Dio di bontà, non di debolezza

Testi: Esodo 34:5-9

 

Così sul Sinai si presenta a Mosè l’Eterno, il Dio Creatore del cielo e della terra, l’IO SONO della Scrittura, in tutta la sua tremenda maestà.

Fin da subito il Signore mette in chiaro un concetto che rimarrà valido fino alla fine dei tempi: bontà e giustizia sono due aspetti fondamentali del suo agire, e viaggiano sempre insieme, non potendo l’uomo accogliere l’uno senza accettare anche l’altro.

Alla bontà infinita di Dio “che conserva … fino alla millesima generazione”, fa sempre da contraltare

non terrà il colpevole per innocente”, ovvero la sua giustizia non verrà mai meno, anche di fronte alla sua infinita bontà.

Questa affermazione è del tutto logica e ben comprensibile; lo era sicuramente per gli israeliti che rispondevano a Mosè e accettavano che Dio potesse punire le loro trasgressioni “fino alla terza e alla quarta generazione”, poiché allora la fedeltà al Santo d’Israele, prima ancora che individuale, era concepita come fedeltà dell’intero popolo. Durante la storia d’Israele infatti, in più d’una occasione, l’ira di Dio si è accesa contro di loro non soltanto nei confronti della generazione che ha trasgredito la sua Legge, ma anche per alcune generazioni successive.

Poi Dio ha mandato suo figlio Gesù Cristo per redimere e salvare tutta l’umanità; Israele prima e poi il resto delle genti. In questa seconda chiamata, o offerta di grazia da parte del Creatore, Gesù Cristo si rivolge però non più ad un intero popolo nel suo complesso, com’era con l’antico Israele, bensì ad ogni uomo e donna singolarmente. La chiamata è personale, poiché anche la responsabilità della risposta è personale (molti i chiamati ma pochi gli eletti). Cosa cambia allora rispetto a prima? Il perdono offerto da Dio per mezzo del sacrificio di Cristo muta le regole di Dio? Il Dio tremendo che aveva dettato la Legge a Mosè non c’è più e al suo posto c’è un nuovo Dio (Padre) amorevole e misericordioso che perdona tutto a tutti e senza più condizioni?

Quest’ultima è l’immagine più accreditata di Dio nel Nuovo Testamento; quella che molte Chiese adesso propongono agli uomini del nostro tempo per rendere più appetibile il messaggio dell’Evangelo ad un’umanità ormai adulta e disincantata, che avendo raggiunto un diffuso benessere e una presunta autosufficienza, non ritiene più necessario avere un dio cui obbedire per timore di un futuro castigo eterno. Tuttalpiù oggi l’umanità è disposta ad accettare un dio Padre amorevole che lascia fare ai suoi figli tutto quello che vogliono e che perdona ogni loro atto di disubbidienza, senza se, e senza ma, e soprattutto senza alcun bisogno di un serio pentimento. Questo dio amorevole, il dio della grazia a pioggia, è il dio che propongono molte chiese, perché è anche l’unico dio che l’umanità di oggi sembra disposta ad accettare.

Così si sente comunemente dire: "Dio è così buono che finirà certamente per salvare tutti". Certo questa è una prospettiva molto accattivante e che crea consensi, ma se leggiamo bene la Scrittura scopriamo che non è questa l’offerta di salvezza che ci viene proposta da Dio attraverso Cristo.

La salvezza per grazia mediante la fede in Gesù Cristo soltanto, ha sì superato le opere della Legge Mosaica, ma non per questo ha tolto la prospettiva di giustizia (giudizio) di Dio, che rimane inesorabile ed è ribadita con forza anche da Gesù Cristo e dai suoi Apostoli, Testimoni nel Nuovo Testamento.

Il dio che Gesù ci ha fatto conoscere è sì un padre amorevole e misericordioso, ma lungi dall’essere anche un dio debole che rinuncerà a fare giustizia in accordo ad un malinteso senso d’amore.

Occorre essere ben chiari che bontà non significa debolezza. Il dio giusto, santo, amorevole, di cui parla la Bibbia, non è il "buon Dio" della brava gente. Occorre essere altrettanto chiari nel dire che il Dio della Bibbia è fedele, tanto nelle sue promesse di grazia e di perdono, quanto in quelle di giudizio e di castigo. Bontà non è dimenticanza. Per quanto lontane e di vecchia data siano le nostre colpe, Dio, certo non le ha dimenticate, e senza un nostro sincero atto di pentimento e ravvedimento, le ritroveremo tutte che ci attendono al giorno del suo inesorabile Giudizio. Quante volte nella Bibbia ritorna l'espressione: “Ricordati”!

Allora noi sappiamo che Dio perdona e giustifica, non per debolezza e gentilezza, ma perché il suo Figliuolo, Gesù Cristo, ha espiato i nostri peccati.

La nostra unica strada di salvezza passa dunque per Cristo Gesù, per la nostra sincera confessione ed accettazione del suo Evangelo; questo è anche la sola strada che ci permette di scampare al severo giudizio di Dio sulle nostre colpe.

La bontà di Dio però non è neppure compromesso. Non immaginiamo Dio come qualcuno che accomoda le cose, che tiene conto delle nostre buone intenzioni, che passa al di sopra dei nostri peccati e che punisce soltanto le colpe più gravi. Dio è giusto, è amore, non è né indulgente, né debole. Coloro che, oggi, si pentono e rispondono alla sua offerta di perdono sono salvati, ma coloro che trattano la Parola di Dio con sufficienza, creandosi un proprio dio personale ad uso e consumo del nostro tempo, non sperino di scampare al giudizio dell’ultimo giorno. E’ oggi che tutti noi possiamo accettare il perdono di Dio e farci discepoli del suo Figliolo Gesù Cristo, portatore di grazia, domani sarà troppo tardi; è qui ed ora che ci viene offerta la grazia del Padre, poiché per coloro che non l’accettano ci sarà soltanto il Giudizio, quindi apriamo il nostro cuore al Signore e accogliamolo come nostro personale salvatore. AMEN