Fede v Religione

I termini “Fede” e “Religione” sono spesso usati come sinonimi, ma non sempre sono la stessa cosa, così come non è facile spiegare quale sia la differenza.

Per farlo al meglio cerco di partire proprio dall’inizio, quando un tale Gesù di Nazareth, all’incirca duemila anni fa, apparve in Palestina, allora dominata politicamente dai Romani, mentre dal punto di vista religioso, dai sacerdoti ebraici, che gestivano il culto e il luogo dov’esso era praticato: il Tempio (per fare un paragone con la religione Cattolica lo potremmo identificare con il Vaticano di oggi).

Questo Gesù di Nazareth, cominciò a girare per il paese predicando il ravvedimento dei peccati, e annunciando la salvezza eterna per tutti coloro che avessero avuto fede in lui (nel suo Evangelo) essendosi lui stesso identificato (secondo gli scritti profetici della religione ebraica) non solo con il Messiah d’Israele, ma anche con il figlio di Dio! Affermazione quest’ultima molto azzardata e anche compromettente per l’epoca; tuttavia, Gesù di Nazareth ha dato ampia prova della sua origine divina con una serie di segni miracolosi pubblici, che nessun altro uomo avrebbe potuto compiere, se la mano di Dio non fosse stata sopra di lui.

Alcuni uomini e donne del tempo credettero in lui, alla sua parola, e sulla scorta dei segni potenti che aveva compiuto davanti ai loro occhi, lo seguirono, riponendo in lui la loro fede.

Questo suo comportamento però non suscitò la generale approvazione del popolo ebraico del tempo, che nonostante i segni comprovanti la sua parola, rifiutarono di avere fede in lui; in questo sobillati dall’apparato religioso (i sacerdoti del Tempio, i dottori della Legge e anche le varie componenti dell’intellighenzia religiosa, primi fra tutti quella molto importante dei Farisei).

Ora, chi ha seguito Gesù al tempo in cui è stato vivo tra la sua gente, e poi i suoi discepoli dopo la sua morte (risurrezione e ascensione al cielo), lo ha fatto fidando solamente nella sua promessa di perdono dei peccati da parte di Dio, della risurrezione all’ultimo giorno e della vita eterna col Signore Gesù Cristo nel suo Regno celeste.

Davvero una bellissima prospettiva futura, che però nulla offriva per il tempo presente; anzi, al tempo presente questa “fede in Gesù Cristo figlio di Dio”, tutto portava salvo che dei vantaggi (materiali).

Dapprima, i custodi della religione ebraica (sulla quale aveva operato Gesù), temendo di perdere consenso (e quindi potere) tra il popolo ebraico, hanno cominciato fin da subito a contrastare prima Gesù (fino a farlo processare e condannare a morte), e poi i suoi seguaci; alla luce di questo, avere fede in Cristo, ovvero seguire la nuova via cristiana, era un atto che non portava alcun vantaggio immediato, ma invece comportava il rischio di perdere la propria vita terrena, in cambio soltanto di una promessa di vita beata futura, di cui però Gesù di Nazareth non forniva né prove, né certezze: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Mt 16:25 ). Ecco dunque che cosa significa avere fede, che cosa è veramente la fede: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”. (Eb 11:1).

Visti gli insuccessi ottenuti col popolo ebraico, i discepoli di Gesù (Apostoli) hanno pensato bene di rivolgersi ai pagani, ovvero i cd “gentili”, e in questo caso hanno avuto un certo riscontro positivo, perché diversi pagani si sono convertiti, accogliendo la fede cristiana, al posto di uno dei tanti credi pagani in voga (e approvati) nell’Impero Romano.

Anche qui però i vantaggi per chi accoglieva questo nuovo credo erano soltanto futuri, dopo la morte, perché al tempo presente, ben presto anche questi ex pagani convertiti, furono oggetto di persecuzioni da parte delle autorità romane, che vedevano di malocchio questo nuovo “credo cristiano” perché ammettendo un solo Dio, non solo rompeva con la tradizione pagana dell’Impero, ma rifiutava per questo di onorare l’imperatore come una divinità. Quindi cominciarono ben presto le persecuzioni dei neocristiani in tutto l’impero, che molto spesso furono passibili di morte.

Quindi anche in questo caso la fede cristiana, riposta in Cristo quale figlio di Dio, non portava nessun vantaggio immediato, ma anzi era soltanto fonte di guai; avere fede in Cristo dunque era un atto che muoveva dallo spirito e dal cuore, ma non certo dalla mente reazionale, perché qualsiasi altro credo dell’impero (persino quello ebraico) comportava maggiori vantaggi e minori rischi per la propria incolumità personale!

Chi sceglieva di farsi cristiano compiva un autentico “atto di fede”, ed era mosso solo dal sincero desiderio di servire Dio tramite Gesù Cristo; questo è andato avanti per circa due secoli e mezzo, durante i quali la fede cristiana è rimasta all’indice, e chi la professava, lo faceva a suo rischio e pericolo.

Un bel giorno però, un certo imperatore Costantino, resosi conto che ormai nel suo impero c’erano moltissimi suoi sudditi che segretamente praticavano il culto cristiano nonostante le persecuzioni, decise che forse era meglio “legalizzare” il culto cristiano e, perché no, farlo anche diventare “religione ufficiale dell’impero” (quindi religione di stato).

A questo punto che cosa è cambiato?

Per i credenti, quelli veri, soltanto il fatto che da quel momento potevano pregare e professare il loro culto apertamente, senza più temere le persecuzioni, e per questo lodarono Dio, ringraziandolo per la sua benevolenza.

Tuttavia, se fino a quel momento il cristianesimo era soltanto una fede interiore dei credenti, benché condivisa e vissuta in comunità segrete (chiese), con l’ufficializzazione del culto cristiano, ecco che nasce anche il cristianesimo come religione; ovvero, se prima essere cristiani era un atto di fede, compiuto soltanto da coloro che erano sinceramente toccati dall’appello al ravvedimento lanciato da Gesù Cristo, contro ogni interesse immediato, con il cristianesimo diventato religione ufficiale di stato, ecco che cominciano ad arrivare anche “gli aiuti di stato”. L’Impero Romano, diventato cristiano, adesso “impone” a tutti i suoi cittadini di convertirsi al cristianesimo, ma non più nel senso di avere una sincera conversione al Signore, bensì di accettare di praticare i riti che la religione cristiana (la chiesa) riconosce ed impone ai suoi fedeli. Questo in cambio anche di notevoli vantaggi immediati di ordine materiale, e non solo spirituali.

Il cristianesimo, diventato religione, si sdoppia; a nessuno è negato di continuare a mettere la propria vita futura nelle mani di Gesù Cristo e seguire il suo messaggio con tutto sé stesso (come richiesto dal comandamento dell’amore verso Dio), ma questa diventa una questione intima e personale che ogni cristiano può scegliere oppure no. Quello che diventa un obbligo per tutti invece è di ubbidire ai dettami (terreni) della Chiesa, che regola la vita (terrena) del credente attraverso una serie di prescrizioni, formalità, dogmi, tradizioni e riti che col passare del tempo si vanno formando e aggiungendo all’insegnamento originario della predicazione di Gesù, e che sono oggi riconosciuti come “la tradizione della Chiesa” aventi (nella Chiesa Cattolica) lo stesso valore della Scrittura.

Da quel giorno in poi, essere cristiani, ossia essere dei credenti, poteva voler dire, sia essere un fedele di Gesù Cristo, sia un fedele della religione cristiana (chiesa), o entrambe le cose. Dal punto di vista formale fede e religione (cristiana) sono di fatto diventati sinonimi, ma nella sostanza le due condizioni possono anche essere molto diverse.

Solanto Dio conosce i cuori degli uomini, anche se la Bibbia ci dice che “l’albero si riconosce dai suoi frutti” e che, parimenti, “molti sono i chiamati ma pochi gli eletti”, riferendosi ai primi, come coloro che professano la religione cristiana, mentre ai secondi, soltanto a quelli che anche hanno la fede cristiana nel proprio cuore.

Anche questa distinzione però è motivo di dibattito perché, la Chiesa (Cattolica Romana) al pari dell’antico Sinedrio Ebraico ai tempi di Gesù, è prima di tutto un organo di potere terreno (temporale) e l’aspetto spirituale passa sovente in secondo piano. Oggi, come ieri, gli uomini religiosi sono portati ad esempio dalla Chiesa, ma quelli graditi a Dio sono soltanto gli uomini di fede, e questi sono sempre stati un numero esiguo, almeno se guardiamo ai risultati (ai frutti) prodotti sulla terra da coloro che si definiscono genericamente “cristiani”, la maggior parte, a quanto pare, sono sì di religione cristiana ma non di fede cristiana, perché durante i passati secoli di storia, in nome di Dio sono state commesse tutte le atrocità possibili, però sicuramente totalmente avulse al messaggio di amore e pace lasciato da Gesù Cristo ai suoi (veri) fedeli.