Dolore e speranza

Testo: Geremia 31:15-16

 

Il profeta Geremia parlava al popolo d’Israele in uno dei momenti più drammatici della sua storia; da oltre un secolo il regno del nord era stato invaso e distrutto da parte degli Assiri, e ora toccava al regno di Giuda essere invaso e sottomesso dai Babilonesi, con la maggioranza della popolazione che sarebbe poi stata deportata a Babilonia per 70 anni di schiavitù ed esilio.

Certo da un punto di vista umano erano queste prospettive terribili a cui nessuno avrebbe voluto far fronte, e quindi pianto e disperazione erano le reazioni più comprensibili.

Geremia stesso è fatto oggetto di aspre critiche e anche di persecuzioni da parte del suo popolo, soltanto per aver detto che questa dura punizione era la volontà di Dio.

Insomma, di fronte a situazioni come queste, anche quando si presentano a noi nella nostra vita quotidiana, o in quella dei nostri cari, la nostra prima reazione è certamente il pianto, e se proprio dobbiamo poi rivolgerci al Signore, lo facciamo per invocare il suo aiuto, affinché ci risparmi questa sofferenza, e non certo per “ringraziarlo” di quanto ci sta accadendo.

Il piano di Dio per noi, però, è spesso misterioso, così il presunto male che a volte ci colpisce non è davvero tale quando è il Signore che lo permette affinché da esso ne scaturisca un bene.

La deportazione di Israele a Babilonia rientrava nel piano di Dio, affinché il suo popolo comprendesse e apprendesse alcuni importanti insegnamenti, che saranno poi la premessa affinché il Signore Gesù Cristo potesse compiere la sua opera di redenzione nei confronti di tutta l’umanità, e tuttavia, come una medicina amara, quando essa è assunta, oppure un intervento chirurgico, quando esso è operato, provocano fastidio e dolore, perché soltanto a posteriori ne scaturirà il beneficio promesso.

Dio per mezzo di Geremia rassicura il suo popolo dicendo: “…l'opera tua sarà ricompensata», dice il Signore; «essi ritorneranno dal paese del nemico; c'è speranza per il tuo avvenire», dice il Signore; «i tuoi figli ritorneranno entro le loro frontiere” e per tale motivo invita a trattenere le lacrime del momento e a guardare con fiducia al bene futuro.

Certo non è sempre facile dire a qualcuno nel dolore di non piangere! Quando qualcuno si trova nella malattia o soffre per un lutto le nostre parole possono risuonare vuote, persino insensibili, e per questo ottenere l’effetto contrario di quello consolatorio che avremmo voluto.

La Bibbia stessa afferma che “c'è un tempo per ridere e uno per piangere, un tempo per seminare e uno per raccogliere”, quindi dobbiamo sempre essere molto attenti a come parliamo ed agiamo;

così come Dio rispetta le nostre emozioni ed i nostri tempi di tristezza, anche noi dobbiamo rispettare il prossimo, senza dare consigli affrettati e non richiesti;

così come Geremia fu frainteso dai suoi contemporanei, anche noi, se non siamo accorti nell’usare la Parola di Dio, potremmo ottenere l’effetto contrario, ossia una manifesta incomprensione.

Cari fratelli in Cristo, dobbiamo imparare che non siamo noi che possiamo consolare chi sta soffrendo con le nostre parole umane, ma come il testo di oggi ci fa comprende, soltanto Dio Onnisciente e pieno d'amore può dire a chi soffre: c'è speranza!

Non saranno le nostre parole che potranno incoraggiare qualcuno a non piangere, a superare il dolore, ma unicamente Dio può farlo, infatti, Egli ha stabilito un tempo quando il male non sarà più, e soltanto Gesù ha provveduto il rimedio eterno al peccato che è la vera fonte di ogni dolore umano.

Allora, piangere può anche risultare uno sfogo benefico in talune circostanze, sfogo a cui non è sempre necessario sottrarci, quello che però occorre sapere è che Dio ha provveduto il mezzo per asciugare le lacrime di ognuno di noi;

che le Sue consolazioni possono darci la pace e riempirci di speranza in qualsiasi situazione e avversità. Allora cari fratelli in Cristo, nella sofferenza guardiamo sempre alla ricompensa data a chi ha fede in Cristo, eleviamo lo sguardo a Colui che è morto per noi ed è anche risorto per noi;

guardiamo a Lui con fede e sarà più facile trattenere le lacrime! AMEN