Il grande Comandamento

Testi: Matteo 22: 34-40; Giovanni 13: 34-35

 

Le Scritture ci parlano costantemente dell’amore di Dio per gli uomini, e ci spiegano come l’amore sia la vera essenza dell’essere cristiani;

Gesù Cristo riassume tutta la legge ed i profeti nei tre soli Comandamenti riportati nei passi proposti.

Oggi vi voglio invitare a riflettere su una domanda la cui risposta, a prima vista, potrebbe sembrare ovvia e scontata, ma che invece è un’importante chiave di lettura del messaggio cristiano:

secondo voi, perché Dio Padre, attraverso Gesù Cristo, ha scelto l’amore come parametro per giudicare l’umanità?

Se leggiamo con attenzione le scritture scopriamo che il tema dell’amore verso Dio e verso il prossimo non è una novità che ci ha portato Gesù, ma già nel V.T. troviamo scritto:

in Deut. 6:5 “Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze.”;

e in Levitico 19:18 “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso…”.

Tuttavia nel V.T., accanto a questi insegnamenti, ve ne sono altri che hanno un tono molto più severo e perentorio: la c. d. “Legge di Mosè”, che non era basata “sull’amore”, bensì “sul timore” di un castigo, se essa non veniva osservata.

Gesù Cristo invece, tra tutte le prescrizioni della legge, recupera questi due comandamenti dell’amore;

Gesù ci presenta Dio non più in veste del Dio supremo e vendicatore, di cui avere timore e paura, ma in veste di Padre amorevole e misericordioso.

Perché questo cambiamento?

Tra tutti le false divinità che le antiche e moderne religioni professano, quasi sempre la divinità è presentata sotto le vesti di un essere che tiene sottomesso l’uomo al suo volere, e spesse volte al suo capriccio, pronto a punire le sue disubbidienze e a far valere il suo potere di essere superiore.

Cristo non è così; egli ci presenta Dio come il Padre che chiama tutti gli uomini ad essere suoi figli, e che egli ama come tali. Dio ricerca, prima di tutto, l’amore dell’uomo, ed è sempre pronto a perdonare le nostre mancanze anziché punirle!

Questo comportamento cari fratelli in Cristo, va decisamente fuori la logica umana.

Il caposcuola dei pensatori e scrittori politici, Nicolò Machiavelli, scriveva infatti nel suo trattato politico “Il Principe”, che era buona cosa per un re o capo di stato essere amato e temuto dai suoi sudditi, ma dovendo scegliere tra le due cose, era meglio che fosse temuto piuttosto che amato! Questa in effetti è la logica di chi detiene il potere, almeno di coloro a cui il potere non deriva da una investitura popolare.

Perché allora Gesù Cristo ha scelto l’amore, anziché il timore di Dio?

L’amore deve essere anche alla base del rapporto tra gli uomini: Gesù ci ha ribadito “ama il tuo prossimo come te stesso”; egli si aspetta da noi che la stessa cura e la stessa attenzione che dedichiamo a noi stessi, esseri notoriamente individualisti ed egoisti, la usiamo anche nei confronti degli altri, e non solo delle persone che ci stanno accanto, cioè il nostro “prossimo” in senso letterale del termine, ma veramente di tutti.

Già in Deut. 18:19 era detto “Dio ama lo straniero e gli da pane e vino. Amate dunque lo straniero...”, ma per Gesù questo non basta;

non basta amare coloro che ci sono estranei, per cui in fondo il nostro sentimento più naturale è l’indifferenza, ma egli ci richiede di amare i nostri nemici, in Mt 5: 44 è detto “..io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per quelli che vi maltrattano e vi perseguitano..

Ricambiare odio con amore, questo è quello che Gesù ci chiede. Perché?

Gesù, infine, ai primi due comandamenti dell’amore, ne aggiunge un terzo: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

Riflettiamo su queste parole, a prima vista sembrano una duplicazione, una ripetizione di quanto già detto nel secondo comandamento. Se io amo il mio prossimo, che non è solo colui che mi ama, cosa ovvia; non solo colui che mi è estraneo, cosa che mi può sembrare perlomeno inusuale; ma addirittura colui che mi perseguita e mi fa del male, mi sembra ovvio che io debba tanto più amare i miei fratelli di fede in Cristo!

Perché Gesù ha sentito il bisogno di ribadire questa necessità?

Dopo tutte queste domande, proviamo a vedere se riusciamo a trovare anche qualche risposta.

Cominciamo dal perché Dio vuole essere amato più che temuto.

Dio ci ama, quindi anche noi dobbiamo ricambiarlo!

Dobbiamo amare Dio perché egli ci ha creati, e quindi gli dobbiamo riconoscenza!

Dio è buono e quindi per definizione ama tutti gli uomini!

Queste sono alcune tra le classiche risposte che sentiamo dare a questa domanda.

Sono però soddisfacenti? O c’è dell’altro?

Pensiamo bene a qual è la differenza tra rispettare e riverire una persona perché egli è potente e può decidere il nostro destino, e rispettarlo e riverirlo perché nei suoi confronti nutriamo un sentimento di stima, amicizia e amore.

Quando viene meno il timore, laddove non c’è amore, tutto è destinato a finire;

gli antichi israeliti erano rispettosi di Dio e lo temevano fortemente quando Lui si presentava davanti ai loro occhi con segni potenti e prodigi, minacciando la sua ira, ma non appena Dio si allontanava, essi si abbandonavano al male perché nei loro cuori non vi era un autentico amore per il Signore, così come è detto dal profeta Isaia “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me.”

Dio non sa che farsene di persone che lo ossequiano per timore, Egli vuole persone che lo amano con tutto il proprio cuore, la propria anima e la propria mente, perché solo chi ama è fedele così come è scritto nel vangelo di Gv 13:15 “se voi mi amate osserverete i miei comandamenti…” e nel vers. 21 “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui.”

La scelta di Cristo è un atto d’amore; solo l’amore ci guida a Dio attraverso Cristo per una libera scelta personale, poiché la nostra fede è resa concreta nell’amore, non nelle opere.

Guardate nella società in cui viviamo: non c’è vero amore, e di conseguenza non c’è fede in Dio;

nessuno teme più il Signore, perché al Signore non interessa più essere adorato a causa del timore, Egli dopo la caduta del regno d’Israele ha definitivamente rinunciato a creare il suo Regno in questo mondo, ma aspetta gli eletti, cioè coloro che hanno avuto fede in lui e per questo lo hanno amato, nel Nuovo Regno!

La risposta alla seconda domanda è conseguenza della prima: perché Cristo ci dice che subito dopo aver amato Dio sopra ogni cosa, sul secondo gradino, c’è l’amore verso il prossimo?

Pensateci fratelli, se io amo me stesso più degli altri, considero me stesso migliore degli altri e di conseguenza mi pongo sopra gli altri; e se mi pongo sopra gli altri sono poi indotto a pensare che io posso giudicare gli altri per le loro azioni.

Ma chi è che può giudicare gli altri uomini se non Dio solo? Alloro ecco che io nel mio orgoglio mi sostituisco a Dio e a questo punto non amo più neanche Dio ma finisco per amare solo me stesso!

Solo se amo il mio prossimo, fosse anche un mio nemico che mi odia e mi perseguita, posso dire di amare veramente Dio.

Dio scruta i nostri cuori ed è pronto a perdonare i nostri tentennamenti, ma pretende da noi un cuore puro ed un amore sincero nei suoi confronti.

Arriviamo dunque alla risposta della terza domanda, perché Cristo ci chiede di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati.

Questo è il vero nocciolo della questione, la meta di ogni uomo che rinasce in Cristo. Quando giungiamo ad amarci come Cristo ci ha amati, cioè ad essere veramente fratelli in Cristo, siamo arrivati alla nostra destinazione, al punto in cui ogni uomo non vive più per sé stesso, come un essere isolato dall’egoismo della natura umana, ma entra a far parte della vita di Cristo e a condividere con lui la sua esistenza.

Cristo ha dato la sua vita per noi compiendo il più grande gesto d’amore che un uomo può fare, così come ci è detto in Gv 15:13 “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici”;

Cristo a questo punto, di fronte a questo amore sublime che lui ci ha dimostrato per primo, e a cui noi siamo chiamati quali imitatori, ci dice in Gv 15: 14-15 “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo Signore;

 ma io vi o chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio.”

L’amore ci rende non solo fratelli ma anche amici di Cristo, perché attraverso l’amore è iniziato un nuovo rapporto tra l’uomo e Cristo.

L’amore che unisce tutti gli uomini che hanno scelto e sono stati scelti da Cristo, diventando “amici” di Cristo, è veramente l’amore più completo, più sincero, più sublime; esso è l’amore di cui parla anche l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinzi “l’amore che non verrà mai meno”.

Infatti mentre l’amore che oggi dobbiamo avere per il nostro prossimo è una sorta di prova che noi dobbiamo superare, ma che un giorno finirà, perché al compimento del Regno di Dio non ci saranno più persone a noi vicine da aiutare o persone estranee o nemiche verso cui noi dovremo dirigere il nostro amore; noi continueremo invece ad amare, assieme a Dio e a Cristo, “gli uni e gli altri” come fratelli ed amici di Cristo.

Oggi questo amore lo possiamo sperimentare nelle nostre comunità, tra fratelli in Cristo; questo è infatti il pressante invito che egli ci rivolge, lui ci ha amati, ci ama e desidera che anche tra di noi fratelli vi sia già da ora questo amore sincero. Per questo motivo Gesù Cristo ci fa un pressante invito affinché noi ci amiamo vicendevolmente.

L’esortazione rivolta a ciascuno di noi perciò è abbastanza ovvia: è il richiamo all’amore verso Dio, verso il nostro prossimo e verso i fratelli nella fede.

Ma purtroppo sappiamo bene come amare Dio, il nostro prossimo e i nostri fratelli non sia sempre facile; spesse volte ci è più facile lasciarci prendere dall’odio, dall’egoismo, dall’indifferenza, dall’ira e dal rancore.

Allora l’invito che mi sento di rivolgere a ciascuno di voi fratelli è questo: ogni giorno della nostra vita, a cominciare da oggi stesso, facciamo uno passo verso l’amore di Cristo, anche solo un piccolo passo, visto che già questo ci costa fatica, poiché si tratta di andare contro la nostra natura umana di esseri egoisti, ma sarà pur sempre un passo nella giusta direzione, un passo che ci avvicina alla meta.

Se alla fine di ogni nostra giornata, tirando le somme, potremo dire di aver fatto almeno un gesto, aver avuto un pensiero o anche solo di aver detto una parola amorevole sia verso Dio, sia verso il nostro prossimo, sia verso i nostri fratelli, allora la nostra sarà stata una giornata che non avremo vissuto invano perché, così facendo, ci saremo ricordati e avremo dato testimonianza del sacrificio d’amore che Gesù Cristo ha fatto per noi. AMEN