Democrazia e Cristianesimo
Testi: 1° Cronache 29:10-13; Giovanni 18: 33-37; Apocalisse 4: 1-11
Poiché si stanno avvicinando le elezioni politiche anche in Italia, per una volta, vi voglio parlare anch’io di politica!
Ma state però tranquilli, perché non vi “tedierò con la politica italiana”, di cui sentiamo parlare ogni giorno in televisione e leggiamo sui giornali o sul web, ma bensì vi voglio invitare a meditare sulla “politica del Regno di Dio”.
I passi della Scrittura proposti oggi ci forniscono alcune interessanti immagini per capire quale sia la: “politica del Regno di Dio”.
La prima cosa che notiamo, e che è anche la chiave per comprendere cosa sia il Regno di Dio che Gesù ci ha annunciato, è la frase pronunciata da Gesù stesso “…il mio regno non è di questo mondo!”.
Le Scritture ci dicono a più riprese che la speranza dell’uomo in Cristo non è per questa vita, o per lo meno, non per questa vita soltanto, ma è per la nuova vita che Dio ci donerà dopo la risurrezione; quella che comunemente chiamiamo “la vita eterna”.
Tuttavia, la grande maggioranza dei cristiani che vive oggi sulla terra, anche se credenti e fiduciosi nel compimento della promessa di risurrezione fattaci da Cristo, non rinuncia per questo a vivere al meglio la propria vita presente e a godere di essa, in attesa di quella futura.
I primi cristiani vivevano come se il Regno di Dio fosse di lì a compiersi nel giro di brevissimo tempo, e perciò davano scarso peso alla loro vita terrena, ma le generazioni successive, tra cui la nostra, hanno affrontato questa vita con un impegno diverso, più concreto e rivolto al quotidiano, se vogliamo;
soprattutto ci si è resi conto che anche questa vita è comunque un dono di Dio, e come tale è degna di essere vissuta e che, non solo non va disprezzata, ma che è proprio la nostra vita quaggiù che rappresenta l’indispensabile passaggio verso la nuova vita.
Per questo motivo, nel corso dei secoli l’uomo ha sentito il bisogno di darsi un governo e delle regole comuni, ed ha organizzato la propria vita secondo diversi tipi di ordinamenti, che sono cambiati e si sono evoluti col passare del tempo.
Gesù Cristo in effetti ci ha lasciato molti insegnamenti circa il nostro modo di agire e di comportarci come uomini singolarmente, ma non si è interessato, o non ha voluto dirci nulla, circa il modo in cui l’umanità avrebbe dovuto organizzare gli Stati ed i Governi.
L’apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani 13:1, si limita a dirci: “Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.”.
Questa situazione è abbastanza logica visto che Gesù Cristo parte dal presupposto che il suo Regno non è di questo mondo, di conseguenza Dio lascia liberi gli uomini di scegliersi la forma di governo terreno che ritengono la più opportuna e la più adatta alle loro esigenze terrene.
Tuttavia una conclusione la possiamo trarre da questo insegnamento di Gesù Cristo: Egli non solo non ci ha dato indicazioni circa la forma di governo ideale che l’uomo dovrebbe adottare su questa terra, ma ha inteso dire che l’uomo non deve cercare di creare il Regno di Dio sulla terra, perché questa non è lo scopo che Egli si prefigge;
da ciò ne consegue che nessun uomo deve cercare d’imporre un governo di stampo “teologico o confessionale” sulla terra, né usare la parola di Cristo per prevaricare, conquistare, schiavizzare, brutalizzare e dominare sugli altri uomini!
Niente stati teologici dunque, dove chi non appartiene ad una data confessione è discriminato;
niente crociate punitive per evangelizzare i c.d. “infedeli”;
niente partiti e regimi confessionali che vogliono in qualche modo limitare la libera scelta e la libertà degli altri.
Francamente non riesco a trovare, né nel passato, né nel presente, un solo esempio dove uno stato teologico od un governo di matrice religiosa si sia rivelato un vantaggio per l’umanità: dovunque il c.d. “potere religioso” ha governato un paese, abbiamo avuto solo persecuzioni, discriminazioni, soprusi o ancora di peggio.
L’ultimo esempio in ordine di tempo, e anche uno dei più significativi, in senso negativo ovviamente, è dato dal regime dell’Isis in Iraq-Siria che, con la pretesa di applicare la legge dell’islam sulla terra, ha reso schiavi e ucciso migliaia e migliaia di uomini e donne, utilizzando anche atti di terrorismo per imporla!
Potremmo perciò sintetizzare il tutto in una frase: “lasciamo la religione fuori dalla politica” e su questa terra, vivremo tutti molto meglio!
Torniamo però agli altri aspetti della politica del Regno di Dio; la Bibbia ce ne presenta uno scorcio nei brani proposti, e se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che c’è qualcosa di strano, quasi una nota stonata, rispetto al nostro modo di concepire uno stato ed un governo democratico.
Che cos’è che ci colpisce in questi passi della scrittura?
Per capirlo facciamo un passo indietro; dopo secolari esperienze di governi di tipo monarchico o comunque di governo di uno solo (o di pochi) che hanno preso il potere, o con la forza, o per un vero o presunto diritto divino, il pensiero politico si è evoluto fino al punto di arrivare alla conclusione che, tra tutti i possibili sistemi di governo che l’uomo può adottare, quello migliore, o per lo meno “il meno peggio”, è il cd “sistema democratico”;
ovvero il sistema dove tutti gli uomini senza distinzione di sesso, razza, religione, condizioni socio-economiche, vanno a votare liberamente ed eleggono un uomo o un gruppo di uomini destinati a governarli per un periodo di tempo limitato e prestabilito (solitamente 4-5-6 anni).
Il metodo democratico infatti ha due grossi vantaggi:
il primo, è la maggioranza che sceglie da chi essere governati;
il secondo, se chi governa, dopo un certo lasso di tempo, ha agito bene, viene riconfermato per un altro periodo, se ha agito male, viene mandato a casa.
Le dittature e le monarchie assolute non offrono nessuna di queste possibilità, perciò l’umanità del nostro tempo ritiene che solo le democrazie siano governi legittimi, perché di fatto perseguono meglio l’interesse di tutti gli uomini.
Fin qui credo possiamo essere tutti d’accordo; come cittadini di uno stato libero e democratico siamo felici di vedere prevalere la libertà di tutti, il rispetto delle minoranze, la tutela dei diritti fondamentali di ogni uomo, la libertà di professare la propria fede, e tutti gli altri diritti che uno stato democratico garantisce ai suoi cittadini.
I cristiani di oggi però si trovano di fronte ad un importante interrogativo; e per una volta non si tratta di questioni che ci vengono dalla c. d. “società civile”, di cui ormai facciamo parte integrante, e nelle cui istituzioni democratiche ci riconosciamo, ma bensì gli interrogativi ci provengono proprio dalla Scrittura; oggi infatti non è la politica del mondo che ci preoccupa, ma bensì la “politica del Regno di Dio” e le sue istituzioni!
Vi propongo di esaminare, per una volta, le Scritture non con i soliti parametri usati da un uomo di fede, ma bensì con i parametri usati dalla politica per giudicare se le istituzioni sono democratiche, cioè gli stessi parametri che utilizziamo comunemente oggi per dire se un paese è democratico o meno.
Oggi giudichiamo un paese essere democratico se vi è un presidente o capo del governo eletto democraticamente a suffragio libero ed universale (se si tratta di una di una monarchia questa deve essere costituzionale e il potere esecutivo, il governo per intenderci, non deve averlo il re, ma un primo ministro eletto dal popolo); orbene, nel Regno di Dio vi è un monarca assoluto (Dio Padre) che regna e che ha delegato al Figlio Gesù Cristo il potere esecutivo: nessuno dei due è stato democraticamente eletto, ma qui è proprio il caso di dire che governano per “diritto divino”!
Oggi giudichiamo essere democratico un paese dove ogni 4-5-6 anni si vota per eleggere il presidente o il capo del governo; nel Regno di Dio il capo del governo è Cristo da circa duemila anni, cioè da quando è salito al cielo, e non sono mai state tenute, né sono previste elezioni di sorta!
Oggi giudichiamo essere democratico un paese dove c’è un parlamento eletto a suffragio universale e rinnovato periodicamente, che emana le leggi a maggioranza, a cui tutti debbono sottostare, compreso il Re o il presidente della Repubblica; nel Regno di Dio la Bibbia ci dice nel passo di Apocalisse che abbiamo ascoltato, che, accanto al trono di Dio vi sono 24 anziani, che si potrebbero definire come una sorta di “consiglieri di Dio”, essi però non solo non sono stati eletti democraticamente, perché sono stati nominati da Dio, ma come dice la scrittura: “…i 24 anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono…”; oggi diremmo che sono del tutto succubi del suo potere. Inoltre non sono previste elezioni, ne è attribuito alcun potere legislativo ad un parlamento, ma tutto è nelle mani di Dio, che ha già stabilito a priori come sarà governato il suo Regno!
Oggi giudichiamo essere democratico un paese dove la maggioranza che governa rispetta i diritti della minoranza, dove le minoranze non sono perseguitate e dove nessuno è costretto all’esilio se non si confà appieno con la volontà di chi governa, né tanto meno è messo morte se non condivide le idee di chi detiene il potere; nel Regno di Dio non si entra se non ci si conforma a quello che Dio ha stabilito, se qualcuno non crede in Cristo è esiliato fuori “là dove vi è pianto e stridore di denti” , cioè o sei dalla parte di chi detiene il potere, cioè Gesù Cristo o sei fuori!
Allora cari fratelli in Cristo, vi chiedo: alla luce di queste considerazioni, siete veramente sicuri di voler diventare sudditi del Regno di Dio nella vostra prossima vita?!
Penso che poche persone hanno analizzato la Scrittura da questo punto di vista! Forse la maggioranza di voi penserà che dette così queste considerazioni sembrano così assurde da non meritare di essere neanche prese in considerazione!
Tuttavia questi interrogativi, sia pure estremizzati come ve li ho presentati oggi, ci fanno riflettere su di una cosa che per noi credenti potrà anche sembrare secondaria, ma che per il mondo di oggi ha una notevole importanza, e che è alla base del conflitto e del distacco che si è venuto a creare tra cristianesimo e società democratica laica.
Il punto che non sempre si vuole accettare, e che, noi per primi, in qualità di persone dalla doppia veste di credenti in Cristo e di cittadini di un paese democratico, a volte non consideriamo a pieno, è questo: “il Cristianesimo non è una democrazia nel senso comune del termine”,
ovvero: possiamo dire che cristianesimo e democrazia, pur condividendo alcuni principi e pur avendo alcuni obiettivi comuni, non sono la stessa cosa!
L’errore di fondo sta proprio nel voler paragonare due cose che non sono paragonabili perché si trovano su due piani diversi e sono finalizzate a due scopi diversi;
la democrazia è vista oggi come il miglior metodo per dare all’uomo un esistenza la migliore possibile “ora e quaggiù sulla terra”, e si basa sul presupposto che l’interesse dei molti è meglio difeso e tutelato se tutti partecipano e decidono in merito al suo conseguimento e alla sua difesa; oggi infatti la maggioranza di noi è intimamente convinta che la peggiore delle democrazie alla lunga sia sempre meglio della migliore delle dittature, ma questo è valido quaggiù sulla terra dove domina il maligno e dove l’egoismo dell’uomo vince molto spesso sull’amore.
Cosa ben diversa però, è il Regno di Dio che viene, dove l’amore di Dio manifestato agli uomini attraverso il sacrificio di Gesù Cristo è la garanzia eterna di libertà, pace e giustizia per tutta l’umanità!
Oggi molti laici e non credenti storcono il naso sentendo parlare di Regni e Re che regnano perché hanno davanti agli occhi il ricordo di re e di dittatori che hanno sempre oppresso e tiranneggiato l’uomo;
ma quale re o dittatore terreno ha mai dato sé stesso in sacrificio per il bene del suo popolo?!?
Non è forse vero il contrario? Re e dittatori non hanno mai esitato a sacrificare milioni di vite umane in guerre per il raggiungimento o il mantenimento del loro personale potere!
Cristo è Re; si è un Re che viene e regnerà su quella parte di umanità che lo avrà accolto ed accettato come tale, ma è un Re che si è guadagnato il suo Regno e il diritto di regnare a pieno titolo una volta per tutte e per sempre, perché, pur non essendovi minimamente tenuto ha rinunciato alla sua maestà regale per assumere la più misera tra le condizioni umane, quella del condannato alla morte in croce innocente, per il riscatto dell’umanità.
Allelujah!
Guardiamoci bene quindi dal confondere anche noi la democrazia con il cristianesimo;
molti nostri fratelli in passato hanno travisato il messaggio delle scritture pensando che fosse giusto e possibile governare quaggiù in nome e per conto di Dio, imponendo la fede in Cristo con la forza, creando così una sorta di “regno di Dio sulla terra”, e se ne sono visti i tragici risultati perché purtroppo il maligno è il vero e unico principe di questo mondo.
Oggi purtroppo, altri fratelli pensano sia possibile, o necessario, fare la cosa inversa, cioè rendere democratico il cristianesimo, emendandolo dal suo carattere di “Regno che si compie” per renderlo compatibile con i canoni della democrazia di stampo occidentale, presentare cioè la figura di Cristo non come il Re che viene a riprendersi il regno che aveva affidato temporaneamente ad altri come è detto nel vangelo in Luca 20:9 “un uomo piantò una vigna, la affidò a dei vignaioli, e se ne andò in viaggio per molto tempo..”, ma bensì lasciar intendere che Cristo in fondo è un uomo dai sentimenti e propositi profondamente democratici, morto per la libertà dei popoli vittima dell’oppressore.
L’immagine di un Cristo eroe dei diritti civili, difensore degli oppressi, paladino della democrazia e della libertà su questa terra, è senza dubbio molto adatta ad essere presentata al pubblico odierno, molto più adatta di quella di una sorta di “monarca decaduto che cerca di ristabilire un fantomatico regno di pace e di amore”, ma purtroppo per coloro che vorrebbero un Cristo fatto così, questo non è il Cristo biblico. Il Cristo della Scrittura è un’altra cosa come ben sappiamo.
No cari fratelli in Cristo; non possiamo creare una falsa immagine di Cristo al solo scopo di renderla più accettabile a questo mondo, ammantandola di pseudo democrazia per adeguarla ai tempi;
la democrazia è una bene prezioso che, come cittadini, dobbiamo difendere con coraggio e determinazione nella nostra vita quaggiù perché l’alternativa è il ritorno a regimi dispotici ed oppressivi;
ma il Regno di Dio che viene è un’altra cosa, al suo avvento non avremo più bisogno della democrazia come la intendiamo noi oggi, perché allora ci sarà Gesù Cristo, nostro fratello e nostro amico, provato e fidato, che saprà governarci con giustizia.
Resta il fatto che noi, come cristiani, dobbiamo dare il nostro contributo alla società in cui viviamo partecipando attivamente al suo progresso e sviluppo, ma sempre come cristiani dobbiamo avere in Cristo il nostro punto di riferimento, la nostra luce nelle tenebre, la nostra risposta agli interrogativi irrisolti.
Se, anche con il nostro contributo, il mondo si incamminerà su una buona strada, noi percorreremo questa strada perché questa è la volontà di Dio; ma se il mondo percorrerà vie diverse da quella indicataci da Cristo noi non dovremo né abbandonare Cristo per seguire il mondo, né tanto meno “cambiare o pretendere che Cristo cambi” per adattarsi al mondo!
Il Regno di Cristo è già stato stabilito, e nel momento in cui Dio Padre avrà scelto, si compirà interamente rivelandosi al mondo; in questo Regno non sarà la democrazia o le libere elezioni a garantire i fedeli, bensì l’amore del Padre manifestato attraverso il Figlio farà sì che tutti gli eletti vivranno in pace fianco a fianco secondo libertà e giustizia. Questa è la politica che si farà nel Regno di Dio.
Oggi noi andiamo a votare per scegliere chi ci governerà qui, su questa terra, ed ognuno di noi lo fa secondo coscienza, però la scelta più importante è quella che facciamo ogni giorno della nostra vita quando dobbiamo decidere se vogliamo stare dalla parte di Cristo ed accettare quindi di entrare nel suo Regno, oppure riverire il principe di questo mondo: questo è il voto che conta più di tutti, e solo il voto dato a Gesù Cristo è un voto valido ai fini della nostra salvezza eterna. Votiamo dunque per il paese in cui viviamo, ma soprattutto votiamo bene nell’elezione che più conta, quella dove ognuno di noi sceglie Cristo come unico suo personale salvatore. AMEN
