Il coraggio di Gesù Cristo
E' possibile ascoltare la meditazione direttamente da questi link:
Testo: Matteo 23:29-36
La domanda che vi pongo oggi è questa: Gesù Cristo era una persona coraggiosa?
Tra i tanti attributi di Gesù, non mi è mai accaduto di sentirlo definire “una persona coraggiosa”, eppure se c’era una qualità di cui Gesù non mancava, questa era proprio il coraggio!
Nel testo di oggi lo vediamo lanciare una serie di pesanti accuse verso i capi religiosi del suo popolo, ben sapendo che questi erano coloro che detenevano il potere e che potevano esercitarlo contro di Lui, cosa che poi hanno effettivamente fatto.
Possiamo perciò dire che ci voleva un “grande coraggio” da parte di Gesù per mettersi contro le autorità religiose del suo popolo, lui che possedeva sì una vasta conoscenza biblica, ma che essendo soltanto “il figlio di un falegname”, certo non poteva sfidare l’autorità degli scribi, dei farisei, e in buona sostanza anche dei sacerdoti del Tempio.
Umanamente parlando, le probabilità di avere successo in quella sfida erano tutte contro di Lui; potremmo perciò chiederci: ma chi glielo ha fatto fare?
Se Gesù avesse mantenuto un profilo più basso, se non si fosse esposto così apertamente contro l’establishment religioso del tempo, grazie alle sue conoscenze, avrebbe di sicuro raggiungo una posizione rispettabile tra le autorità religiose, e con ogni probabilità sarebbe pure arrivato a ricoprire un qualche incarico di rango nel panorama religioso ebraico del suo tempo;
magari avrebbe potuto aprire una scuola della Torah, invece con le sue aperte accuse contro il sistema si è chiaramente giocato la carriera ecclesiastica!
Certo se avesse rispettato la tradizione dei farisei, oggi noi non sapremmo nemmeno chi sia Gesù di Nazareth; infatti sarebbe rimasto uno dei tanti Rabbi ebraici, conosciuto soltanto dagli addetti ai lavori, però senza troppi problemi, …ma questa, ovviamente, è un’altra storia.
Oggi sappiamo che Gesù era sicuramente molto coraggioso, al punto di aver messo a repentaglio la sua stessa vita, pur di servire Dio fino in fondo: “…si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»” (Mt 26:39)
Ma allora, da dove gli veniva tutto questo coraggio?
Lo stesso coraggio che poi hanno dimostrato nel tempo molti dei suoi discepoli fino ai nostri giorni?
Essere coraggiosi è una qualità rara oggi, come lo era ieri;
quando le cose vanno bene, quando non si rischia nulla, e men che meno la propria vita, tutti siamo coraggiosi, o pretendiamo di esserlo, ma quando difendere le proprie idee e il proprio credo comporta delle conseguenze negative per la nostra vita, il coraggio viene decisamente meno, e sono molti quelli che si tirano indietro.
Ma allora quei (pochi) che non esitano ad andare avanti, ad esporsi, a mettere in gioco loro stessi, dove trovano il coraggio per farlo?
Sono davvero così coraggiosi per loro natura?
No, cari fratelli, il coraggio non è una dote che è insita in noi;
non è qualcosa di innato nell’uomo, che al contrario ha innato il suo opposto, ossia la paura, poiché è la sana paura che ha permesso all’umanità si sopravvivere ed evolvere in un mondo costellato di pericoli, e non certo il coraggio, infatti, davanti ad un pericolo più grande di noi, fuggiamo e non cerchiamo certo di affrontarlo a viso aperto.
Allora da dove viene il coraggio di coloro che hanno affrontato delle dure conseguenze a causa delle loro scelte di fede, fino alla morte in croce di Gesù Cristo?
Da dove veniva il coraggio dei primi cristiani che hanno incontrato la morte nei circhi della Roma pagana?
Razionalmente, non avrebbero fatto meglio a continuare a fingersi anche loro pagani e inchinarsi davanti alla statua dei vari imperatori?
Che dire poi di Lutero, monaco cattolico che ha subito persecuzioni a non finire da parte della Chiesa di Roma per la sua Riforma?
Dove ha trovato il coraggio di opporsi al papa?
Non avrebbe fatto meglio a far finta di nulla e rimanere, almeno pubblicamente, un devoto frate cattolico, e tenere per sé le sue idee riformate?
O ancora prima di lui Valdo, il mercante di stoffe di Lione, che cominciò a criticare aspramente il potere e la ricchezza della Chiesa Romana, subendo reprimende di ogni genere e fu costretto a fuggire con gravi perdite anche per i suoi affari;
e dopo di lui John Wesley, pastore Anglicano, che per aver criticato la Chiesa d’Inghilterra è stato perseguitato, picchiato, e poi espulso dalla Chiesa stessa?
Chi glielo ha fatto fare?
Non era meglio se rimaneva a fare il pastore conformista, come tanti altri suoi colleghi d’altronde, sotto le ali protettrici della Chiesa di Sua Maestà il re d’Inghilterra?
Dove hanno trovato tutti questi il coraggio di ribellarsi ed affrontare avversari molto più grandi e potenti di loro?
Mi direte voi che queste persone erano “persone speciali”, che sono vissute in “tempi speciali” e che per questo non possono essere prese a paragone.
Allora io vi domando: ma secondo voi, i nostri fratelli cristiani che si radunano di nascosto per pregare il Signore in Cina o in Corea del Nord, ben sapendo che se scoperti sarebbero rinchiusi in campi di rieducazione o peggio ancora uccisi, per aver contravvenuto ai divieti governativi di praticare la religione cristiana, dove trovano questi fratelli il coraggio per fare i loro culti nonostante queste reali minacce?
Non sarebbe più saggio rimanere a casa loro, nascosti, facendo finta di niente, e se scoperti, negare essere dei cristiani?
E cosa ne pensate di quei fratelli nigeriani che la domenica si ritrovano a celebrare il loro culto nelle chiese nel nord del paese, sapendo che spesso le stesse sono incendiate, con loro dentro, dagli pseudo terroristi islamici?
Non sarebbe più prudente per loro rimanere a pregare nascosti nelle loro case, invece di manifestare pubblicamente la loro fede in una chiesa, mettendo così a rischio la loro vita?
Allora io mi chiedo, e chiedo a voi: dove trovano queste persone il coraggio di praticare apertamente e pubblicamente il loro culto quando sanno benissimo che questo comporterà un danno estremo per loro?
La verità fratelli, è che il coraggio, che non è innato in nessuno di noi, a un credente gli può venire da una sola fonte: dalla fede in Gesù Cristo!
Solanto la fede ci può dare quel coraggio che ci consente di affrontare apertamente e vincere anche le avversità e i pericoli più grandi di questo mondo, che in ogni tempo e luogo, è sempre pronto a scagliarsi contro coloro che professano Cristo come il loro personale salvatore!
Senza una fede profonda e sincera nell’opera salvifica di Gesù Cristo, nessun credente può trovare da sé il coraggio della testimonianza in ogni circostanza, e senza la fede, la paura che incute il mondo prende il sopravvento e ci costringe a rinnegare Cristo, come fede anche l’Apostolo Pietro, che per tre volte di fronte al pericolo lo rinnegò, pur di salvare la sua vita…, e lui era l’Apostolo che Gesù aveva scelto per guidare il suo gregge dopo il suo ritorno in Cielo.
Quindi cari fratelli in Cristo, se è vero che nessuno di noi è immune dalla paura, è però altrettanto vero che tutti possiamo trovare il coraggio in Cristo se accettiamo di mettere la nostra vita nelle sue mani e lasciarci da lui guidare, anche e soprattutto nelle situazioni difficili che ci troviamo ad affrontare, non rinnegandolo, ma aggrappandoci alla sua Parola quale sicuro sostegno e scudo.
Nel brano di oggi però, Gesù lancia una specifica accusa che merita d’essere presa in seria considerazione perché ci mette in guardia contro le tragiche conseguenze che la mancanza di coraggio porta con sé;
Gesù la riferisce agli scribi e farisei, ma ovviamente è rivolta a tutti i credenti, laddove ci accusa di “adornare le tombe dei giusti che i nostri padri hanno ucciso”, riconoscendo in tal modo la loro, e quindi la nostra colpa, per aver mancato del necessario coraggio che solo la vera fede può dare.
Nelle nostre Chiese sentiamo spesso esaltare la figura di uno degli ultimi martiri per la fede, ossia Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel 1945 per la sua aperta opposizione al regime nazista;
ora ce ne facciamo un vanto, ma a quel tempo le nostre chiese evangeliche dov’erano?
Erano in piazza a lottare contro la barbarie nazifascista, oppure se ne stavano nascoste per paura delle inevitabili conseguenze che una tale aperta condanna avrebbe avuto per loro?
Bonhoeffer ebbe, con pochi altri, il coraggio di denunciare questa barbarie, e per questo fu lasciato solo dai fratelli evangelici e pagò il suo coraggio con la propria vita, però lo fece forte della sua fede nel Signore Gesù Cristo, e ben consapevole della necessità di darne testimonianza, quando molti degli altri tacevano e si nascondevano.
Ecco che, quando con le nostre parole di memoria noi “adorniamo il suo ricordo” emerge tutto il nostro senso di colpa che ci perseguita, a cagione dei nostri padri nella fede, dei quali, così facendo, ci assumiamo la responsabilità per il loro mancato coraggio che impedì loro di parlare quando avrebbero dovuto farlo.
Allora cari fratelli nel Signore, concludo questa mia esortazione al coraggio, che in verità è un’esortazione, l’ennesima esortazione, a riporre la nostra fede nel Signore, sempre e ovunque, ma specialmente quando stiamo attraversando l’ennesimo periodo buio della storia, e la paura vorrebbe farci rinnegare Cristo;
non facciamo come il Don Abbondio dei Promessi Sposi, il prete pauroso per natura, che per giustificarsi ebbe a dire: “il coraggio, uno, se non ce l’ha mica se lo può dare”, sapendo invece che il coraggio per un credente, nei momenti difficili, altro non è che la manifestazione esteriore della propria fede.
Se noi abbiamo Cristo nel nostro cuore, dalla nostra fede scaturirà il coraggio, lo stesso coraggio che hanno dimostrato e dimostrano i credenti che mettono Cristo e il suo Vangelo al centro della loro vita. AMEN