Il peccato di Eva

Testi: Genesi 3:9-19; Romani 5:12-21

 

I brani della scrittura proposti oggi sono ben noti a tutti;

nel primo è detto come il peccato sia entrato nel mondo a causa della trasgressione d’Adamo, che pur essendo un essere perfetto, si è ribellato a Dio, e ha in questo modo condannato l’intera umanità al peccato che conduce alla morte;

nel secondo brano invece è spiegato come il perdono e la grazia di Dio ci sono stati donati per mezzo della morte in croce di suo figlio Gesù Cristo, anch’egli un essere perfetto, che con il suo sacrificio, ci ha riconciliati con Dio, lavando via definitivamente la maledizione d’Adamo, per la salvezza di tutta l’umanità che ha fede in lui e lo accoglie come suo personale Salvatore.

Nella mia vita di credente ho riletto questi brani più volte, sempre arrivando alla stessa ovvia conclusione cui giunge anche l’Apostolo Paolo mentre scrive ai cristiani di Roma.

Finché, un giorno, ho percepito qualcosa che fino allora mi era sfuggito;

o meglio, sono certo che lo Spirito Santo, che soffia e vivifica la Scrittura ogni volta che la meditiamo, mi abbia fatto vedere qualcos’altro in questi brani, qualcosa che forse, lo dico senza alcuna presunzione ovviamente, era sfuggito anche all’Apostolo Paolo, che pur essendo ben guidato dallo Spirito Santo, qualche volta si lasciava andare a considerazioni che noi oggi fatichiamo a fare nostre, almeno rileggendo le sue parole secondo il nostro comune sentire.

Ritorniamo per un attimo al brano di Genesi; qui troviamo diversi spunti che però noi, sulla falsariga di Paolo, tendiamo un po’ a trascurare, ma che invece sono pieni di significato, per non dire fondamentali, alla luce di quello che poi sarà il sacrificio di Cristo per noi.

Nel brano possiamo notare che di fronte al peccato d’Adamo, Dio pronuncia non una, bensì tre, sentenze di condanna.

La prima, infatti, è contro il serpente, che rappresenta in realtà Satana, il tentatore; ai nostri occhi quest’episodio appare poco più di un’allegoria, se non fosse che nella realtà ben pochi uomini provano simpatia per i serpenti, e in questo sembra proprio concretizzarsi la maledizione di Dio che predice una futura inimicizia tra la progenie umana e quella dei rettili che strisciano sulla terra.

La seconda condanna invece è rivolta specificatamente ad Eva, cioè alla donna, che per aver ascoltato la voce del male, è destinata ad una serie di future punizioni che la porteranno a soffrire e ad essere sottomessa all’uomo.

La terza condanna infine, come ben sappiamo, è rivolta all’uomo, inteso non solo come Adamo o com’essere maschile, ma in realtà a tutta l’umanità che da lui discenderà. 

Delle tre, proprio l’ultima è quella che ci appare più importante, anche perché è quella che riguarda tutti da vicino.

In sostanza Dio condanna l’uomo a soffrire per tutta la sua breve vita terrena, fino a quando non giungerà per lui la morte, che prima del peccato di ribellione non esisteva.

Ecco allora che l’avvento di Cristo rappresenta per l’umanità la nuova speranza di perdono del Padre, che per mezzo del sacrificio del figlio, libera l’umanità dalla maledizione del peccato d’Adamo, come ben sappiamo; e l’Apostolo Paolo ci fa notare proprio questo.

Tutto chiaro allora?! La cosa finisce qui? O non c’è forse sfuggito qualcosa?!

Non aveva Dio Padre pronunciato tre condanne in occasione della ribellione d’Adamo?

Allora cari fratelli in Cristo, se accantoniamo la condanna contro gli Angeli caduti, ossia contro Satana ed i suoi demoni, che sono rappresentati nella figura del serpente, in quanto per loro il sacrificio di Cristo non ha avuto alcun’influenza, per ragioni che oggi non è il caso di esaminare, vediamo tuttavia che qualcos’altro è rimasto fuori dalla bella ed ispirata riflessione che Paolo rivolge ai romani; mi riferisco al peccato specifico di Eva.

Allora mi sono chiesto, e chiedo a voi oggi: il sacrificio di Gesù Cristo in croce, ha cancellato soltanto il peccato d’Adamo, o non ha forse cancellato anche quello di Eva?!

Avete mai riflettuto su questo? Sicuramente mi risponderete che è ovvio che anche il peccato di Eva sia stato cancellato dal sacrificio di Cristo sulla croce!

Se è così ovvio allora, perché non soltanto Paolo non fa menzione di questo, ma anzi per tutto il tempo in cui la chiesa di Cristo è esistita sulla terra, al suo interno, e quindi di fatto nell’intera società cristiana, ha continuato a sussistere la maledizione di cui al testo di Genesi 3:16 dove era scritto: “Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te.

Noi sappiamo che la società israelita, anche a cagione di questo passo della scrittura, era fortemente patriarcale e maschilista, e purtroppo sappiamo anche che lo stesso Apostolo Paolo era un po’ misogino, e questo forse spiega, anche se non giustifica, questa sua dimenticanza, quando parla del sacrificio di Cristo che ha cancellato il peccato d’Adamo, tralasciando però di esplicitare quello d’Eva.

Però se noi andiamo a leggere tra le pagine dei vangeli possiamo vedere come Gesù Cristo avesse un atteggiamento molto diverso nei confronti delle donne, rispetto alla tradizione del popolo Ebraico e poi, purtroppo, anche di quello cristiano che da lui ha preso origine.

Benché i suoi primi dodici apostoli fossero tutti uomini, le scritture ci dicono come nel suo numeroso seguito ci fossero anche molte donne, tra cui la sua stessa madre.

Pensiamo poi al suo atteggiamento nei confronti dell’adultera, pronta ad essere lapidata dal popolo in base alla Legge di Mosè, mentre lui, contro ogni evidenza, la perdona;

oppure guardiamo la donna samaritana al pozzo, con cui Gesù conversa senza remora alcuna, mentre qualsiasi ebreo osservante ne avrebbe avuto disprezzo;

per non parlare poi della peccatrice che unge con l’olio profumato i suoi piedi, quando un ebreo rispettoso della tradizione non avrebbe mai permesso che una tale persona lo toccasse.

Cristo dunque, nella sua predicazione apre alle donne, come apre ai peccatori, una nuova via, una nuova speranza.

Così come la caduta d’Adamo ed Eva ha condannato l’umanità, maschile e femminile, anzi se vogliamo l’umanità femminile è stata condannata ancor più duramente, perché oltre a vedere la morte è anche stata, di diritto e di fatto, sottomessa alla parte maschile in una condizione di semi schiavitù; così la grazia che ci viene dal sacrificio di Cristo ha tolto la condanna di tutta l’umanità dei credenti, sia essa maschile, sia essa femminile!

E questo significa che dopo il sacrificio di Cristo, davanti a Dio, non vi è più nessuna condanna per la donna in quanto tale, perché non vi è più differenza tra uomo e donna!

Allora, cari fratelli in Cristo, se davanti a Dio siamo uguali, figli e figlie, non possiamo non essere uguali nella chiesa di Cristo sulla terra!

Mi dispiace per l’Apostolo Paolo, che dopo la morte di Cristo ha ancora osato scrivere: “Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge”, evidentemente era condizionato da una tradizione maschilista di cui non è riuscito a liberarsi;

ma soprattutto ci dobbiamo dispiacere che dopo quasi duemila anni d’Evangelo proclamato, si facciano ancora delle differenze tra uomini e donne nella chiesa di Cristo, oltre che nella società civile.

E’ triste pensare che la parità tra i due sessi sia stata una conquista riconosciuta prima all’esterno delle chiese, da una società laica, se non apertamente “non credente”, che non nelle chiese cristiane, quando Cristo ci ha fatto capire che questa era la strada da seguire già duemila anni or sono.

Eppure fino a cinquant’anni fa, alle donne non era ancora permesso diventare pastore nelle nostre chiese, e il loro ruolo era di fatto ancora subordinato all’uomo, secondo le parole di genesi 3:16.

In questo le chiese, cioè noi credenti in Cristo, abbiamo lungamente mancato nell’adempiere alla sua volontà.

E purtroppo ci sono ancora molte chiese dove la donna rimane subordinata all’uomo in altrettante posizioni, anche chiese evangeliche come ben sappiamo; per non parlare poi dell’accesso al sacerdozio che è ancora di là da venire per la grande maggioranza delle sorelle cristiane del nostro paese e di tutto il resto del mondo!

Allora cosa possiamo dire ancora?

Io credo che ciascuno dovrebbe riflettere su quest’aspetto della nostra vita che ci condiziona ancora pesantemente, e che ha una grande importanza nella nostra vita di credenti, non fosse altro perché ci tocca quotidianamente e da vicino;

tocca ogni famiglia, ogni singola persona, essendo uomini e donne credenti che vivono sotto lo stesso tetto e professano la stessa fede nella stessa chiesa.

 

Se dentro di noi, nel profondo del nostro cuore, continueremo a vedere un fratello ed una sorella come due esseri che non sono “completamente uguali” di fronte a Dio, perché c’è qualcosa che ci impedisce di considerarli tali, sia essa dovuto alla nostra tradizione, alle regole della società in cui viviamo, alla cultura di cui siamo permeati, o quant’altro; allora vi dico che, quel qualcosa ci sta impedendo di ricevere ed accogliere pienamente Cristo ed il suo perdono, perché il suo sacrificio ha lavato via il peccato d’Adamo come pure ha lavato via il peccato d’Eva; e se noi continuiamo a pensare che così non sia, non possiamo neanche avere la pienezza della grazia di Cristo!

Pensiamoci ogni volta che facciamo qualcosa nella nostra quotidianità che soltanto ci porta a concepire questo genere di differenza nel nostro cuore o nella nostra mente, ricordiamoci del sangue di Cristo che ha lavato via anche questo peccato, e quindi non imputiamolo noi ad una nostra sorella!

Gioiamo piuttosto insieme del comune perdono ricevuto dal nostro Padre Celeste che ci ama senza distinzione alcuna, figli e figlie, fratelli e sorelle del suo figliolo Gesù Cristo. AMEN