Eroi non si nasce, si diventa!

esti: Apocalisse 21:5-8


Questo bel passo della Scrittura ha sempre affascinato i milioni di fedeli che, dopo aver letto, meditato e praticato la Parola di Dio nel corso della loro vita, si ritrovano simbolicamente al traguardo della stessa, pronti a ricevere il premio, proprio fidando sulle parole del Signore, che per bocca dell’Apostolo Giovanni, rilascia la sua ultima dichiarazione (promessa).

Come non gioire davanti a questa bellissima prospettiva della vita eterna con Gesù? Ogni credente vive la propria vita terrena, diremmo, “corre la sua corsa” (2 Tim 4:7), proprio, e solo, in prospettiva di questo traguardo: la vita eterna nel Regno dei Cieli.

Tutto bello allora? Tutto facile? Tutto scontato?

A sentire molte predicazioni in voga ai nostri giorni in molte chiese (liberal e moderniste) sembrerebbe di sì; la predicazione di costoro, (e credetemi ce ne sono molti che per accattivarsi i fedeli ormai secolarizzati, fanno questo tipo di predicazione della Scrittura), è tutta basata sull’amore di Dio e sulla sua grazia infinita che cade come una pioggia sulle teste di ogni uomo (sangue di Gesù Cristo) lavando via ogni peccato e assicurando salvezza per tutti. Detta in termini sportivi potremmo dire che la vita del credente non è più una gara, ma una “marcia non competitiva” dove non è tanto importante vincere, bensì basta solo partecipare. A questi moderni predicatori, alcuni anche molto illustri, o molto in alto nelle rispettive gerarchie ecclesiastiche, non sembra tanto importare che i credenti arrivino vincitori al traguardo del Giudizio di Dio, bensì che “facciano numero” durante la corsa terrena, per far vedere che la corsa che loro conducono ha successo, ossia che la loro predicazione abbia successo nella società civile, riscuotendo i consensi del mondo laico e della società secolare. Ma se poi così facendo non si arriva al traguardo fissato dal Signore?? Che importa! Tanto il dopo è diventato un argomento che attrae poco chi non crede, anzi è diventato proprio un argomento “tabù” nel mondo secolarizzato, perché è sintomo di vecchio, di superato, quando non anche di “politically scorrect!”.

La Scrittura per contro ci dice che l’albero si riconosce dai suoi frutti; e allora vedendo i frutti che tali predicazioni provocano negli uomini (chiese che si vanno svuotando, società edonista ed egoista dove soltanto l’IO conta, un falso buonismo dove della pietà è rimasta solo la forma ma non il contenuto – 2 Tim 3:5-, la diffusa ribellione dei figli ai genitori, un aumento delle violenze gratuite ed l’indifferenza diffusa verso gli altri, per non citarne che alcuni di questi frutti) possiamo capire che queste predicazioni sono fatte alla gloria del diavolo, piuttosto che non a quella di Dio!

Torniamo però al passo proposto oggi, alla nostra corsa per il Regno dei Cieli; notiamo che ci sono cinque parole, che spesso si trascurano, ma che invece chiariscono bene quale sia lo scopo di questa corsa: “Chi vince erediterà queste cose”. “Chi vince”, non “chi partecipa”! Il significato del testo è chiaro; la corsa che ci propone Gesù è una corsa “molto competitiva”, dove il premio andrà soltanto al vincitore, e che grande premio sarà! Non certo la medaglietta ricordo che viene data a tutti i partecipanti delle marce non competitive.

Prima però è bene chiarire cosa si intende per “vincere”, e “contro chi” dobbiamo vincere. Nella corsa del credente, lo stesso non corre contro gli altri credenti, ossia i suoi fratelli, bensì gareggia: “… contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” (Ef 6:12). Queste forze oscure che sono sotto il controllo del Principe di questo mondo, noi le incontriamo tutti i giorni della nostra vita sotto le svariate forme delle tentazioni di questo mondo e tutte sono usate contro di noi, per rallentare la nostra corsa e, se possibile, sviarla da nostro obiettivo, affinché non giungiamo al traguardo come vincitori in Cristo, ma ci rilassiamo lungo la via, trasformando la nostra corsa in una “marcia non competitiva” che segnerà la nostra inesorabile sconfitta.

Che cosa si vince, lo abbiamo detto: la vita eterna, ossia l’accesso al Regno dei Cieli col Signore, ma questo grande premio non è così facilmente raggiungibile. Così com’è impensabile conquistare una medaglia alle olimpiadi o battere il record del mondo in una qualche disciplina sportiva dedicandoci soltanto saltuari allenamenti, allo stesso modo non è pensabile vincere la corsa di Cristo dedicando a Lui soltanto pochi minuti di preghiera durante la giornata o qualche fugace visita in Chiesa la domenica! Non si arriva vincitori in questo modo; tutti dovrebbero saperlo per non rimanere poi delusi quando arriverà il momento delle premiazioni. Vincere la gara di Cristo è dura e richiede sacrificio e impegno oltre misura. Nella Bibbia abbiamo un elenco di eroi della fede che hanno dovuto superare grandi ostacoli ed hanno ricevuto il premio riservato ai vincitori. Una cosa è l'essere cristiano ed un'altra cosa essere vincitore. Vincere significa non soltanto vittoria ma anche combattimento. Marinai coraggiosi si diventa soltanto nelle tempeste. Grandi eroi si diventa nei conflitti e non nel riposo. Gli eroi e le eroine della storia non li troviamo in tempo di pace. Difatti la vera pace si può apprezzare soltanto dopo aver attraversato delle difficoltà.

Il nostro impegno costante e assoluto è necessario per giungere vincitori al traguardo, e tale impegno si concretizza nel porre in Gesù Cristo ogni nostra speranza, nel mettere la nostra vita interamente nelle sue mani e lasciare che sia Lui, attraverso il suo Spirito, a guidare la nostra corsa. In Gesù anche noi possiamo essere vincitori!

Con la sua guida noi saremo in grado di superare gli ostacoli, tutti gli ostacoli, che le potenze del mondo ci porranno davanti, se però fidiamo in Lui, e non sulle nostre forze soltanto. Le difficoltà che incontreremo nella corsa saranno molte, ma hanno tutte lo scopo di renderci più forti. Le giornate di pioggia sono indispensabili come le giornate di sole e le tempeste sono permesse da Dio con lo scopo di rinforzare, non di minacciare; per provare, non per distruggere, per metterci in grado d'avere fiducia in Lui e non per mettere in dubbio la Sua saggezza.

Confidiamo dunque nel Signore ogni giorno della nostra vita e affidiamola a Lui affinché ci sorregga e ci dia la forza di portare a termine la nostra corsa per entrare vincitori nel Regno dei Cieli. AMEN