Escatologia biblica: qual è i giusto atteggiamento per un credente?

 

La risposta a questa domanda non è sempre facile, poiché dipende da chi la pone, e soprattutto da chi fornisce la riposta.

Bisogna evitare di cadere nei due estremi: un eccessivo conservatorismo da un lato, e una posizione troppo radicale dall'altro. Due eccessi che distorcono il messaggio dell'Evangelo, e quindi il volere di Dio, per riflettere invece gli interessi delle Chiese, che spesso se ne servono per affermare la loro autorità (potere); in particolare quella Cattolica Romana, nel primo caso, e quelle Evangelicali Carismatiche nel secondo.

Il conservatorismo della Chiesa Cattolica Romana è tipico di chi vuole mantenere una posizione di potere terreno acquisita nel corso dei secoli; in termini commerciali potremmo dire che, avendo la Chiesa Cattolica Romana una “clientela storica”, fa di tutto per non perderla, ossia minimizza e/o esclude qualsiasi insegnamento biblico che porterebbe i credenti a mettere in discussione lo status quo.

È del tutto evidente che l'era Messianica porta con sé dei grandi cambiamenti, veri e propri sconvolgimenti, che faranno della Chiesa Cattolica Romana un inevitabile bersaglio, tenuto conto del suo modo di predicare l'Evangelo, non più aderente al dettato Biblico.

Per la Chiesa Cattolica Romana, l'era Messianica non è certo una speranza, o un tempo che si vorrebbe dietro l'angolo, ma al contrario è qualcosa che avverrà (se mai avverrà) soltanto in un lontanissimo futuro, o, per contro, qualcosa che è già qui ora, e quindi, che di fatto non cambia nulla, perché è lo status quo che la Chiesa stessa sta già gestendo, senza sconvolgimenti.

In buona sostanza tutto è saldamente nelle mani della gerarchia ecclesiastica e qualsiasi cambiamento non può avvenire senza il suo preventivo consenso, e comunque mai al di fuori dalla Chiesa stessa; come afferma il catechismo cattolico: “Fuori dalla Chiesa Cattolica-Romana non c'è salvezza”!

Per le Chiese Evangelicali, al contrario, l'era Messianica è alle porte, proprio dietro l'angolo, e il tempo si assottiglia sempre più, prima che Cristo ritorni sulla terra a prendere possesso del Regno, e giudichi il mondo. Il mondo è condannato per gli Evangelicali, e le Chiese Evangelicali sono le sole che possono mettere il credente al riparo dall'imminente ira di Dio.

Sempre in termini commerciali, potremo dire che le Chiese Evangelicali hanno una politica commerciale di forte espansione verso una nuova clientela potenziale, da acquisire in fretta, e la motivazione che usano è proprio l'urgenza di fronte al cambiamento. La fine del mondo è imminente, forse oggi stesso: “Affrettatevi a venire da noi, o rimarrete fuori dal Regno dei Cieli”! Sembrano dire queste Chiese.

Sia il conservatorismo cattolico, sia il radicalismo evangelicale, tuttavia, sono in contrasto con il messaggio biblico, specialmente quando sono sfruttati da queste Chiese, non per la gloria di Dio, bensì per mantenere (cattolici) o acquisire (evangelicali) potere terreno sui credenti.

La Bibbia ci dice che mille anni sono come un giorno per il Signore! Che cosa significa questo? Significa tempi lunghi, e tuttavia, non infiniti. Il giudizio, è ben vero, che può avvenire domani, come fra mille anni o più, così com'è vero che prima o poi avverrà. Il buon senso dovrebbe insegnarci che, a duemila anni dalla morte di Gesù Cristo (con almeno un'ottantina di generazioni di credenti che si sono succedute sulla terra nel frattempo), non sia così importante quando verrà l'ultima generazione, ma piuttosto è importante che ciascun credente sia pronto ad affrontare il Giudizio, sia se il credente farà parte dell'ultima generazione (cosa poco probabile, anche se non impossibile), sia di una delle tante generazione intermedie (cosa molto più probabile, ma non sicura al cento per cento!)

La mia scelta di fede non deve perciò essere condizionata dal fatto che sarò/non sarò parte dell'ultima generazione; non sarà la storia millenaria dei cattolici che mi salverà dal giudizio, anche se passeranno altri duemila anni prima che ciò accada, perché io il Giudizio di Dio lo dovrò comunque affrontare personalmente alla fine della mia vita terrena;

allo stesso modo non sarà l'arrivo improvviso del giorno del Signore, domani stesso, che mi impedirà di salvarmi, se non aderirò ad una chiesa Evangelicale oggi stesso.

La mia salvezza dipenderà sempre dalla grazia di Cristo, che per fede avrò accolto come mio Salvatore; certo prima lo faccio, meglio sarà, e sicuramente prima della mia fine (molto certa e sempre vicina), piuttosto di attendere quella del mondo (altrettanto certa, ma probabilmente più in là nel tempo!)

Concludendo: sapendo di dover morire un giorno (più o meno vicino), un credente, di fronte al Regno di Dio, avrà la durata della propria vita per predisporsi. Prima sarà, meglio sarà, ovviamente, senza tuttavia pensare alla fine imminente delle Chiesa Evangelicali, piuttosto che alle certezze secolari della Chiesa Cattolica Romana, ma sempre pensando che la mia vita la devo spendere per il Signore per essere alla fine pronto a prendere parte al suo Regno.