Dio è amore

esti1° Giovani 4:7-19

 

Amore! Che bella parola! È sempre piacevole “riempirsi la bocca” con la parola “amore”; ci sono molte persone, infatti, che, sintetizzando tutto il messaggio cristiano nel comandamento dell’amore, finiscono però per non capirne il profondo significato e abusano il termine “amore” alla stregua una sorta di paravento dietro cui nascondersi.

E’ ben vero che Dio è amore, e che solo attraverso l’amore di Padre verso i figli lo possiamo davvero comprendere, e che parimenti noi dobbiamo imparare ad amarci a vicenda come autentici fratelli, mettendo da parte ogni altro sentimento (meno nobile) che molto spesso alberga nei nostri cuori, nondimeno, se non abbiamo compreso pienamente di quale amore ci parla il Signore attraverso le varie testimonianze raccolte nella Scrittura, rischiamo davvero di stravolgere il significato della parola amore.

L’Apostolo Giovanni nel passo della sua lettera proposto oggi ci spiega cosa sia davvero l’amore, e lo fa capovolgendo causa ed effetto, ovvero, per riconoscere se in noi c’è veramente amore, non parte dall’affermazione che per amare il nostro vicino dobbiamo prima conoscere Dio, bensì ci dice: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”, ovvero l’albero si riconosce dai suoi frutti, non da quello che ci dice l’etichetta appesa ai rami.

Questo perché, fin dalle origini, era in voga tra i cristiani il vezzo di riempirsi la bocca con l’amore verso Dio, ma poi nei fatti, questo “presunto amore” verso Dio, non si concretava in un amore sincero verso il prossimo.

Il punto vero che Giovanni vuole qui evidenziare, lo troviamo in due piccole frasi del suo discorso: In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi”, e “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”.

Ecco che il soggetto non è più l’uomo, bensì Dio! I tre comandamenti dell’amore, infatti, (verso Dio, verso il prossimo, e gli uni verso gli altri) a prima vista sembrano dirci, anzi quasi “imporci”, che noi “dobbiamo” amare. Amare quindi sembra essere un’azione che l’uomo deve compiere, o un obbligo che deve assolvere, con le sue forze, con il suo impegno e la sua volontà, ossia che tutto debba dipendere dalle azioni dell’uomo e che in base ad esse (e come conseguenza d’esse) l’uomo si guadagna il consenso di Dio.

Noi però sappiamo che la salvezza ci è data per grazia (mediante la fede in Gesù Cristo) e non per opere meritorie, e anche Giovanni in questo passo ce lo ricorda: “In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo”; l’amore dunque, al pari della fede, (infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.- Ef 2:8è un dono di Dio!

L’amore perciò (ossia la capacità di amare) è anch’esso un dono di Dio, affinché nessuno si possa vantare di fronte a Dio, neanche per l’amore che ciascuno ha verso Dio e verso il prossimo, ma sia invece grato a Dio per l’amore che ha ricevuto in dono.

Che poi anche l’amore sia un dono di Dio lo capiamo dalla portata dell’amore che Dio ci chiede, sia verso di Lui: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua”, sia verso il prossimo “…e il tuo prossimo come te stesso”. Questa capacità di amore “totale, senza limiti e preclusioni” non è possibile secondo la natura umana, carnale, che invece pone l’io, il “sé stesso”, al centro (istinto di sopravvivenza) e non certo Dio, né tantomeno il prossimo.

Per questo motivo il cristiano attraverso il battesimo “deve morire e rinascere” come uomo nuovo (nato di nuovo) avendo inchiodato alla croce la sua vecchia natura umana e rivestita la nuova natura in Cristo, l’unica in grado di amare secondo quanto ci viene richiesto da Dio, ovvero attraverso lo Spirito Santo: “Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi: dal fatto che ci ha dato del suo Spirito”.

A questo punto arriviamo a comprendere il grande insegnamento dell’amore che ci fa Dio attraverso le parole di Giovanni: la grande verità sulla natura dell’amore appunto: “…non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi …ovvero che… noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”!

Non siamo noi che amiamo, ma è Dio, attraverso lo Spirito che dimora in noi, che ama e ci permette di amare;

non sono le nostre forze a rendercelo possibile, bensì l’esserci messi nelle mani di Dio, abbandonati al suo amore per diventare a nostra volta strumenti dell’amore di Dio nel mondo.

Per far capire questo concetto non facile, (specialmente a quella parte di credenti che fanno dipendere l’amore dalle loro azioni) possiamo paragonare i credenti ad una lampadina che una volta accesa illumina l’ambiente circostante, ma in essa non c’è alcun potere illuminante, perché la forza viene soltanto dalla corrente elettrica che la percorre (lo Spirito Santo), e se viene a mancare la corrente (spengo la luce) anche noi non abbiamo nessun potere di illuminare. Questo per far capire come anche per la capacità di amare noi abbiamo una totale dipendenza dallo Spirito di Dio che (e quando) dimora in noi. Anche coloro che invece pensano di aver accumulato questa capacità (una sorta di batteria) si devono rendere conto che una volta esaurito questa carica, se non ci alimentiamo alla fonte dell’energia (Dio) siamo destinati a spegnerci (nessun cliente brilla di luce propria ma soltanto può riflettere la luce del Signore che risplende in lui).

Allora cari fratelli in Cristo, ancora una volta la nostra vita, ogni nostro pensiero e azione, devono essere posti in accordo con la volontà del Signore, poiché da soli non riusciamo davvero a fare nulla, e anche le nostre forze, se non indirizzate dal Signore per il compimento della Sua missione, si disperdono e non producono alcun frutto: Dio è amore, perché Dio “è tutto” e fuori da Lui non v’è nulla! AMEN