I principi fondamentali della fede cristiana
Letteralisti, fondamentalisti, integralisti, riformisti, liberal, conservatori, democratici, ortodossi, non sono che alcune delle correnti di pensiero teologico che si confrontano quando si tratta di interpretare e contestualizzare la Scrittura ai nostri giorni. La questione aperta riguarda in buona sostanza il limite entro il quale il teologo, e quindi le chiese e i fedeli, possono spingersi nel fornire un'interpretazione della Scrittura che da una parte sia aderente alla volontà di Dio e dall'altra rispecchi la società attuale.
Ciascuna delle scuole di pensiero citate si muove entro margini più o meno ampi, che solitamente vanno da una rigida aderenza (letteralismo) alla Scrittura, fino a un adattamento flessibile della Scrittura alla società umana attuale (liberal e democratica).
Lo scopo di questa breve riflessione è quello di evidenziare (riflettere) i principi fondamentali della fede cristiana (ebraico-cristiana) che sono validi per l'uomo di ogni tempo perché rispecchiano la volontà di Dio espressa nel suo Progetto per l'umanità, così com'è riportato nella Scrittura.
Si tratta di una riflessione che vuole essere "trasversale" alle correnti di pensiero umane, proprio perché presenta la Scrittura come "volontà di Dio" piuttosto che come esperienza umana. (posizione che rispecchia a visione del nostro sito).
Cosa s'intende per "principi fondamentali della fede cristiana"? Quali sono? Che caratteristiche hanno? Dove li possiamo trovare nella Bibbia?
Cominciamo con esaminare la Bibbia; solitamente la si divide in due parti, il Vecchio e il Nuovo Testamento. Una suddivisione dettata dalla storia umana; la prima parte sacra, sia agli Ebrei, sia ai Cristiani, la seconda parte soltanto ai Cristiani.
La Bibbia tuttavia, teologicamente parlando, dovrebbe però essere divisa in tre parti, che potremmo chiamare:
la prima, l'Antico Testamento (AT), che comprende il libro della Genesi (o al più anche quello di Giobbe);
la seconda, il Vecchio Testamento (VT), che esclude la Genesi;
La terza, il Nuovo Testamento (NT), dai Vangeli all'Apocalisse.
L'AT comprende un arco di tempo di circa 3.500 anni, che va dalla creazione del mondo fino alla morte di Giuseppe in Egitto. Segue un primo periodo di silenzio biblico di circa quattro secoli, corrispondenti al periodo in cui i figli di Giacobbe emigrati in Egitto (70 persone in tutto) sono cresciuti fino a diventare un popolo di quasi un milione di persone.
Il VT comprende un arco di tempo di circa 1.500 anni, che va dalla nascita di Mosè fino al ritorno degli Ebrei da Babilonia e al libro del Profeta Malachia). Segue un secondo periodo di silenzio biblico di altri quattro secoli durante il quale lo Spirito di Dio cessa di rivelarsi ai Profeti nell'attesa del Messiah.
Il NT comprende un arco di tempo di circa 2000? anni dalla nascita di Gesù Cristo fino al suo ritorno (Secondo Avvento) con il Giudizio Finale (Apocalisse). Potremmo anche considerare il tempo dell'Apocalisse come un "quarto periodo" a sé stante,
teologicamente parlando, ma per semplicità, consideriamo tutto il tempo che va dal Primo al Secondo Avvento del Messiah come un unico periodo.
Questi tre periodi biblici (o teologici) dal punto di vista della società umana presentano delle profonde differenze, come si può facilmente notare mettendo a confronto gli stili di vita degli uomini e le loro strutture sociali durante questi sette millenni. Vogliamo però esaminarli qui dal punto di vista della fede; cosa cambia e cosa c'è di uguale nei tre periodi esaminati?
Per comprendere quali siano i Principi fondamentali, quelli stabiliti da Dio e validi per ogni epoca, dobbiamo confrontare questi tre periodi. E' evidente infatti che essi si troveranno immutati in tutti e tre questi periodi, immutati nonostante il mutare delle strutture umane, perché essi vengono da Dio e si riflettono soltanto nelle strutture umane ma non né sono influenzati.
Il primo principio fondamentale della fede cristiana è quello che ci insegna come il rapporto tra Dio e l'uomo (nella Bibbia) è sempre un rapporto "discendente", (dall'alto verso il basso), ossia è Dio che crea l'uomo, che si presenta a lui come il suo Dio con un insegnamento, con una legge, un'offerta di perdono a seguito di una trasgressione.
Questo principio è fondamentale perché senza lo stesso, non esisterebbe la fede come la conosciamo noi credenti, è il principio stesso dell'esistenza di Dio prima di ogni cosa, prima della creazione, prima dell'uomo.
Se invertissimo questo principio, facendolo diventare "ascendente" (dal basso verso l'altro) come di fatto propongono i non credenti, ossia che sia l'uomo ad essersi creato un dio a sua immagine per sopperire ai suoi stessi limiti umani, tutta la Bibbia non sarebbe più un libro rivelato, ma diverrebbe un semplice racconto storico o fantastico come le molte saghe fantasy che vanno di moda oggi.
Alla luce del primo principio fondamentale siamo in grado di interpretare la Bibbia per adattarla ai nostri giorni; non importa se siamo letteralisti o liberal, qualsiasi interpretazione analogica o estensiva che non rispetti il primo principio fondamentale discendente, ma accolga quello ascendente è chiaramente errata o comunque va contro la volontà di Dio, anche se si adatta bene alla società di oggi e può anche essere molto popolare.
Il secondo principio fondamentale della fede cristiana è quello che ci insegna come l'uomo (creatura) sia subordinato, cioè su di un piano (molto) inferiore rispetto a quello Dio (creatore). I due piani sono nettamente distinti e distanti. Tra di loro c'è un abisso incolmabile. Una qualsiasi dottrina o interpretazione che ipotizzasse anche solo la possibilità per l'uomo di diventare come Dio, sarebbe contraria alla fede cristiana e andrebbe contro la volontà di Dio, che può dare tutto, compreso la vita del suo unico figlio in croce, ma non cederà mai a nessuna delle sue creature la gloria che spetta a Lui solo (soli Deo gloria).
E' stato proprio il sacrificio di Gesù Cristo, fattosi uomo, che ha permesso il riscatto dell'umanità dal peccato di ribellione di
Adamo; nessun altro uomo avrebbe mai potuto compiere un simile gesto proprio perché nessun uomo è pari a Dio. Anche
alla luce di questo secondo principio si possono valutare tutte le interpretazioni della Scrittura e le loro implicazioni pratiche per giudicare se esse siano conformi o meno alla volontà di Dio.
Il terzo principio fondamentale della fede cristiana è quello che ci insegna come ci sia un solo Dio, che il nostro Dio è Unico, che non ha eguali in tutto il creato, poiché egli è l'unico creatore e non ammette concorrenza di sorta, ma tutte le sue creature devono essere a lui sottomesse e lo devono riconoscere come tale, pena la loro distruzione (finale).
Questo principio fondamentale, apparentemente scontato, è invece la fonte dei maggiori guai per l'umanità da quando Adamo, (l'umanità antica) si è ribellata, spinta da bramosie di indipendenza fomentate dalle creature celesti ribelli (demoni o angeli caduti)
Anche questo principio è presente e ribadito in tutte e tre i periodi della Bibbia.
Nell'AT il diavolo, Satana, il serpente, inganna l'uomo con il desiderio di conoscere il bene e il male (avere la sapienza di Dio, ovvero affrancarsi dal giudizio di Dio e quindi dall'autorità di Dio), e lo stesso concetto è sviluppato nel libro di Giobbe, che evidenzia e spiega il perché oggi noi viviamo in una sorta di "periodo di prova" in attesa del giudizio di Dio.
Nel VT il diavolo è rappresentato dalla false divinità dei popoli nemici d'Israele che tentano il Popolo Eletto per farlo allontanare (ribellare) al vero Dio sostituendosi a lui.
Nel NT il diavolo ritorna ancora come tale, non solo con le possessioni di cui Gesù libera, ma anche con le tentazioni e tutte le persecuzioni e gli inganni che pone in atto fino alla fine, durante lo scontro finale degli ultimi tempi, dove il serpente antico di cui parla l'Apocalisse verrà definitivamente sconfitto dall'agnello.
In tutti e tre le parti della Bibbia è dunque presente sia l'antagonista dichiarato di Dio, il diavolo, che porta avanti la sua sfida, sia l'antagonista potenziale di Dio, ossia l'uomo ribelle, l'antico Adamo che vuole essere come Dio e rifiuta di sottomettesi a Dio, rubando il frutto proibito, non osservando la Legge di Mosè, oppure rifiutando di accogliere Gesù Cristo come Messiah, figlio di Dio e Salvatore del mondo, preferendo ancora una volta mettere se stesso al posto di Dio.
E' dunque chiaro che in base a questo principio qualsiasi interpretazione, dottrina teologica o insegnamento etico/religioso
che si pone in contrasto con esso, per il solo fatto di mettere l'uomo al pari o al di sopra di Dio, non può essere corretta perché va contro la volontà di Dio a prescindere dal fatto che sia accettata dalla società umana del tempo.
il fatto stesso che si possa ritenere che il cristianesimo sia una democrazia va contro la volontà di Dio perché pone l'uomo, quando si esprime come maggioranza, al di sopra della legge di Dio, auto affermando la potestà di emendare la legge di Dio in virtù del fatto che a chiederlo/deciderlo sia la maggioranza dei credenti (di una chiesa).
Un esempio potrebbe ben essere la decisione di una Chiesa di consentire qualcosa che Dio condanna perché contrario ad uno di questi tre principi suddetti.
I tre principi fondamentali affermano la volontà di Dio tesa al raggiungimento di un suo preciso obiettivo, che la Bibbia ci rivela essere la creazione di un nuovo Paradiso o Regno dei Cieli, dove tutti gli uomini (credenti) che hanno superato la prova di fedeltà vivranno in eterno accanto al loro Signore e a Dio Padre, godendo di tutte le beatitudini della vita eterna, senza più nessuna presenza del Male che per allora sarà stato estirpato da tutto il Creato, ma anche senza che nessuna creatura infedele possa mai più mettere in discussione l'autorità di Dio.
Per fare in modo che ciò sia possibile, lasciando ad ogni uomo libertà di scelta, poiché Dio non impone niente a nessuno, è necessario che ciascun uomo sia provato fedele in questa vita; soltanto allora potrà accedere all'altra.
Per aiutarlo a superare la prova, Dio ha messo a disposizione dell'uomo il manuale del credente, ovvero la Scrittura, dove sono contenute tutte le istruzioni necessarie per arrivarci.
Nella Bibbia sono dunque contenuti e spiegati:
L'obiettivo che Dio si prefigge per l'umanità;
I tre principi fondamentali che devono essere rispettati per essere in linea con questo obiettivo;
L'insieme degli insegnamenti primari necessari per imparare a rispettare questi principi e quindi essere pronti per affrontare la prova con successo. Insegnamenti che valgono per ogni epoca e luogo e che Gesù Cristo ha riassunto nei tre comandamenti dell'amore, dopo aver costatato come la Legge di Mosè fosse troppo difficile da adempiere per un credente;
Tutti gli insegnamenti accessori dati da Dio per ogni epoca e circostanza tesi a stabilire delle regole sociali, civili, sanitarie e di buon senso affinché gli uomini vivessero in pace e con giustizia fintanto che sono su questa terra. Insegnamenti questi che possono variare e cambiare perché sono, come dice Gesù Stesso, "precetti d'uomini", dati per la loro convenienza.
Questa scala di insegnamenti, o leggi, potremmo paragonarla alla gerarchia del diritto che vede al primo posto la Costituzione del paese, al secondo alle leggi dello Stato, al terzo le leggi regionali e al quarto i regolamenti comunali.
E' evidente che anche se sono tutti contenuti nella Bibbia, essi hanno un valore diverso.
Il primo è l'obiettivo supremo di Dio;
il secondo, il fine da raggiungere, sono le direttive imprescindibili date da Dio agli uomini affinché essi siano in linea con il suo obiettivo;
il terzo e il quarto sono i mezzi (primari e secondari) per raggiungere il fine.
Quali sono dunque le parti che l'uomo (teologi e chiese) possono reinterpretare alla luce della società e dell'epoca in cui vivono?
Certamente non possono cambiare l'obiettivo di Dio, decisamente fuori dalla portata umana, (anche se ci sono alcuni che ci hanno provato, affermando per esempio che alla fine tutti andranno in Paradiso, anche senza pentirsi, perché tanto Dio è buono e alla fine perdonerà tutti)!
Così come all'uomo non è consentito di violare i tre principi fondamentali della fede cristiana, allo stesso modo non può emendarli o cambiarli, pena l'ira del Giudizio di Dio.
Meglio è per l'uomo se non cambia ma si attiene agli insegnamenti primari che Dio ci ha dato, non fosse altro perché essi sono uno strumento sicuro e collaudato per fare bene la volontà di Dio, ossia per rispettare i principi fondamentali, e tuttavia se l'uomo ritiene di apportare modifiche interpretative a queste parti della Bibbia, sappia che lo fa a suo rischio e pericolo.
Quanto agli insegnamenti accessori che ogni parte della Bibbia contiene secondo modi e formule diverse, l'uomo ha libertà di emendarli a seconda delle circostante, sempre che non vada in conflitto con i principi della fede, e di fatto sono le parti che sono state cambiate nel tempo. Pensiamo, tanto per fare un esempio, al fatto che nell'AT i Patriarchi erano poligami, che nel VT Mosè concedeva il divorzio, che nel NT Paolo suggerisce il celibato, etc.
Non sono evidentemente queste le cose essenziali per piacere a Dio, ma certamente se non si deve essere troppo rigidi (letteralisti o fondamentalisti) nell'interpretazione della Parola di Dio, allo stesso modo non si può essere eccessivamente liberal o democratici per compiacere il mondo, se questo ci porta ad andare contro ai principi fondamentali della fede cristiana.