Il principio cardine

Testo: 1 Samuele 12:18-25

 

Samuele fu l’ultimo dei Giudici d’Israele; l’ultimo perché il Popolo Eletto, vedendo come gli altri popoli circostanti avessero alla loro guida un re e non un semplice Giudice, chiesero a Dio, tramite Samuele, di dare anche a loro un re, che li guidasse e comandasse. Questo non piacque a Dio perché, ovviamente, era un altro modo di contestarne l’autorità. Samuele, allora, li ha ammoniti circa il loro ulteriore peccato, nonché delle conseguenze negative che ne sarebbero derivate. L’immagine dei tuoni e della pioggia, che rappresentano l’ira di Dio, spaventa a tal punto il popolo, che resosi conto di quanto aveva fatto di avventato, invoca il perdono di Dio, e lo fa ancora una volta tramite Samuele.

Dio, che ama di un amore grande il suo popolo, sempre per bocca di Samuele, risponde alla sua invocazione dicendo: “Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non allontanatevi dal Signore, ma servitelo con tutto il vostro cuore; non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane…”.

Anche questo peccato dunque è perdonato da Dio per amore del suo popolo, tuttavia la preoccupazione rimane, perché Dio sa che il popolo continuerà a peccare, anche con un re alla sua guida; per questo motivo fa dire a Samuele: “Solo temete il Signore e servitelo fedelmente, con tutto il vostro cuore...".

Mentre è in procinto di lasciare il suo incarico di Giudice di Israele, Samuele rivolge al popolo questo importante messaggio da parte di Dio. In esso è contenuto il “principio biblico cardine” che è alla base di ogni benedizione, sia essa individuale, sia collettiva: “temete il Signore”!

Ma che cosa significa veramente “temere il Signore”?

Nell’Antico Testamento ci è presentato un Dio terribile che non esista a distruggere l’umanità peccatrice con il diluvio universale, anche se poi si pente e dichiara pubblicamente che non compirà mai più in futuro una simile azione; questo potrebbe anche essere motivo di paura da parte dell’uomo peccatore che può incorrere nel castigo di Dio, ma non è così che dobbiamo intendere il timore di Dio.

Il timore di Dio non deve essere confuso con “l’avere paura di Dio”; l’uomo non deve avere paura di Dio nel senso umano del termine, perché il nostro Dio si è presentato a noi attraverso il suo figliolo Gesù Cristo come un Padre amorevole, piuttosto che come un dio che castiga con eccessiva severità; Egli è un dio che è incline al perdono perché ha verso di noi un amore grande di Padre.

Allora cari fratelli in Cristo, il timore di Dio noi lo dobbiamo intendere come quel profondo e grande rispetto del Signore e della Sua volontà che ci induce a ricercare la Sua guida per agire sempre con lo scopo di servirlo ed onorarlo, proprio perché Lui si manifesta a noi con il suo amore di Padre misericordioso, disposto a perdonare le nostre debolezze umane e riaccoglierci alla sua presenza come fece il Padre misericordioso della parabola verso il figliolo disubbidiente.

Il timore presuppone anzitutto rispetto e osservanza della sua volontà; un rispetto e un’osservanza che purtroppo molto spesso noi non abbiamo, perché il nostro “Io egoista” ci fa mettere noi e i nostri interessi al primo posto, ossia al posto che invece spetta soltanto a Dio.

Quando però riconosciamo il nostro peccato e ci accostiamo a Dio con umiltà, ci rendiamo conto di non essere degni di stare alla Sua presenza e di essere mancanti in tante cose. Ma non per questo Egli ci respingerà o ci punirà per la nostra inadeguatezza dimostrata, ma al contrario Lui ci accoglierà come figli pentiti, desiderosi di ritrovare la pace che soltanto il suo perdono e la sua comunione ci potranno offrire.

La nostra indegnità a stare alla sua presenza è dimenticata, cancellata attraverso la grazia che ci arriva per mezzo di Gesù Cristo, Unico Mediatore tra Dio e gli uomini.

Ora fratelli, tutti coloro che hanno intimamente conosciuto il Signore, portano nel proprio cuore un profondo rispetto e timore per Lui; e ciò diventa per loro un "principio cardine" immutabile, che fa della nostra vita non più un cammino senza meta e speranza, ma un sentiero piano e dritto che ci conduce direttamente alla promessa della gloria eterna insieme al nostro Signore Gesù Cristo. AMEN