Il combattimento della fede
Testo: 2 Timoteo 2:1-7
I consigli di Paolo al suo discepolo Timoteo sono a buon ragione i consigli che l’Apostolo dà a tutti noi, credenti e discepoli del Signore; consigli validi sempre, così come ci insegna la Scrittura, e che ci devono guidare ogni giorno della nostra vita.
Paolo, esortando Timoteo in quanto discepolo di Cristo, con le parole: “Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.”, lo paragona ad un soldato che, dopo essersi arruolato nell’esercito del suo signore e avendo messo da parte tutte le altre incombenze terrene: “Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato”, ha messo Cristo al centro della propria vita e per questo si appresta a combattere la più dura e importante battaglia della sua stessa esistenza.
Infatti, con la “nuova nascita” in Cristo: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove…” (2Co 5:17) per il credente inizia una vera e propria battaglia tra la sua vecchia natura umana e quella nuova che gli deriva dall’aver creduto.
Nel momento stesso in cui abbiamo creduto e quindi siamo stati salvati, diventiamo un “soldato di Cristo, chiamato a combattere la sua battaglia.”
Ed è proprio perché diventiamo “soldati di Cristo”, che l'aggressione cui siamo sottoposti ogni giorno da parte dell’avversario, diventa particolarmente feroce e subdola, allo scopo di farci voltare le spalle al nostro Salvatore.
Siamo quindi sottoposti sia a dei combattimenti interiori, sia a degli attacchi che invece ci vengono dall'esterno.
I primi vogliono indurci a dubitare della scelta che abbiamo fatto, facendoci sorgere timori sul fatto che il Signore provvederà alla nostra difesa e sostentamento, nel (vano) tentativo di farci “disertare” l’esercito del Signore per unirci a quello del suo avversario.
I secondi invece di prospettano allettanti ricompense se solo tradiamo il nostro Signore per passare nelle fine dell’avversario, che promette di ricoprirci di beni e ricchezze se lo serviamo.
È facile per coloro che non si affidano con fiducia al Signore cadere in questa trappola dell’avversario e assecondare le sue lusinghe.
Perciò siamo messi in guardia dalla Scrittura: “Non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4).
Essere amico di Dio però non significa isolarsi dagli amici che non conoscono Dio e, di conseguenza, condannare ogni loro attività;
parimenti questo non ci autorizza a sentirci più santi e quindi migliori di loro, ma vuol semplicemente dire, che, non bisogna farsi influenzare negativamente da loro. Qualsiasi cosa ci danneggi, ci indebolisca nello spirito e nell'anima, deve essere eliminata perché Gesù è il nostro Signore.
Il cammino cristiano è dunque un combattimento; per vincere occorre restare fedeli a Dio fino alla fine dei nostri giorni terreni.
Ora, cari fratelli in Cristo, questo lo possiamo fare restando sempre attaccati al Signore; così facendo raggiungeremo con Lui vittoriosi il traguardo. AMEN