Dio sì, Dio no; religione vera, religione falsa.
La domanda di sempre: “esiste Dio?” non trova una risposta “scientifica”, come si dice oggi;
non può trovarla semplicemente perché Dio è un concetto della fede e non un dato oggettivo, altrimenti non sarebbe Dio.
D'altra parte, così come non si può provare scientificamente l'esistenza di Dio, non si può provare neanche la sua “non esistenza”, quindi la scienza non ha, o non dovrebbe avere, nulla da dire in proposito, perché scienza e fede operano su due piani diversi (a meno di non ritenere la scienza essa stessa una “religione assoluta”).
Proviamo però ad affrontare la questione da una prospettiva più costruttiva e facciamo un confronto tra le due situazioni possibili, poiché le alternative sono in effetti soltanto due: o Dio esiste o Dio non esiste.
Esaminiamole e vediamo cosa cambia a seconda che consideriamo vera la prima o la seconda ipotesi.
Partiamo dall'ipotesi che Dio non esista. L'uomo e tutto ciò che esiste sono il frutto del caso, l'universo ha avuto origine da un non meglio definito “big-bang iniziale” e nel corso di miliardi di anni si è sviluppato secondo un'infinità di schemi casuali. La stessa formazione della Terra è frutto del caso, così come la vita che vi si è sviluppata dalla non vita, poiché il caso ha voluto che dalla “non vita” scaturisse la vita, forse in un unico posto nell'universo, cioè la Terra, poiché se si fosse sviluppata anche altrove, o in un considerevole quantità di altri luoghi, non saremmo più nell'ipotesi del caso ma dovremmo credere che esista una sorta di schema preordinato, il che però contraddirebbe l'ipotesi iniziale, e quindi la scartiamo.
La vita sulla Terra, sviluppatasi per caso, (teoria sostenuta dalla maggioranza degli scienziati, almeno fino ad un recente passato, poiché con il progredire delle conoscenze alcuni concedono che possa esistere la vita anche su altri pianeti, non fosse altro per timore di essere smentiti clamorosamente se venisse veramente provata tale esistenza), questa vita si è evoluta, e nel corso delle ere ha prodotto un animale che poi si è perfezionato fino a diventare l'essere umano che noi conosciamo (teoria evolutiva di Darwin e seguaci).
Il ciclo evolutivo che ha prodotto l'uomo, in tempi piuttosto recenti se paragonato alle ere cosmiche, deve proseguire; l'uomo prima o poi è destinato a scomparire o ad evolversi in nuove forme, e comunque poiché l'uomo è frutto della terra, e possiede un corpo e una mente, dopo la sua morte fisica si dissolve senza che vi siano possibilità di recupero (a meno che la scienza non trovi il modo per farlo nel frattempo!). Ad oggi però nessun uomo morto è mai tornato indietro.
Conseguenze di ciò, l'uomo deve godere il più possibile della sua (breve) vita terrena, cercando di prevalere a tutti i costi, poiché ciò che non raggiunge adesso, non lo raggiungerà mai in altro modo.
L'uomo naturale altro non è che un animale più evoluto degli altri, cui spetta il dominio del mondo e, più recentemente, anche la responsabilità di conservarlo per le generazioni successive, almeno da quando si è reso conto che la sua attività e la sua sete di conquista hanno portato a livelli di sfruttamento dell'ambiente che lo ha generato, al punto di mettere a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana.
Istinto di autoconservazione che in fondo è comune ad ogni specie vivente, uomo, scimmia o scarafaggio che sia.
Vediamo ora l'ipotesi che esista Dio. Se esiste Dio, è Lui il creatore dell'universo e di tutto ciò che esiste, quindi di ogni specie vivente, uomo compreso. In questo caso l'uomo, che è il solo essere vivente fatto ad “immagine di Dio”, ha un ruolo particolare nell'opera di Dio. L'uomo è stato sì creato della stessa sostanza di tutto il creato vivente, ma al contrario degli altri, oltre ad un corpo fisico, una mente (chiamata anima), ha anche uno spirito che lo accomuna al suo creatore, Dio, lo Spirito Santo che non origina dalla materia, ma precede la materia del big-bang. Lo Spirito Santo, che è Dio, ha originato il tutto, è la scintilla che ha dato il via alla creazione, e che è ancora presente nell'uomo, al punto che l'uomo stesso, una volta consumato la materia vivente di cui è composto, ha una speranza di vita eterna per opera di Dio.
Ecco che allora tutta la vita umana sulla Terra è soltanto una parentesi, uno stadio preliminare o formativo, che ci predispone alla vera vita, quella eterna elargita da Dio a coloro che avranno scelto di rimanere a lui fedeli, nonostante ogni ragionevolezza contraria. Coloro che credono nell'esistenza di Dio vivono una vita terrena con una prospettiva molto diversa dai non credenti e quindi agiscono in modo diverso, almeno in teoria.
Veniamo ora alla discriminante tra non credenti e credenti, ossia alla fede;
Dio ha scelto di non rivelarsi apertamente agli uomini affinché la loro scelta, se credere o meno in lui, ossia se ubbidire a lui o meno, sia motivata soltanto dalla fede e non da fattori oggettivi.
Ecco perché non ci sono prove dell'esistenza di Dio, e anche quelle che potremo definire delle “pseudo prove”, non sono mai definitive per stabilire l'esistenza di Dio o meno.
Dio, per i credenti, è un essere vero che ha effetti concreti nella loro vita di ogni giorno, oltre che nella speranza di vita eterna, mentre per i non credenti è soltanto una creazione umana molto simile all'amico immaginario che alcuni bambini soli si creano quando non riescono ad avere un compagno di giochi vero.
La fede è la prova delle cose che non si vedono e la certezza di quelle che si sperano, scriveva Paolo per giustificare il suo credere in Gesù Cristo, che non aveva mai conosciuto di persona, ma che aveva tuttavia incontrato in visione sulla via di Damasco.
Ecco la fede: credere senza avere le prove, ma anche credere ai segni che ci vengono dati anziché metterli in dubbio o liquidarli come fatti inspiegabili, come fanno ad esempio i medici non credenti davanti alle guarigioni scientificamente impossibili di alcuni pazienti afflitti da mali incurabili.
Anche il cd “miracoli”, fatti oggettivi che non trovano spiegazione razionale o scientifica, non servono a provare l'esistenza di Dio in coloro che non credono, poiché il miracolo è soltanto ciò che l'uomo non riesce a fare o spiegare ora, ma che magari riuscirà a fare e spiegare domani, poiché il miracolo il più delle volte non è altro che la sapienza di Dio all'opera di fronte all'ignoranza umana. Se io credo che sia stato Dio a compierlo, allora mi pongo nel campo della fede, altrimenti posso semplicemente accettare che sia un fatto per ora spiegabile ma che lo sarà magari in futuro. Basti pensare a quanti avvenimenti accaduti in passato furono allora considerati miracolosi, mentre oggi gli stessi accadimenti sono spiegabili e fattibili da parte dell'uomo, che nel frattempo ha progredito nel suo sapere scientifico.
Conclusione, la fede è l'elemento che permette all'uomo di incontrare Dio e non altro; senza la fede Dio non esiste e non potrà mai agire nella vita umana.
La fede da sola però, benché sia l'elemento fondamentale per comprendere Dio, non serve a molto, o meglio serve soltanto ai pochi Eletti che sono in grado di rapportarsi con Dio attraverso la pura e perfetta fede.
Ecco che allora sono nate le religioni. La fede sta alle religioni come l'energia elettrica sta ai cavi che la trasportano dal produttore al consumatore, senza i quali l'energia elettrica sarebbe inutilizzabile per i più. Così la fede in Dio è resa disponibile all'uomo attraverso la religione, o meglio le diverse religioni.
Attenzione però a non confondere la fede con la religione, perché sono due cose diverse. Senza fede non esiste Dio, ma la religione può benissimo esistere senza la fede in Dio. Io posso essere un uomo religioso senza per questo credere veramente nell'esistenza di Dio, ma di fatto utilizzando la religione come un mero strumento terreno di controllo sociale, e spesso politico, delle masse, cosa che purtroppo è avvenuto molto di frequente in passato, proprio quando una fede è stata imprigionata in una religione per essere sfruttata non a gloria di Dio (e quindi a beneficio di ogni singolo credente) ma a beneficio di alcuni uomini di potere soltanto, e come purtroppo avviene ancora ora quando in nome di Dio si commettono atrocità indicibili.
L'esempio più eclatante l'abbiamo avuto quando l'Imperatore Romano Costantino ha trasformato la fede cristiana (prima osteggiata e perseguitata) in religione di stato; a quel punto non era più importante se credevi nel Dio Cristiano o meno, ma che tu obbedissi alla Chiesa Cattolica o Universale!
Nondimeno all'interno delle diverse religioni (istituzioni religiose) è comunque rimasto anche una presenza di fede, quella vera, quella nel Dio Creatore, con la consapevolezza che tra i seguaci di una religione, la maggioranza di loro non sono veri credenti in Dio (molti i chiamati ma pochi gli eletti!) e tuttavia le due categorie spesso coesistono una a fianco dell'altra, perché alla fine soltanto Dio deciderà chi sono i primi e chi i secondi e quindi separerà il grano dalla zizzania al momento del raccolto finale.
Abbiamo quindi inevitabilmente delle religioni sulla Terra, alcune delle quali sono più autentiche delle altre, più vicine alla volontà di Dio di altre, che invece sono semplici strumenti di potere umano o peggio ancora culti rivolti alle false divinità, quelle che non sono altro se non delle creature che hanno voluto sfidare l'autorità dell'Unico vero Dio Creatore. I vari politeismi del passato, fino ai culti ad un dio unico che però non è quello rivelato, sono gli esempi più noti delle false religioni che prosperano o hanno prosperato sulla Terra nel corso dei secoli.
Perché il Cristianesimo è la vera fede (anche se non necessariamente la vera religione)?
Quali sono le evidenze a suffragio di questa affermazione di principio?
Partiamo dal fatto che il cristianesimo è una fede che testimonia l'esistenza di un unico vero Dio.
È proprio da questa affermazione che possiamo dedurre come il cristianesimo come fede (meno come religione purtroppo!) sia una vera fede.
Se non esistesse Dio, ma l'uomo fosse frutto soltanto del caso, la fede cristiana sarebbe la più assurda di tutte le fedi, perché nessun'altra fede postula dei principi così assurdamente contrari alla natura terrena dell'uomo. Se non esistesse Dio, essere cristiano sarebbe una pazzia (la croce è infatti pazzia per i non credenti), un abominio (scandalo per i Giudei) perché se applicata in toto e spinta alle sue estreme conseguenze è qualcosa di autodistruttivo per l'umanità. Senza un Dio che la sostiene, che sostiene i credenti adempiendo alle promesse che lui ha fatto, l'umanità si autodistruggerebbe in pochi anni.
Poi c'è la religione cristiana, che ha mutuato alcuni principi della fede cristiana, ma di fatto ha instaurato un'istituzione umana e terrena (Chiesa Cattolica o Universale) che funziona e ha funzionato benissimo nel mondo, anche senza la necessaria presenza di un Dio che intervenga di volta in volta a sostenere i suoi fedeli, ma questa altro non è che una delle tante degenerazioni religiose.
Sta di fatto che la fede cristiana è quella che maggiormente ha saputo presentare Dio all'uomo e rispettare la sua volontà, in aderenza al suo progetto per l'umanità, e quindi è anche la fede più autentica tra quelle del panorama umano, senza per questo voler sminuire le fedi o meglio i veri fedeli che servono l'Unico vero Dio con tutto il cuore anche attraverso altre fedi rivelate. Lasciamo però questo giudizio sulle bontà delle diverse fedi a Dio soltanto, com'è giusto che sia.
Il nostro giudizio invece sarà e dovrà essere impietoso nei riguardi delle religioni (vere o false che siano) in quanto esse sono sempre delle degenerazioni della vera fede e spesso col loro comportamento discutibile portano molti uomini non verso la fede, bensì verso ad un ateismo di fatto, in quanto se uno si limita a credere in una religione (istituzione umana) senza avere vera fede in Dio, di fatto si comporta come colui che non crede all'esistenza di Dio e quindi va incontro alle stesse conseguenze.