vignaiolo ci fa paura e temiamo di essere tagliati via per il nostro scarso rendimento.

Bene cari fratelli in Cristo, non dobbiamo avere paura né del vignaiolo, perché Dio Padre è amorevole e quando è necessario egli pota la vite solo affinché dia più frutto, né dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà del mondo perché Cristo, la vera vite, non lascerà cadere i suoi tralci, né ci chiederà un frutto maggiore di quanto non siamo in grado di portare, anzi egli ci ha promesso che: “se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà dato”. AMEN