I misteri di Dio


Che cosa sono i misteri di Dio? O forse meglio sarebbe chiederci quali sono questi misteri, di fronte ai quali la ragione umana deve per forza cedere il passo per manifesta incapacità di comprensione? I misteri di Dio da sempre vanno accettati dai credenti in quanto tali, senza pretendere di poterli spiegare umanamente, cioè razionalmente, proprio perché vanno oltre la ragione umana, ossia,  ogniqualvolta ci troviamodavanti ad un atto di Dio che va contro la logica umana, ecco che abbiamo un "mistero di Dio". Non si tratta quindi soltanto di misteri nel senso classico del termine, vale a dire di occulto o di oscuro, ma più spesso si tratta di accadimenti palesi che non trovano spiegazioni razionali attraverso la comune logica umana.

Questa premessa sarà utile per comprendere gli esempi che seguiranno, che credo chiariscano cosa intendiamo per "mistero di Dio" e anche ci permetteranno di accettare intimamente i limiti che Dio ci ha posto quali sue creature, che, sia pur dotate di intelletto e libero arbitrio quale siamo, di fronte alla "divina sapienza" siamo nudi e possiamo solo ubbidire, esattamente come fa un bambino di fronte all'insindacabile decisione del genitore che dice: "è così e basta".

Il primo mistero di Dio che voglio esaminare è la morte. Cosa c'è di misterioso nella morte? Nulla se non il fatto che un bel giorno Dio ha deciso che, dopo il peccato originale di Adamo, l'uomo non avrebbe più vissuto in eterno ma per un tempo soltanto. "Poi Dio disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre»" (Gen 3:22). Fu una decisione di Dio soltanto; secondo la logica umana potremmo anche considerarla arbitraria, o vedervi una punizione eccessiva rispetto a quel peccato, ma in ogni caso l'uomo ha dovuto accettarla, non solo perché non aveva alternativa, ma perché quella era la volontà di Dio (è così e basta!).

Dio torna sull'argomento qualche tempo dopo, però non lo fa per rivedere la sua decisione a favore dell'uomo, bensì per renderla ancor più restrittiva. Se infatti i Patriarchi biblici avevano una vita, ancorché limitata, sempre molto lunga (pensiamo agli 969 anni di Matusalemme), ad un certo punto Dio decide di fissare anche un limite massimo alla vita umana: non più di 120 anni. "Dio disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni»" (Gen 6:3) e tale limite non è mai stato superato da nessun uomo ai nostri giorni, per quanto la nostra vita media si allunghi di anno in anno, di persone che sono vissute oltre i 120 anni non se ne sono più registrate. E' ingiusto? Chi non vorrebbe vivere più a lungo tra gli uomini del nostro tempo? Allungare la vita è una ricerca disperata da sempre, ma anche i più ferventi osservanti della Parola di Dio continuano a morire e nessuna preghiera umana potrà mai indurre Dio a rivedere questo limite, perché questo è uno di quei misteri a cui Dio oppone un: è così e basta!

Il secondo mistero che vi propongo riguarda un'altra morte, quella più illustre e grande di tutte: la morte di Gesù sulla croce!

Era una morte annunciata da secoli, giacche gli antichi profeti l'avevano predetta per volontà di Dio Padre. Se ragionassimo secondo gli schemi umani, arriveremmo alla conclusione che Dio Padre ha voluto la morte del proprio figlio, l'ha premeditata e quindi è potenzialmente un assassino, anche perché avrebbe potuto impedirla in qualsiasi momento, però non l'ha fatto, come confessato dallo stesso Gesù: "E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»" (Mt 26:39).

Siamo di fronte ad un uomo che affronta coscientemente e volontariamente la morte pur sapendo di essere innocente. Agli occhi di noi credenti del XXI°, ma in pratica di tutte le generazioni di cristiani successive a quella dei primi discepoli, è stato commesso un crimine enorme, di cui gli Ebrei per secoli hanno portato la colpa e sono anche stati perseguitati in un tentativo di vendetta postuma. Allo stesso modo quel tal Giuda Iscariota, un traditore a tutti gli effetti, si rende subito conto di aver commesso un abominio agli occhi di Dio e si toglie la vita. Lo stesso Gesù, pur sapendo di dover morire per la
salvezza dell'umanità e pur avendo scelto liberamente di affrontare il suo terribile destino, dice di Giuda: "Certo, il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato»" (Mt 26:34).

Adesso ci siamo noi, uomini del presente, che davanti alla croce di Cristo soffriamo, spesso addolorati quando non indignati per l'ingiustizia manifesta da lui subita, e se fosse possibile con chissà quale marchingegno tornare indietro nel tempo, saremmo davvero capaci di farlo per cercare di salvare l'innocente Gesù dalla croce, pur sapendo che la nostra stessa salvezza dipende proprio dalla sua morte.

E' evidente che siamo di fronte ad un altro grande mistero di Dio, dove le cose sono accadute secondo la sua volontà, pur avendo gli uomini avuto parte in essa, però soltanto come strumenti necessari al compimento del suo piano. Scribi, Farisei, Sacerdoti, Romani e lo stesso Giuda hanno "recitato la loro parte" nel mistero di Dio, caricandosi sì delle loro colpe, però non avrebbero potuto fare diversamente perché quella era la volontà di Dio, che va oltre la logica e la ragione umana. Non ci è quindi dato di comprendere, né di discutere, questa sua decisione ma soltanto d'accettarla così come ci dice "è così e basta".

Dio ci chiede anche in questo caso di accettare con fede, anzi con fiducia, la sua decisione, pur senza comprenderla o comprenderne le ragioni che stanno alla sua base, che rientrano soltanto nella potestà di Dio e non in quella degli uomini (mistero di Dio), però allo stesso tempo ci invita a guardare con fede e speranza al risultato ottenuto, alle conseguenze pratiche della sua decisione, che sono ancora una volta rivolte al bene dell'umanità.

Questi due misteri di Dio sono la premessa per comprendere un terzo grande mistero di Dio, l'ultimo, quello che Dio ci propone prima che giunga a compimento il suo grande progetto per l'umanità.

In tutti i testi del Nuovo Testamento (Vangeli, Apocalisse e lettere di Paolo e Pietro), così come in alcuni testi del Vecchio Testamento, sono annunciati e descritti gli ultimi tempi di questo mondo, nonché molti accenni alla Nuova Terra che aspetta di accogliere i credenti. Non si tratta di riferimenti fugaci di secondaria importanza, ma al contrario la loro ampia diffusione ci fa capire che sono il tema centrale del Progetto di Dio per l'umanità, quello per cui nasciamo, viviamo, lottiamo e anche moriamo.

Ci sono state epoche (passate) in cui il tema del secondo avvento, del Giudizio e della risurrezione erano al centro della predicazione delle Chiese, poi è arrivata la nostra epoca in cui sembra che l'umanità (anche quella credente) guardi più a questo mondo che non al Regno di Dio, quasi fosse ormai rassegnata o peggio ancora, "appagata" da ciò che è riuscita e riuscirà ancora a fare per migliorare questo mondo e quindi aspirare a vivere in esso, anziché desiderare quello futuro promesso da Dio dopo la morte.

Anche con riguardo a questo fenomeno che si è diffuso negli ultimi due/tre secoli, Dio nella Bibbia ne ha previsto i contorni e ne ha descritto i caratteri, avvertendo gli uomini che dietro alle attività umane degli ultimi tempi ci sarà la mano ingannatrice di Satana che riuscirà a corrompere il cuore degli uomini: "Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza..." (2 Tim 3:1-5) al punto che molti si allontaneranno dalla fede in Dio per rincorrere l'antico tentatore e le sue vane promesse.

Anche in questo caso siamo di fronte a un "mistero di Dio"; cosa c'è di più misterioso di una promessa di risurrezione e di vita eterna dopo la morte, sotto nuovi cieli e su una nuova terra? E' evidente che seguendo il ragionamento umano tutto questo è inconcepibile, per non dire impossibile, e quindi o ci si affida completamente alle parole di Dio, oppure noi umani cerchiamo con i nostri mezzi limitati di trovare una diversa soluzione, sia pure temporanea per il breve tempo della nostra vita terrena.

Oggi molte chiese (e credenti) hanno abbandonato la speranza e quindi la lotta concreta per il Regno dei Cieli, a favore di una serie di azioni, tutte incentrate sulla conservazione di questo mondo, che vanno dalla salvaguardia del pianeta, alle azioni sociali verso gli ultimi, alla ricerca della giustizia e della pace e quant'altro l'etica dell'amore cristiano ci possa suggerire. Beninteso che queste sono tutte cose che ci sono state comandate da Gesù Cristo e tuttavia ancora una volta di fronte al mistero di Dio, invece di accettare serenamente la sua decisione, preferiamo fare di testa nostra, come fece Abraamo, che costatato il ritardo nell'adempimento della promessa di Dio di avere una discendenza attraverso sua moglie Sara, preferisce risolvere a modo suo la questione con Hagar, la schiava, per avere un figlio secondo la carne.

Il mistero di Dio ci impone la nostra piena fiducia in Lui, non importa il tempo del suo intervento; il Regno dei Cieli è prioritario per noi credenti, mentre la conservazione del creato, per quanto importante, è strumentale, così come la promessa di avere Isacco era prioritaria, mentre quella realizzata da Abraamo in Ismaele era secondaria. Allo stesso modo la salvezza delle anime degli uomini è di gran lunga prioritaria rispetto al soddisfacimento dei loro bisogni materiali, pur dovendo le chiese e i credenti lavorare per realizzare la prima senza tuttavia trascurare i secondi.

Oggi invece molti credenti sono concentrati non sulla promessa del Regno di Dio, bensì sulla conservazione e il miglioramento di questo mondo; razionalmente, cioè secondo la ragione umana, questo è logico, giacché "viviamo in questo mondo", mentre non lo è il proposito di Dio di distruggere questo nostro mondo corrotto e dominato dal Male per crearne uno nuovo soltanto per il suoi Eletti.

Ecco il terzo grande mistero di Dio che noi siamo invitati ad accettare senza discutere, anche se esso va contro la ragione umana, ma i credenti del nostro tempo faticano ad accettare questa visione di Dio, e molti la rifiutano più o meno consapevolmente, sentendosi saldamente attaccati a questa vita terrena e a questo mondo, piuttosto che alla promessa della vita futura e del nuovo mondo.

Va però detto subito, a scanso di equivoci, che accettare la visione di Dio non equivale a ritirarci dal mondo e lasciare che le cose vadano come stanno andando senza più curarci delle sofferenze degli uomini causate dal Male, cioè lasciare che le profezie bibliche si compiano senza più curarci dell'insegnamento del bene; tuttavia, non significa nemmeno impuntarci a contrastarle in una disperata crociata per la salvezza di questo mondo dominato dal suo Principe del Male. Il credente deve avere ben chiaro che non è nostro compito cambiare il mondo, così come non è alla nostra portata impedire che il Male prenda il sopravvento nel mondo prima del ritorno di Cristo.

Molte Chiese oggi sembrano invece ignorare queste profezie e si battono con decisione e convinzione contro l'avvento del Male e per un mondo migliore, senza tuttavia comprendere che questo avvento è ciò che Dio vuole e anche ciò che accadrà. Così come Giuda Iscariota doveva tradire Gesù affinché la salvezza arrivasse all'uomo, allo stesso modo la corruzione del Male deve prendere il sopravvento in questo mondo, premessa necessaria affinché la gloria di Dio possa sopraffarlo in modo definitivo, secondo le profezie Bibliche.

La fine dei tempi e il Giudizio sono un mistero di Dio e noi credenti dobbiamo semplicemente accettarli così come ci sono stati annunciati, preparandoci piuttosto affinché noi e coloro che ci sono vicini, il nostro prossimo, siamo pronti per affrontarli da vincitori anziché esserne travolti come accadrà a coloro che hanno rigettato la grazia di Dio.

In conclusione, il mondo, questo mondo, è già condannato; Dio non ci chiede di salvare il mondo ma piuttosto di salvare gli uomini che lo abitano, fino all'ultimo giorno, attraverso l'annuncio della Parola. Per ogni uomo in più che accoglierà la Parola di salvezza ci sarà grande gioia nei cieli: "Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento". (Lc 15:7).

Questo va contro la logica umana ma è ciò che Dio ci chiede, oggi più che in ogni altra epoca, proprio perché ormai i tempi sono davvero vicini e dai segni che vediamo, possiamo capire che questa potrebbe essere l'ultima generazione di credenti prima del Giudizio. Ascoltiamolo perché ancora una volta Dio ci sta dicendo: "E' così e basta!"