Guarigione

Testi: Matteo 14:34-36

 

Quando leggiamo la Scrittura, ci succede spesso di “sorvolare” sui dettagli, per concentrarci invece sul punto focale, quello dove sembra volerci condurre il racconto. Così facendo però rischiamo di ignorare una parte molto importante dello stesso, ovvero il “contesto”, in questo caso quello dove opera Gesù.

Nei tre versetti di Matteo proposti oggi, ad essere centrali sono l’opera e il potere di guarigione di Gesù, non meno importante però è considerare quello che ci sta intorno.

Cosa ci dice Matteo? L’Evangelista comincia col darci un’informazione importante: dove si trova Gesù? Si trova Gennezzaret, una città che si affaccia sul lago omonimo, detto anche lago di Tiberiade. Siamo quindi in Galilea, la patria di Gesù, dove lui è cresciuto e ha probabilmente vissuto per gran parte della sua vita prima di iniziare la sua missione di evangelizzazione.

La seconda informazione che Matteo ci dà è proprio che Gesù qui è “molto conosciuto”, perché la folla, “avendolo riconosciuto”, non perde tempo ma si mobilita subito per avvisare tutti nel paese, e nei dintorni, della presenza di Gesù.

Perché tanta agitazione? Per salutare Gesù? No! Il motivo è molto più utilitaristico: tutti sanno che Gesù è un grande guaritore, la cui fama ha superato i confini del paese e che essendo lui tornato in patria, adesso può compiere gli stessi prodigi proprio nella sua terra. A questo punto non c’è tempo da perdere, bisogna chiamare tutti, bisogna approfittare del momento prima che lui e ne vada via di nuovo e sia troppo tardi per ottenere delle guarigioni da lui!

Allora ecco che tutti portano i propri infermi, e si crea una calca attorno a Gesù che possiamo soltanto immaginare: chi spinge, chi grida, chi cerca di infilarsi come meglio può per raggiungerlo, anche solo per poter toccare il lembo della sua veste, tanto grande è il desiderio e l’aspettativa di guarigione, che da quel semplice gesto può scaturire.

Mattero ci descrive questa scena come un’ulteriore conferma della popolarità di Gesù, ma soprattutto del potere che il figlio di Dio ha mostrato al suo popolo per provare la sua identità.

Attraverso questa descrizione però, quando letta con i nostri occhi, spesso smaliziati, di uomini e donne del XXI°, vediamo piuttosto una folla che, avendo trovato qualcosa di prezioso o utile al loro scopo e interesse, si accalca per averne una parte, e soprattutto perché possa ottenerla gratuitamente!

Oggi la stessa scena la potremmo osservare davanti ad un negozio di telefonini, che all’apertura, propone ai primi arrivati l’ultimo modello di smartphone, ancora introvabile sul mercato, per di più ad un prezzo scontato; non appena si sparge la voce, una folla immensa si accalca davanti a quel negozio, ore ed ore prima dell’apertura, per poter entrare per primi e accaparrarsi il prezioso apparecchio!

Curiosi, speranzosi, disperati, non fa differenza; tutti accorrono a Gesù per un solo motivo: essere guariti! Questa era la condizione di gran parte di quella folla di Gennazzeret, molti dei quali probabilmente non amavano Gesù e non lo seguivano, ma che invece, come ci è detto altrove nella Scrittura, nutrivano seri dubbi su di lui; eppure la speranza di una guarigione, magari alimentata dal racconto di chi aveva già assistito ad altre guarigioni di Gesù in altre parti della Palestina, spingono in tanti a correre a lui lo stesso, sia pure per interesse.

Ma questa che cos’è dopo tutto? Non è forse fede? Sì, cari fratelli in Cristo, anche se questa potremmo definirla come “la fede di chi non ha nulla da perdere”, è pur sempre fede! Non dobbiamo mai dimenticare che Gesù è venuto a salvare chi era perduto, cioè coloro che non avevano più alcuna speranza e che erano pronti a lasciarsi andare alla deriva. Gesù è prima di tutto “portatore di speranza” e di fronte a questa, come ad altre scene, spontanee o egoistiche che siano, vediamo un popolo che va a Gesù, che è disposta a credere che basti anche solo toccare il lembo della sua veste per essere guariti!

Ora noi chiediamoci: era la veste che guariva tutti questi ammalati? Sicuramente no!

Noi sappiamo che è la fede che può guarire; è la certezza che Dio può fare qualcosa nella nostra vita che rende possibile il suo realizzarsi.

Posti di fronte ad una malattia per la quale la scienza umana è incapace di trovare una cura, noi abbiamo soltanto due alternative: accettare il suo infausto decorso, oppure metterci nelle mani di Dio, e pregare che Lui agisca laddove l’uomo non può fare nulla.

Quando Dio risponde alle preghiere della nostra fede, concedendoci la guarigione, allora la consideriamo come qualcosa di soprannaturale, ed in effetti lo è.

Oggi, rispetto ai tempi in cui operava Gesù sulla terra, medici e medicine posso curare una serie di malattie allora incurabili, al punto di aver sensibilmente ridotto l’ambito in cui ricorrere alla nostra fede per una guarigione cd “miracolosa”, tuttavia, la guarigione vera è quella che riporta un ammalato nella condizione precedente alla stessa infermità. Dio solo può fare questo, e solo chi crede può ottenere questo tipo di guarigione.

Purtroppo, nella nostra vita sperimentiamo diverse forme di malattia, e tra le peggiori ci sono quelle che oltre ad interessare il nostro corpo, intaccano anche il nostro spirito, contro le quali nessuna medicina umana ha ancora effetto. Infatti, Dio soltanto ci può liberare da questo tipo di infermità; solo Lui ci può dare quella pace interiore di cui abbiamo bisogno, che non sia un palliativo momentaneo, bensì una risoluzione definitiva ai nostri problemi.

Cari fratelli in Cristo, rivolgiamoci dunque fiduciosi a Dio e chiediamogli che ci possa dare quello che il nostro cuore desidera, ma soprattutto quello che è secondo la sua volontà.

Diamogli il nostro cuore e Lui lo plasmerà e gli darà riposo secondo la sua benignità.

Dio ci chiede solo di avere fede in Lui, il resto sarà Lui a compierlo. AMEN