Due modi di essere Chiesa

Esistono almeno due possibili modi di “essere chiesa”, entrambi ispirati dalla Bibbia e perciò legittimi da un punto di vista teologico, nondimeno in contrasto tra loro, quando sono portati alle estreme conseguenze, anziché composti e integrati tra loro.

Il primo modo, o la prima visione di chiesa, che potremo chiamare “aperta” si ispira all'insegnamento Evangelico che afferma: “nessuno è giusto e tutti siamo peccatori, ma allo stesso tempo, la grazia di Dio è un dono fatto a tutti gli uomini che accolgono il Signore come loro salvatore”.

Poiché nessuno è giusto, nessuno è salvato per meriti, ma soltanto per grazia, nessuno potrà dirsi giusto davanti a Dio, ma sempre e soltanto giustificato in Cristo.

Se è Cristo che ci giustifica, noi siamo e saremo sempre peccatori giustificati, perché come ci ha detto Gesù, lui non è venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori.

Secondo questa visione, la chiesa è il luogo (in senso figurato) dove Dio accoglie i peccatori e li giustifica per mezzo della loro fede, perciò la chiesa è per sua natura aperta all'accoglienza di tutti, nessuno escluso, poiché nessuno è senza peccato, tutti hanno bisogno del perdono di Dio, e Dio offre il suo perdono a tutti coloro che si pentono e hanno fede in Gesù Cristo.

La seconda visione di chiesa, che potremo chiamare “degli eletti” si ispira sempre all’insegnamento che ci dice: “chiunque avrà creduto in Gesù Cristo sarà salvato, e perciò il peccatore che si pente del suo peccato e accetta Cristo come suo salvatore, per fede è giustificato e quindi salvato, ed entra automaticamente nel numero degli eletti”.

La chiesa diventa allora la comunione dei credenti, ma anche quella degli “eletti”, in contrapposizione al resto del mondo (i non credenti, coloro che non hanno risposto alla chiamata).

La chiesa secondo questa visione è il luogo dove i peccatori sono già stati salvati; chi è dentro è salvato, mentre chi è fuori non lo è. Anche se la chiesa è aperta a far entrare tutti coloro che vogliono entrare, chi sta dentro si sente già col Signore e tende a formare un “gruppo chiuso”, nettamente separato dal resto del mondo, secondo l'insegnamento di Gesù che spiega come i suoi discepoli sono nel mondo, ma non sono del mondo.

La prima visione di chiesa è quella che generalmente troviamo nelle chiese (evangeliche) storiche, mentre la seconda è più diffusa nelle chiese evangelicali.

Queste due visioni, tuttavia, dovrebbe coesistere in tutte le chiese e non formare oggetto di separazione tra di loro, poiché l'estremizzare l'una o l'altra, riduce la portata del messaggio evangelico, quando non rischia di snaturarne anche il contenuto.

Quali soni i rischi impliciti nelle due visioni prese separatamente (contrapposte) ed estremizzate?

Nel primo caso il rischio è quello di relativizzare il messaggio; accade nelle chiese storiche che l'apertura, la tolleranza, la disponibilità all'accoglienza senza pregiudiziali, porti ad accettare all'interno delle chiese anche dei comportamenti e delle teologie che nella sostanza sono in contrasto con l'insegnamento evangelico. Nelle chiese evangeliche storiche assistiamo spesso che, nel nome della libertà, questa “apertura” diventi davvero occasione di caduta, come ammoniva l'apostolo Paolo. Accettare il peccatore a volte equivale a tollerare anche il peccato, per non suscitare una reazione negativa nelle persone che nel mondo civile guardano con interesse alla chiesa.

Così abbiamo casi di persone che si sono avvicinate alla chiesa non per ricercare Gesù, la sua grazia e la comunione fraterna, bensì per motivi di tutt'altro genere, che poco hanno a che vedere con la fede cristiana, ma che sono stati accolti nel nome della tolleranza e della libertà, portando tuttavia seri problemi di varia natura alle chiese stesse.

Nel secondo caso, il rischio è quello di creare delle comunità chiuse e intolleranti, che finiscono per sostituirsi a Dio nel giudizio, trascurando il messaggio universale d'amore che Gesù ha portato.

I membri delle chiese, proprio perché giustificati da Cristo si sentono spesso autorizzati a giudicare gli altri, coloro che ancora non hanno accettato Cristo nella loro vita, ma che, solo Dio lo sa, lo potranno accettare più avanti, in un momento successivo. Spesso queste chiese diventano una sorta di “club esclusivo” dove per entrare il peccatore è vagliato e giudicato, anziché accolto amorevolmente; spesso in queste chiese ci si dimentica che giustificato non vuol dire giusto; uno soltanto è il giusto, il Signore, e uno solo può giudicare, il Signore. Il giustificato non è giusto e non può giudicare; come ci insegna Gesù, soltanto chi è senza peccato può scagliare la prima pietra... ovvero nessuno!

In queste chiese regna talvolta uno spirito integralista, piuttosto che uno spirito di accoglienza e apertura, e per proteggersi dal mondo con le sue molte contaminazioni, queste chiese finiscono per chiudersi in loro stesse, dimenticando che, se è vero che il credente non è del mondo, è e deve stare continuamente “nel mondo” (in contatto col mondo) per agire in nome di Cristo e del suo evangelo.

Le due visioni di chiesa si devono allora integrare e completare a vicenda; la chiesa deve rimanere una comunità aperta all'accoglienza di tutti, perché questo è il ruolo che il Signore le ha destinato; finché rimaniamo su questa terra siamo e saremo sempre e soltanto peccatori giustificati, e la giustificazione l'abbiamo avuta per fede in Gesù Cristo (che è un dono di Dio), non è stato né merito né opera nostra, ma soltanto l'intervento divino ha convertito il nostro cuore al Signore. La chiesa degli eletti è quella che vedremo nel regno dei cieli, e anche se in spirito già possiamo gustare la comunione con il Signore, è presto per chiuderci in noi stessi, con la valigia già preparata e pronta per “il giorno del rapimento del Signore”!

E tuttavia la chiesa deve rimanere la comunione dei santi, dove il centro non può essere che Cristo e la sua parola. Pensare che si possa venire in chiesa per fare cultura, politica, spettacolo o quant'altro è una deviazione dal messaggio cristiano, che rischia di portare i credenti lontano dal punto focale del messaggio evangelico. Una chiesa aperta e accogliente, non vuol dire un luogo dove ognuno entra e fa quello che vuole nel nome di una libertà mal interpretata.

Anche la carità cristiana non è mai fine a sé stessa, ma sempre in funzione della salvezza offerta da Dio agli uomini; Gesù faceva miracoli, guariva, sfamava e quant'altro perché era il segno che la fede in lui apriva le porte alla salvezza in tutti i suoi aspetti, anche quelli materiali, ma prima di tutto era la salvezza spirituale che Gesù portava.

È quindi necessario che le chiese evangeliche storiche e quelle evangelicali rivedano le loro parzialità e imparino le une dalle altre per realizzare una chiesa dove le due visioni si compongono in una comune opera per la testimonianza evangelica;

per essere molto “brutali” dobbiamo dire alle chiese storiche: “Imparate a lodare maggiormente il Signore, a insegnare i suoi precetti e diffondete l'evangelo senza paura di urtare la sensibilità di qualcuno, perché il messaggio evangelico è sempre scandalo e pazzia per il mondo, non potrete annunciarlo e allo stesso tempo sperare di andare d'accordo con il mondo”;

alle chiese evangelicali diciamo invece: “Imparate ad aprire le vostre porte a chi vuole entrare, senza la pretesa di giudicare coloro che Dio approva e quelli che Dio respinge, perché questo è il compito esclusivo di Dio, voi accogliete tutti senza distinzione, e lo Spirito Santo che soffia, farà il resto. Non pensate di essere giusti, ma soltanto giustificati, e come tali non pensate già di essere nel regno dei cieli, ma di dover ancora lavorare molto su questa terra, perché anche se non siete del mondo siete ancora nel mondo”.