Entra nell'arca

Testo: Genesi 7:1-5

 

In questo testo biblico sono contenuti due testimonianze molto importanti per un credente:

la prima ci mostra l’importanza dell’avere fede in Dio in ogni circostanza, anche quelle più estreme;

la seconda riguarda il ruolo della famiglia, nella vita del credente in primis, ma della stessa specie umana più in generale.

Noè era stato avvisato da Dio circa la sua intenzione di punire l’umanità ribelle con un grande diluvio, e quindi gli aveva richiesto di costruire una grande arca per mettersi in salvo.

Di fronte ad una tale richiesta, Noè ubbidisce; ubbidisce contro ogni logica umana, possiamo ben notare.

In primo luogo la costruzione di un’arca richiedeva un tempo e un impegno lavorativo ed economico notevole, e sicuramente per Noè, benché fosse un Patriarca e possedesse beni a sufficienza per realizzarla, tuttavia non era un impegno di poco conto, inoltre, costruire un arca gigantesca in un luogo così lontano dal mare, agli occhi di chiunque lo avesse visto, sarebbe sembrato un segno di pazzia, e Noè sarebbe diventato oggetto di scherno da parte degli altri, che evidentemente non avrebbero mai creduto alla possibilità di un futuro diluvio, per quanto Noè stesso li avesse informati della decisione di Dio di punire l’arroganza umana.

Contro ogni evidenza umana però, Noè da ascolto alla parola di Dio; ripone in Lui la sua fede più completa e costruisce quell’enorme arca che dovrà poi contenere lui, la sua famiglia e anche le famiglie animali della terra, affinché siano scampate dal diluvio.

Ed ecco la seconda testimonianza: Dio chiede a Noè di entrare nell’arca, ma non da solo, ma con tutta la sua famiglia; qui è chiaro il ruolo della famiglia per ogni credente.

Il credente non si salva da solo, lasciandosi alle spalle la sua famiglia, ma viene salvato da Dio insieme ad essa, come ci è anche testimoniato in Atti 16:31 “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”.

Noè, ubbidendo alla voce di Dio, lavorò per lungo tempo alla costruzione dell’arca, riponendo in Dio la sua piena fiducia, senza guardare al giudizio del mondo che si faceva beffa di lui, ma sempre con lo sguardo sul risultato finale: “La salvezza della sua famiglia”. Noè aveva afferrato che fare la volontà di Dio non si sarebbe rivelato vitale soltanto per la sua persona, ma anche per il destino di quelli che maggiormente amava.

Il Signore si prende cura di tutti quelli che noi amiamo, se noi riponiamo in Lui la nostra piena fiducia e operiamo secondo il suo volere e le sue direttive; ed è proprio il nostro operare che può diventare fonte di benedizione o maledizione per noi e per i nostri cari.

Nella nostra famiglia, con le nostre decisioni, possiamo portare sollievo o preoccupazione, unire il focolare domestico oppure dividerlo. La vera vita della nostra famiglia dipende da quanto seriamente stimiamo “la Parola che Dio ci rivolge”.

Nell’arca però Dio fa idealmente entrare, oltre a Noè e ai suoi famigliari, tutte le famiglie di ogni specie animale, poiché accanto all’uomo nella creazione di Dio trovano posto altresì gli animali messi al servizio dell’uomo, e anch’essi vengono salvati affinché continuino a popolare la terra e fungere allo scopo per cui furono creati: nulla e nessuno viene infatti dimenticato da Dio!

Dio però esige da noi il rispetto della sua volontà, poiché se da un lato Egli si dimostra un Padre amorevole che non abbandona nessuno dei suoi figli e delle sue creature che a Lui si rapportano con fedeltà e onestà d’intenti, dall’altro il Signore è anche il dio severo che non esita a colpire duramente tutti coloro che si ribellano e non si pentono dei loro peccati;

se ai tempi di Noè il Signore disse: “sterminerò dalla faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho fatto…” con riferimento alla generazione malvagia che aveva tradito la sua parola, è altrettanto vero che quando arriverà il giorno del Giudizio Finale, tutti coloro che non si saranno, per allora, pentiti dei loro peccati e non avranno accolto la grazia per mezzo della fede nel Signore Gesù Cristo, saranno lasciati fuori dal regno celeste e: “Là ci sarà pianto e stridor di denti, quando vedrete Abraamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi ne sarete buttati fuori” (Luca 13:28), il che non sarà sorte migliore di quella toccata ai contemporanei di Noè che non riuscirono a entrare nell’arca.

Allora cari fratelli in Cristo, quando udiamo la sua voce che ci dice: “Entra nell’arca”, non esitiamo e non dubitiamo della sua parola, poiché noi sappiamo per fede che fuori dall’arca di Cristo non c’è salvezza! AMEN