Il primato di Pietro

Testi: Matteo 16:13-20; Giovanni 21:15-19

 

Il primo testo della scrittura proposto oggi forse non suona molto famigliare a noi evangelici, perché ci ricorda una questione che rimane un punto di conflitto con i nostri fratelli cattolici.

Come spesso accade quando un gruppo di persone, di qualsiasi natura esso sia, si identifica con un simbolo, un oggetto, un personaggio o una frase di uso generale, col passare del tempo si tende ad attribuire a quel particolare gruppo di persone l'uso esclusivo di tale simbolo, e ad identificare quel gruppo con il simbolo stesso. A seguito di questo, tutti gli altri che non appartengono a quel gruppo evitano di usare quel simbolo per non creare confusione.

Un esempio significativo a tale proposito l'abbiamo con i Testimoni di Geova, nome che un gruppo di persone ha assunto mutuandolo dalle Scritture, dove un versetto dice: “Voi sarete i miei testimoni”. È chiaro che ogni credente in Cristo è di per sé un testimone di Dio sulla terra, o di Geova, se così lo vogliamo chiamare (usando l’italianizzazione del nome ebraico di Dio: Yahweh), ma oggi usare questo appellativo significa identificarsi con un gruppo preciso e distinto, per cui gli altri credenti preferiscono non usare questo termine, proprio per non creare equivoci.

Veniamo dunque al passo della scrittura dove il Signore Gesù Cristo si rivolge a Simon Pietro indicandolo come il discepolo destinato ad essere il punto di riferimento della sua futura chiesa sulla terra.

Da questo passo si evince chiaramente che il Signore, tra tutti gli altri Apostoli, ha scelto Pietro per guidare la sua Chiesa quando lui sarà tornato al Padre, o per lo meno ha assegnato a lui l'importante e gravoso compito di seguire i lavori di costruzione della chiesa di Cristo sulla terra.

Gesù aveva scelto Pietro fin dall'inizio, sapeva che lui era l'uomo giusto allo scopo, godeva della stima degli altri discepoli e, pur nella debolezza della sua carne, poiché sarà proprio lui a rinnegarlo per ben tre volte, Gesù vedeva in lui la persona più adatta a quel compito.

Dai racconti dell'Evangelo emerge chiaro che Pietro era considerato il maggiore tra gli apostoli, o comunque tra quelli più vicini al Signore.

Nell'episodio della trasfigurazione del Signore, presenti sono proprio Pietro insieme a Giacomo e Giovanni. Negli atti degli apostoli Pietro è uno degli anziani della comunità di Gerusalemme insieme all'altro Giacomo, uno dei quattro fratelli di Gesù.

Insomma non ci sono motivi per contestare o mettere in dubbio che il Signore abbia voluto scegliere tra i suoi apostoli proprio Pietro per affidargli un ruolo rilevante nello sviluppo della sua Chiesa.

Quello che invece è contestabile, perché non trova fondamento nella scrittura, ma anzi viene smentito dalle stesse parole di Gesù, è che, una volta che il Signore sarà risorto e tornato al Padre, la sua Chiesa sulla Terra abbia bisogno di un capo che prenda il posto di Cristo stesso, e a cui gli altri fratelli facciano riferimento in sua vece.

Cristo è, e rimane, capo della Chiesa, che ovviamente è unica, sia pure divisa tra il cielo e la terra, anche dopo la sua morte e risurrezione.

In questo senso abbiamo le testimonianze delle scritture, dove negli Atti degli apostoli la figura di Pietro è presente e di spicco, ma non è certo considerato il sostituto o “vicario” di Cristo sulla Terra, tanto che l’Apostolo Paolo si permette di riprendere fraternamente proprio Pietro, quando questi si comporta in modo sconveniente astenendosi dal cibo non puro in presenza dei circoncisi.

Dalle scritture apprendiamo che la funzione di guida della Chiesa nascente era piuttosto affidata ad un Consiglio di Anziani, e non ad un singolo uomo.

È Chiaro che se Cristo avesse inteso conferire a Pietro il ruolo di suo “unico successore”, Pietro lo avrebbe esercitato fin da subito, ma così non è stato, e poi vedremo anche il perché.

Se seguiamo cosa è successo in seguito nella Chiesa, e il perché oggi ci troviamo in una situazione in cui i nostri fratelli cattolici asseriscono che il successore di Pietro, l'unico legittimato a governare la Chiesa, sia il vescovo di Roma, o papa, scopriamo che la pretesa continuità apostolica da Pietro, primo papa e vescovo di Roma, è una pura invenzione o falso storico, creato a posteriori.

Ma anche ammettendo che fosse vero che Cristo abbia inteso avere una serie di suoi successori sulla terra, cosa che non trova conferma nella scrittura, comunque non dovrebbe necessariamente essere identificato con il vescovo di Roma, cose per altro contestate dalla riforma protestante da secoli ormai.

Chiarito questo, io credo sia giusto riprenderci il passo della scrittura che abbiamo letto all'inizio, dopo averlo ingiustamente messo da parte per lungo tempo in quanto i nostri fratelli cattolici se ne sono appropriati in modo esclusivo per giustificare l'organizzazione che la loro chiesa si è data.

Premesso che ogni chiesa ha il diritto di darsi l'organizzazione che ritiene più opportuna senza che per questo le altre abbiano da eccepire, noi non dobbiamo assolutamente escludere il brano di Pietro dal nostro essere chiesa di Cristo, perché esso non è di esclusiva pertinenza dei fratelli cattolici.

Pietro, per noi e per la Scrittura, non è mai stato un papa o un capo in senso monarchico della Chiesa di Cristo;

Cristo non ha inteso farne un successore, nel senso che un fratello doveva sovrastare e comandare gli altri fratelli, perché uno solo è il capo della chiesa: Cristo!

La scelta fatta da Gesù nei confronti di Pietro trova il suo fondamento in altri motivi, e questi motivi li possiamo comprendere meglio se accanto al brano dell'Evangelo di Matteo poniamo anche quello di Giovanni.

Cristo ha chiesto a Pietro per ben tre volte la stessa cosa: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. Solo dopo che Pietro ha risposto di sì per ben tre volte, il Signore gli ha affidato l'incarico.

È evidente fratelli miei che la scelta di Gesù con Pietro è stata una “scelta d'amore”;

Pietro è stato scelto per l'amore che aveva verso il Signore, e non per altri motivi.

Ma cosa ci dovevamo aspettare in fondo?

Non è Gesù disceso dal cielo per salvare il mondo, tanto era grande l'amore del Padre per gli uomini?

Non è tutto l'Evangelo di Cristo un unico messaggio d'amore del Padre creatore per i suoi figli?

In base a quale altro elemento poteva il Signore affidare il suo gregge a qualcuno se non l'amore che questi doveva necessariamente avere per i suoi fratelli?

 

Allora provate a pensare cosa significhi amare qualcuno: un fratello, una sorella, un genitore, un figlio, un amico, il proprio coniuge;

quando amate queste persone non vi mettete forse vicino a loro e condividete con loro ogni cosa? Non esitate forse a sacrificare anche il vostro stesso bene ed interesse per il bene e l'interesse delle persone che amate?

Non ricercate forse il bene comune piuttosto del vostro?

Chi è che nell'amore si pone in una posizione di superiorità?

Chi è quella persona che domina coloro che dice di amare, e si fa chiamare da loro capo, o signore, o maestro, o altro titolo tendente a far primeggiare la sua figura?

Il Signore infatti disse ai suoi discepoli: “...voi non vi fate chiamare “Rabbi”; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore.” (Mt 23:8-11)

Il Signore Gesù Cristo si è abbassato al punto di servire i suoi discepoli lavando loro i piedi per significare che a chi è dato di guidare i fratelli, deve essere colui che serve i fratelli, cioè essere al loro servizio, e non viceversa!

Chi era dunque Pietro agli occhi del Signore se non colui che più degli altri doveva servire i suoi fratelli, cioè colui che più degli altri doveva amare i suoi fratelli?!

Solo chi ama è disposto a servire, e a sacrificarsi se occorre, non certo chi comanda, non certo chi domina.

Chi comanda chiama gli altri al sacrificio, ma poi il sacrificio lo allontana da sé il più possibile.

Esiste allora un successore di Pietro?

Certo che esiste, e non uno solo, ma milioni!

Pietro è colui che raccoglie il compito che il Signore gli ha affidato di far crescere la Chiesa e predicare il suo Evangelo giorno dopo giorno.

Pietro è colui che si pone al servizio dei fratelli giorno dopo giorno, sacrificando se è necessario il suo proprio interesse.

Pietro è colui che ogni qualvolta è chiamato dal Signore risponde per tre volte ogni giorno: “Sì Signore, io ti amo!”

In questo, cari fratelli in Cristo, noi evangelici dobbiamo rimpossessarci di questo passo della scrittura per attribuirgli il giusto significato, quello che il Signore gli ha dato quando ha chiamato Pietro e lo ha messo al servizio della sua Chiesa, e al servizio dei suoi fratelli. AMEN.

Come in cielo anche in terra

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