Fare la volontà di Dio
E' possibile ascoltare la meditazione direttamente da questo link:
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Giudici: 17:1-6
Cari fratelli in Cristo, vi siete mai chiesto perché Dio abbia prescritto una serie di comportamenti agli uomini?
Comportamenti che alle volte ci risulta difficile da tenere o persino contrari a quello che sarebbe la nostra naturale inclinazione?
Per rispondere a queste semplici domande, pensiamo a quando noi, genitori, chiediamo ai nostri figli di tenere un determinato comportamento, che a loro appare altrettanto difficile e ben poco piacevole da seguire.
Forse che noi vogliamo male ai nostri figli?
Forse che noi li vogliamo costringere a fare qualcosa per il nostro semplice diletto?
Forse che la nostra esperienza di genitori adulti non sia in grado di insegnare ai nostri figli ciò che è meglio per loro?
E’ evidente che a queste domande è semplice rispondere che non sono certo questi i motivi che ci muovono verso i nostri figli!
Ora fratelli possiamo essere altresì certi che anche Dio, quando ci chiede, o ordina, di tenere un dato comportamento, lo fa per il nostro bene, perché ci ama più di ogni altra cosa, e perché sicuramente nessuno in quanto a conoscenza, sapere e saggezza potrebbe mai essere paragonato a lui.
Allora perché non lo ascoltiamo e non facciamo ciò che ci chiede?
Perché invece ci ostiniamo a seguire la voce dell’avversario e a peccare?
L’istinto di ribellione è sempre presente in noi, e se seguiamo il desiderio della nostra carne, ci porta a peccare, ritenendo il peccato migliore rispetto all’ubbidienza alla volontà di Dio.
Ma, ahimè, questo è ben lontano dalla realtà! Quando noi ci allontaniamo dalla volontà di Dio rifiutando di seguire le sue regole, inevitabilmente ci cacciamo nei guai.
Nel brano proposto oggi, la vicenda di Mica, è un chiaro esempio di come allontanandosi dalla volontà di Dio si finisce per errare.
Nel brano infatti è altresì detto che: “In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio”, laddove la figura del re era vista come quella del governo posto da Dio alla guida del popolo che doveva promulgare la legge affinché il popolo fosse ben governato.
Senza re, quindi senza colui che faceva la legge e la faceva rispettare, si era di fronte ad una sorta di “anarchia” dove ognuno faceva quello che gli pareva meglio, con tutte le conseguenze negative del caso.
Ora, se la legge del re stabilisce le norme civili di comportamento da seguire, parimenti la legge di Dio, dovrebbe sempre essere il nostro faro nella via spirituale, in mancanza del quale il nostro egoismo di natura rischia di prendere il sopravvento e di portarci fuori strada.
All’epoca dei Giudici in Israele "Ognuno faceva quello che gli pareva meglio", ossia la loro filosofia era: "Non dirmi quello che devo fare!", filosofia che purtroppo ancora oggi è seguita da coloro che non affidano a Dio la guida della propria vita.
Questa “norma di vita”, però, lascia la persona fuori controllo, totalmente in balia della sua carnalità, e così facendo tutti possiamo diventare dipendenti da qualcosa: dal cibo, dal denaro, dal sesso, dalla droga, dall'alcol, dalla fama, dalle cattive compagnie, dal potere, dalla mania del lavoro, ecc.
La Scrittura afferma: "Il peccato che così facilmente ci avvolge" (Ebrei 12:1), e che quando ci attacca è facile cedergli; infatti, soltanto riconoscerlo come peccato ci permette di vincerlo.
L'umiltà e la sincerità di riconoscere la nostra disubbidienza alla volontà di Dio e chiedere il suo necessario aiuto, invocando la Sua grazia e il Suo perdono, costituiscono la chiave per spezzare le catene del peccato e riportare la vittoria nel Nome e per i meriti di Gesù.
Ora cari fratelli in Cristo, soltanto chi ha realizzato il perdono dei propri peccati, vive secondo la volontà di Dio, e realizza quindi la benedizione della presenza di Gesù, vivendo insieme a Lui e sperimentando altresì quello che la Scrittura definisce come le "ricchezze della grazia". AMEN.
