Il giudizio della Legge

Testi: Matteo 7: 1-5    Giovanni 8: 1-11

 

Oggi vorrei invitarvi a meditare sull’aspetto più duro della Legge: il giudizio contenuto nella Legge.

In una precedente meditazione vi ho parlato di come Cristo, con la sua venuta e la sua morte sulla croce, abbia definitivamente tolto la condanna contenuta nella Legge di Mosè, e ci abbia così aperto le porte della salvezza per grazia mediante la fede in Cristo;

e che tuttavia, non ha abrogato la Legge perché, benché priva di effetti salvifici, essa continua ad essere per noi una guida, un punto di riferimento che Dio ci da affinché per noi sia più facile comprendere e seguire la sua parola.

Cristo morto e risorto, ci ha aperto le porte del Regno di Dio dandoci i tre comandamenti fondamentali: ama Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima e il tuo corpo; ama il tuo prossimo come te stesso; amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amati.

Questo, cari fratelli in Cristo, è l’adempimento di tutta la Legge, eppure se ci voltiamo indietro e ripercorriamo i quasi venti secoli di storia da quando il Regno di Dio ci è stato annunciato per la prima volta, ci accorgiamo di quanto poco siano stati osservati i comandamenti dell’amore cristiano.

Quanto poco amore troviamo intorno a noi.

Quanto poco amore per Dio e per Cristo; le persone che non credono sono ancora tante.

Quanto poco amore verso il nostro prossimo; milioni e milioni di persone vivono in condizioni di indigenza, si odiano, si combattono e si uccidono.

Quanto poco amore tra i fratelli; le chiese cristiane sono divise e nonostante i tentativi di dialogo ecumenico, ognuno continua a stare da solo e a guardare con sospetto gli altri fratelli.

Dalla morte di Cristo l’amore sulla terra ha dimorato in pochi cuori; troppe volte anche noi che ci diciamo cristiani, abbiamo trascurato di osservare i suoi Comandamenti preferendo invece seguire il nostro personale interesse.

Dio ci ama, conosce le nostre debolezze, perdona i nostri peccati e le nostre mancanze salvandoci con la sua grazia, ma noi, non amando né Dio, né nostro fratello, né il nostro prossimo, siamo bravissimi a “pronunciare condanne”, cioè giudicare nostro fratello e il nostro prossimo ogni qualvolta entrano in conflitto con noi;

siamo bravissimi a giudicare e criticare Dio accusandolo di essere ingiusto perché a lui attribuiamo dei mali subiti, o di aver permesso che accadessero degli eventi tragici che noi stessi con le nostre negligenze abbiamo provocato.

Si cari fratelli in Cristo, noi siamo diventati maestri nel giudicare.

Nelle letture proposte oggi, Cristo ci mette in guardia sul giudizio “non giudicate, affinché non siate giudicati perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati”!

Tuttavia, i venti secoli di fede cristiana sono zeppi di giudizi.

Cristo ha tolto la condanna contenuta nella Legge, però noi abbiamo continuato ad usare la Legge come strumento di condanna;

l’esatto significato di “giudizio” è in effetti “condanna”: “non giudicate e non sarete giudicati …” in realtà vuol significare “non condannate e non sarete condannati, perché con il giudizio con il quale condannate, sarete condannati”.

A che è servita allora la morte di Cristo se noi continuiamo ad usare la Legge per proferire condanne verso il nostro prossimo invece di amarlo come Cristo ci ha insegnato?

Noi siamo davvero molto bravi nel giudicare (e condannare) le azioni del nostro prossimo e del nostro fratello, ovvero nel trovare la “pagliuzza nell’occhio”. Così come siamo molto bravi ad assolverci dalle “nostre piccole colpe”, ovvero a non voler vedere “la trave” nel nostro occhio.

La Chiesa di Cristo stessa, nei secoli è stata spesso un ottimo esempio: rigida ad applicare gli insegnamenti della Bibbia verso gli altri e ai suoi stessi fedeli, ma così distratta quando si trattava di giudicare sé stessa.

Eppure nella Bibbia accanto ai comandamenti e agli altri precetti c’è scritto chiaramente che Cristo disse, riferendosi all’adultera, “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei”.

Quanta ipocrisia si cela dietro a tutti coloro che alzano la Bibbia e puntano il dito contro gli altri dicendo: “io ti dico che tu stai sbagliando perché non osservi quanto è scritto nella Bibbia!”

Cari fratelli in Cristo, se non facciamo posto nel nostro cuore all’amore di Cristo non saremo molto diversi da tutti coloro che vedono nelle Sacre Scritture uno strumento per misurare, vale a dire giudicare, ossia “condannare” non le proprie azioni, le proprie mancanze, le proprie concupiscenze, ma sempre e solo le azioni, le mancanze e la concupiscenza degli altri, dei fratelli, di chi ci sta accanto, per finire poi con l’operato di Dio; quando ascoltando la sua parola pensiamo che essa non ci riguardi più perché ci è stata data tanto tempo fa mentre ora le cose sono cambiate, il mondo va avanti e l’uomo si è emancipato!

Oggi nel linguaggio moderno diremmo che “tutto si può mettere in discussione”, ma la sostanza non è cambiata, la cosa che ci riesce più difficile di fare è “mettere in discussione noi stessi”.

È molto triste constatare che Cristo, nel suo infinito amore verso di noi, ha dato la sua vita per affrancarci dal giudizio della Legge, e noi non siamo stati capaci di amarlo quel tanto che basta per eliminare tale giudizio nei confronti del nostro fratello!

Cristo ci fa continuamente grazia del nostro peccato, allontana da noi la condanna quando egli avrebbe l’autorità per giudicarci e condannarci, così come fece alla prostituta in Gv 8.

Nonostante questo noi siamo sempre i primi, lì con la pietra in mano, pronti a scagliarla contro il nostro prossimo e il nostro fratello non appena commettono qualche errore!

Ricordiamoci di queste parole ogni qualvolta anche tra di noi nascono delle incomprensioni; pensiamo con quanto amore Cristo perdona a noi, e cerchiamo di fare altrettanto.

Non appena vediamo la pagliuzza nell’occhio del fratello, pensiamo alla nostra trave; e non appena stiamo per lanciare la pietra, pensiamo al nostro di peccato!

Tutti noi portiamo addosso il giudizio che deriva dalla Legge, lo possiamo paragonare all’odore del sudore che sprigiona dalla nostra pelle non appena compiamo uno sforzo.

Per questo ogni giorno siamo costretti a lavarci per non infastidire col nostro odore chi ci sta vicino. Allo stesso modo il nostro giudizio può dare fastidio a chi ci sta vicino cioè al nostro fratello, al nostro prossimo, e prima di tutto a Dio.

Impariamo quindi prima di tutto a giudicare noi stessi, così facendo non avremo più bisogno di giudicare gli altri.

Così come ognuno di noi curando la propria igiene personale non da fastidio agli altri che gli stanno vicino, se noi ci asterremo dall’esprimere giudizi anche gli altri non giudicheranno noi.

C’è un versetto delle Sacre Scritture che non è contenuto nei due brani proposti oggi, ma che penso riassuma bene quello che Cristo si aspetta da chi ha fede in lui e vive nella sua grazia.

Cristo dice “Se sapeste che cosa significa –voglio misericordia e non sacrificio- non avreste condannati gli innocenti".

Riflettiamo su questo, perché ogni volta che noi, senza averne né diritto, né autorità, pronunciamo un giudizio, perché solo Dio ha il diritto e l’autorità di giudicare, noi condanniamo un innocente!

E quanti innocenti sono morti per mano di fratelli che così agendo pretendevano di fare la volontà di Dio, ma che in realtà si sono così voluti sostituire a Dio, condotti esclusivamente dalla propria concupiscenza per il potere, il denaro, la gloria e le ricchezze di questo mondo.

La Legge conduce al giudizio, la grazia di Cristo all’amore; noi dopo aver ricevuto la grazia di Cristo dimoriamo nel suo amore e allontaniamo da noi il giudizio della Legge, ma se noi continuiamo a giudicare il nostro prossimo anziché perdonarlo come Cristo ci ha insegnato a perdonare, noi non dimoriamo nel suo amore e quindi non abbiamo la sua grazia e ricadiamo sotto il giudizio della Legge: “non giudicate, affinché non siate giudicati,  perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati …

Perciò cari fratelli, preghiamo affinché Cristo ci dia la forza di astenerci dal giudicare gli errori del nostro fratello;

preghiamo perché ci aiuti a non lasciarci travolgere dall’ipocrisia di crederci “più giusti” del nostro fratello che siamo tentati di giudicare;

preghiamo Cristo affinché infonda nel nostro cuore la misericordia che lui ha avuto con tutti i peccatori che noi eravamo già pronti a condannare con il sasso nella mano;

preghiamo Cristo perché ci perfezioni nel suo amore e ci renda così pienamente partecipi della sua grazia. AMEN.