Il governo di Dio

Testi 1 Samuele 12:1-5

Abbiamo davanti a noi un tempo che tutti sappiamo essere difficile e pieno d’incertezza e paura, dove incontriamo e incontreremo molte difficoltà, e dove molti di noi dovranno fare altri pesanti sacrifici per sopravvivere dignitosamente.

Da un lato giornali e televisioni continuano a ripetercelo in una gara al disfattismo, soltanto per fare più audience, mentre dall’altro ci incoraggiano a continuare, a non mollare, e ci ricordano che i sacrifici sono necessari per il bene del paese, e che soltanto stringendo i denti e sopportando il comune disagio, potremo uscire da questa difficile situazione.

Non credo ci sia bisogno dei giornali e della televisione per farci vedere come stanno andando le cose;

alcuni di noi hanno perso il lavoro, altri vedono la loro pensione e i loro stipendi dimagrire ogni giorno che passa, mentre i prezzi dei beni di prima necessità aumentano tutti i giorni, tanto che alcuni di noi già faticano ad arrivare alla fine del mese.

Da una parte ci sono i ricchi che, nonostante la crisi, vivono la loro vita come e meglio di prima, spendendo come se nulla fosse cambiato.

Loro però sono soltanto una minoranza, infatti è un dato ufficiale che in Italia quasi il 50% della ricchezza nazionale è detenuto dal 10% della popolazione soltanto;

in alcuni paesi sudamericani era così da tempo, però il fatto che anche il nostro paese si sia incamminato su questa strada, è senza dubbio una notizia degli ultimi anni, e sicuramente è molto preoccupante perché è la conferma di come i ricchi stanno diventando sempre più ricchi, mentre i poveri aumentano di numero ogni anno che passa.

La cd “classe media” di cui andavamo tanto fieri nell'occidente democratico e sviluppato, si sta assottigliando sempre di più.

E tutto questo perché?

Economisti, sociologi, politologi, opinionisti e quant'altro, sono lì pronti a fornirci le loro convincenti spiegazioni;

tuttavia, come credenti noi sappiamo che c'è una sola spiegazione alla nostra grave situazione: dove non regna l'amore per Dio e per il prossimo, ovvero dove il messaggio evangelico è disatteso e negletto, quel paese, prima o poi, non può che cadere nella rovina!

Perché ci siamo ridotti in questo precario stato di cose dunque?

Guardiamo il nostro paese, la nostra Italia, e non sarà difficile capire il perché.

Non è un caso che l'Italia assomigli sempre di più ad un paese sudamericano, inteso nel senso peggiore del termine;

un paese dove il senso dello stato e della responsabilità individuale è molto vicino allo zero;

un paese dove l'etica sociale è sempre più sostituita da quella dell'individualismo esasperato;

un paese dove la cosa pubblica è vista come qualcosa di estraneo da cui prendere il più possibile e a cui dare il meno possibile;

un paese dove le imposte e le tasse sono viste come “vessazioni da evitare ad ogni costo”, e non come la giusta contropartita per i servizi resi alla collettività:

un paese dove la prevaricazione, la raccomandazione, il favoritismo, la conoscenza personale, sono altrettante cose buone e lecite, cui tutti guardano come la naturale soluzione dei loro problemi;

un paese dove chi governa, lo fa per riempirsi le tasche, e non per fare il bene comune...

potrei continuare così a lungo, tuttavia penso sia già sufficientemente chiaro come il senso della nostra crisi economico-finanziaria stia prima di tutto nella crisi etica e di valori che gli italiani stanno attraversando da anni, per averla loro stessi provocata.

Dov'è finita dunque l'etica dell'Evangelo in Italia?

L'Italia non era forse, fino a pochi anni fa, un paese cristiano al 99%, cioè fin nella midolla?

Non è forse l'Italia da sempre la sede del papato?

Non è forse il papa il massimo rappresentante di Dio sulla terra?

Non ha forse avuto il papa e la sua Chiesa fatta di cardinali, vescovi e prelati di vario ordine e grado, il potere di governare prima (fino al 1861) ed influenzare poi il governo del paese, anche negli ultimi settant'anni repubblicani?

Dove sono dunque i principi dell'Evangelo? Non certo nella politica italiana, nei partiti tradizionali che tutti, senza distinzione di posizionamento ideologico, vanno a prostrarsi davanti al trono del papa e lo venerano come fosse l'antico imperatore romano, ossia un semi-dio!

Durante le principali cerimonie laiche, ad esempio, accanto al Presidente della Repubblica e a quello del Senato, le due massime cariche istituzionali italiane, siede regolarmente un altro prelato cattolico romano, in barba al principio della laicità dello stato!

Ma se allora il nostro non è uno stato laico, almeno è uno stato cristiano-cattolico??

Se sì, dove sono i principi dell'Evangelo, perché è ben difficile scorgerli nelle azioni dei nostri rappresentanti!

Non si vedono nella politica, non si vedono nel governo della cosa pubblica, non si vedono nella gestione locale!

Non passa giorno dove non si scopra un politico, eletto dal popolo, accusato di corruzione o di aver avuto interessi privati nelle gestioni della cosa pubblica;

eppure tutti dicono di apprezzare e credere nella Chiesa Cattolica Romana e di ritenere giusti i suoi insegnamenti;

allora perché non mettono in pratica l'etica del vangelo?

Ma soprattutto perché la Chiesa Cattolica Romana tutta, (al di là degli appelli sempre più isolati di papa Francesco), non si indigna contro questa classe politica da lei ispirata e sostenuta fino a questo momento, che ha condotto il nostro paese alla rovina;

mentre invece questa Chiesa si guarda bene anche solo dal fare i minimi sacrifici richiesti agli italiani suoi fedeli, magari rinunciando a qualcuno dei suoi tanti privilegi!

Allora cari fratelli in Cristo, pensiamo alle parole di Samuele: “Eccomi qui; rendete a mio riguardo la vostra testimonianza, in presenza del SIGNORE e in presenza del suo unto. A chi ho preso il bue? A chi ho preso l'asino? Chi ho derubato? Chi ho offeso? Da chi ho accettato regali per chiudere gli occhi sul suo comportamento?

Quanti dei nostri politici e governanti alla fine del loro mandato sarebbero in grado di dire altrettanto?

Da quanti avete mai udito pronunciare una simile dichiarazione?

Samuele era un uomo di Dio, un Giudice d'Israele, per la precisione l'ultimo dei Giudici, perché il popolo dopo di lui preferì avere un re alla guida del paese, ossia un uomo, anziché essere governato direttamente da Dio.

Samuele sapeva d'aver agito onestamente nei confronti di Dio e del popolo, e prima di rimettere il suo mandato a favore del nuovo re Saul, si presenta davanti al popolo e chiede a loro di testimoniare la sua condotta irreprensibile: “Samuele disse: «Oggi il SIGNORE è testimone contro di voi, e il suo unto pure è testimone, che voi non avete trovato nulla nelle mie mani»!”.

Samuele sapeva bene ciò che sarebbe successo dopo; conosceva ciò che avrebbero fatto i re che si sarebbero succeduti dopo di lui, ossia dopo che Dio avesse lasciato il governo del popolo direttamente nelle mani dei suoi rappresentanti, e li mette in guardia.

Il popolo tuttavia non lo ascolta, preferisce avere un re che è destinato a sfruttare il popolo, a vessarlo, a schiacciarlo a suo vantaggio.

Samuele, ha condotto il popolo nell'amore di Dio; attraverso di lui, era Dio stesso che governava il suo popolo, e Dio non è disonesto, non si arricchisce alle spalle del suo popolo, non lo vessa con gravi e ingiusti pesi, contrariamente a un governante che rappresenta l'uomo e fa prima il suo personale interesse, e forse soltanto dopo anche quello del popolo.

Il significato più profondo di questo passo, tuttavia, credo sia quello di mostrarci la grande differenza che c'è tra un governo guidato dall'amore di Dio, oggi diremmo: “ispirato dall'etica dell'Evangelo”, e uno dove questa guida non c'è, dove l'etica cristiana evangelica non ispira le coscienze del popolo e quindi nemmeno di chi lo governa.

Samuele era un servitore del popolo, perché era un servitore di Dio;

Saul e i suoi successori, con poche eccezioni, erano dei “dominatori del popolo” in nome di un dio relegato troppo in alto e troppo lontano per poter intervenire!

Vedete che c'è una differenza abissale tra questi due modi di governare, pur essendo fatti entrambi nel nome di Dio!

Non è un caso che i paesi più colpiti da quest'ultima crisi in Europa siano proprio quelli ispirati dalla cultura cattolico-romana e greco-ortodossa, piuttosto che non quelli figli della Riforma Protestante, dove un riflesso di etica Evangelica è ancora presente nei cuori di chi li governa... Alleluya!

La politica come servizio, figlia del Protestantesimo, anziché come potere, alla lunga dà i suoi buoni frutti.

È vero che le semplificazioni sono sempre sbagliate, tuttavia l'albero si riconosce proprio dai frutti che da, e non vi è dubbio che laddove i governanti sono sempre meno in grado di dire ai loro elettori: “non avete trovato nulla nelle mie mani”, quel paese patisce conseguenze sempre più gravi.

E soltanto chi veramente governa un paese, una regione o una città nel nome di Dio, con il cuore rivolto a lui e ai suoi fratelli, potrà dirlo, senza paura di essere smentito da Dio e dal popolo.

Allora se noi oggi siamo ridotti così, se il nostro paese è caduto in questa tragica situazione economica e sociale, la responsabilità va ricercata anzitutto nel nostro allontanamento dagli insegnamenti Evangelici;

quelli della Bibbia per intenderci, non certo quelli del cattolicesimo romano, che purtroppo hanno dimostrato d'essere tutto tranne che evangelici, tutte le volte che sono stati applicati negli ultimi 2000 anni!

Chi non è in grado di dire, come Samuele: “Oggi il SIGNORE è testimone contro di voi, ...che voi non avete trovato nulla nelle mie mani”, non è degno di governare nel nome del popolo di Dio, né tantomeno di predicare nel nome del Signore Gesù Cristo, ma si dovrebbe fare da parte.

Voglia veramente il Signore nel suo grande amore e nella sua infinita pietà, benedire il nostro paese e condurlo sulla via del ravvedimento e della redenzione.

AMEN