Evangelizzazione

Testi: Atti 8, 26-39

 

Il testo proposto oggi ci parla di una conversione, una delle molte conversioni del Nuovo Testamento, che tuttavia è diversa dalle altre per alcuni aspetti, e più delle altre riveste per noi oggi una notevole importanza.

Se esaminiamo questa lettura vi troviamo due protagonisti:

- da una parte Filippo, che non è il Filippo Apostolo, com’è specificato all’inizio del capitolo 8, bensì un Diacono, cioè uno dei tanti discepoli di Gesù,

- dall’altra un ministro della regina d’Etiopia.

Cominciamo proprio da quest’ultimo e cerchiamo di capire chi è questo personaggio.

La Scrittura ci dice che è un alto funzionario della regina d’Etiopia, per la precisione il sovrintendente di tutti i suoi tesori; oggi lo potremo definire come “il Ministro del tesoro del Regno d’Etiopia”.

Già da questo possiamo capire che non si tratta di uno dei tanti poveri cui Gesù Cristo normalmente rivolgeva la sua predicazione, bensì di un personaggio importante e senza dubbio anche ricco.

La Scrittura ci dice anche che non era un Ebreo, bensì uno straniero, e per di più uno straniero che veniva da molto lontano; L’Etiopia dista circa 4.000 km dalla Palestina, e se si considerano i mezzi di comunicazione di allora, percorrere questa distanza richiedeva un lungo viaggio.

Nonostante tutto, quest’Etiope “era venuto a Gerusalemme per adorare”.

Abbiamo quindi di fronte uno straniero, ricco e potente, che tuttavia si è sobbarcato un viaggio lungo, faticoso e molto probabilmente anche pericoloso, al solo scopo di adorare Dio in Gerusalemme.

Non c’è dubbio, si tratta di una persona che ha una profonda fede, anche sulla via del ritorno lui legge le Sacre Scritture, il profeta Isaia, proprio nel passo in cui viene predetta la morte di Gesù Cristo.

Tuttavia, pur spinto da una grande fede e da un gran desiderio di incontrare Dio che l’ha condotto così lontano dalla sua casa e dal suo paese, e nonostante abbia soggiornato a Gerusalemme compiendo il rito di adorazione al Signore Dio, lui se ne sta tornando a casa senza capire il significato delle Sacre Scritture che sta leggendo.

Per lui quel passo di Isaia è rimasto oscuro, vorrebbe capire ma, per quanto si sforzi, da solo non ci riesce!

A questo punto però, un angelo del Signore interviene e si serve di un discepolo del Signore Gesù Cristo: Filippo!

A Filippo viene ordinato di recarsi ad incontrare quest’Etiope, Filippo si alza e va, ed esegue l’ordine del Signore.

Giunto a destinazione guidato dallo Spirito Santo, chiede all’Etiope, immerso nella sua lettura, se ne capisce il significato.

L’Etiope risponde. “E come potrei se nessuno mi guida?”

Su questa domanda cari fratelli in Cristo, dobbiamo fermarci a riflettere perché tutto questo brano della Scrittura ruota intorno a questa domanda fondamentale:

E come potrei se nessuno mi guida?”

Noi oggi dobbiamo chiederci: chi è per noi l’Etiope della scrittura?

Chi è che oggi sente il bisogno di incontrare e convertirsi a Cristo?

A chi si deve rivolgere oggi la nostra opera di evangelizzazione?

L’angelo del Signore allora mandò Filippo a portare la parola di Cristo ad un Etiope che desiderava ardentemente d’incontrare Cristo, oggi noi credenti, come Filippo allora, siamo mandati dal Signore Gesù Cristo ad incontrare coloro che consapevolmente o inconsapevolmente hanno bisogno della sua Parola di vita!

Le nostre chiese, oggi come ieri, sono impegnate ad annunciare l’Evangelo a tutti coloro che si trovano nella sofferenza, nel bisogno, nella povertà, nel dolore, nella malattia e nella solitudine perché questa è la volontà che ci ha espresso Gesù Cristo.

Ai nostri giorni tutte queste condizioni tendiamo a vederle sempre più spesso nei nostri fratelli che arrivano in Italia dai paesi distrutti dalle guerre e dalla violenza, o più semplicemente colpiti dalla povertà.

Questo è senza dubbio vero; noi possiamo dirci fortunati per il benessere che abbiamo, quindi ci sembra del tutto naturale che le nostre chiese si occupino prioritariamente di portare la nostra solidarietà ai nostri fratelli meno fortunati di noi!

Ora però domandiamoci: è questa l’unica via che Cristo ci ha indicato?

I bisogni materiali sono sì importanti, ma è solo chi ha fame e ha sete che ha bisogno di Cristo?

L’Etiope che Filippo ha incontrato certo non era, né povero, né affamato, e né tantomeno scappava dal suo paese perché perseguitato; eppure il Signore ha voluto che Filippo andasse da lui per annunciargli la parola di salvezza!

Noi evangelici siamo una piccola minoranza in un paese del ricco nord del mondo, un paese però in cui non mancano di sicuro i problemi. Certo non possiamo pretendere di risolverli da soli con le nostre esigue forze, tuttavia, proprio per la fede in Cristo che ci anima e ci guida, noi possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo laddove è più necessario ed è più proficuo.

Noi abbiamo nella parola viva di Cristo un tesoro ineguagliabile, questa è la nostra forza e la nostra ricchezza e questo deve essere il nostro contributo nella società.

Sappiamo bene che purtroppo le nostre finanze non sono floride; ogni anno le nostre chiese faticano a trovare i mezzi sufficienti per mantenersi e mantenere i pastori e le attività.

Non è quindi con il denaro che possiamo seriamente pensare di contribuire per i nostri fratelli che si

trovano nel bisogno, è un bel gesto che però rimane assolutamente simbolico, una goccia nel mare!

Usiamo invece il tesoro della Parola di Cristo! Lì possiamo fare veramente tanto, perché, se la maggioranza della società in cui viviamo abbonda in beni materiali, di cui le nostre chiese scarseggiano, quella stessa società è immensamente povera della Parola di Cristo, di cui noi abbiamo invece ricevuto in dono con abbondanza!

Quante persone ci sono intorno a noi che si sono allontanate da Cristo, nel senso che dopo aver ricevuto il battesimo da bambini (quasi sempre nella Chiesa Cattolica Romana) si sono poi lasciati sopraffare dai tanti pensieri e preoccupazioni per le cose di questo mondo?

Oggi molte di queste persone hanno raggiunto delle posizioni invidiabili nella società, sono stimate dai loro vicini, hanno un ottimo lavoro, una bella casa, l’ultimo modello di automobile; insomma possiamo dire che sono persone realizzate secondo gli standard comuni, eppure, nonostante abbiano raggiunto questa “apparente felicità”, oggi sentono che nella loro vita c’è un enorme vuoto che nessuna di queste cose riesce a colmare!

Quante persone ci sono attorno a noi che vorrebbero arrivare alla pienezza che solo la grazia di Cristo può dare, ma non ci riescono perché non c’è nessuno che li guidi ad incontrare Cristo?

Pensate a tutte quelle persone che cercano di dare un significato alla loro vita, chi rivolgendosi alle filosofie orientali, chi a forme di esaltazione collettiva, chi attraverso esperienze le più diverse e a volte devastanti!

Sempre più persone in questi tempi avvertono questo bisogno, a volte senza rendersene conto, ma purtroppo quasi sempre senza riuscire a trovare una soluzione reale.

Ecco che li possiamo sentire oggi pronunciare le stesse parole del ministro Etiope:

“E come potrei se nessuno mi guida?”

Cari fratelli in Cristo, oggi le nostre chiese devono essere pronte a spalancare le porte su questa realtà che ci circonda, è qui che possiamo e dobbiamo dirigere la nostra opera, perché è qui che possiamo fare veramente tanto!

Ognuno di noi oggi può essere un nuovo Filippo per portare la conoscenza di Cristo nostro Salvatore ad un altro fratello che ha bisogno di una guida per ritrovare la strada in Cristo!

Ascoltiamo perciò la voce di Cristo che ci chiama ad andare; lasciamoci guidare dall’angelo del Signore e diventiamo noi stessi le guide per coloro che ricercano Cristo, così come ha fatto il discepolo Filippo!

Filippo, ci dice la Scrittura, comunicò all’Etiope il lieto messaggio di Gesù, lo guidò nella comprensione della Scrittura fino a che all’Etiope non fu chiaro quello che stava cercando e disse: “che cosa mi impedisce di essere battezzato?”; “se tu credi con tutto il cuore è possibile” gli disse allora Filippo, e l’Etiope rispose con la frase che da sempre più persone ci dobbiamo augurare di sentir pronunciare in questa nostra comunità:

“Io credo che Gesù Cristo è il figlio di Dio” AMEN