Il tempo di Dio
Testi: Esodo 23:20-33; Osea 7:8-16
Tutti quelli che leggono la Bibbia senza la guida dello Spirito Santo spesso commettono due errori opposti:
da un lato, non tengono in debito conto del tempo che separa un avvenimento narrato nella Scrittura, dal nostro tempo e perciò considerano il racconto biblico in senso assoluto, ovvero non lo contestualizzano nella storia; questo è un errore comune tra i credenti letteralisti e fondamentalisti;
dall'altro lato, invece, relativizzano il contenuto del testo biblico ritenendolo ormai superato perché riferito ad un tempo e ad un contesto molto diverso dal presente e perciò concludono che questo testo non abbia più nulla da dire a noi uomini e donne del XXI secolo; e questo è l'errore di molti credenti revisionisti.
Allora cari fratelli in Cristo, noi come possiamo evitare di commettere questi due errori?
È semplice: basta che quando leggiamo la Bibbia ci facciamo guidare dallo Spirito Santo, l'unico che ci fa comprendere la buona e vera volontà di Dio!
L'apostolo Giacomo (1:5) infatti scriveva: “Se qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data”
Avuto riguardo di questo, possiamo riflettere sui due brani di oggi proprio partendo dal fattore tempo.
Esodo 23 e Osea 7, sono separati tra loro da un arco di tempo di oltre 700 anni!
Le cose in sette secoli, come sappiamo, possono cambiare molto, anche in un passato dove il tempo pareva scorrere più piano, perché la società umana cambiava più lentamente rispetto ad oggi.
Eppure se noi confrontiamo i due testi vediamo che sembrano essere l'uno la continuazione dell'altro: due capitoli di un'unica storia;
quello che Dio aveva predetto al suo popolo 700 anni prima, arriva ad un tragico epilogo a distanza di sette secoli, perché la Parola di Dio non cade mai nel vuoto, non rimane mai lettera morta, nonostante il molto tempo che passa da quando viene pronunciata a quando arriva a compimento, anche se le situazioni ci sembrano molto cambiate.
Allora è giusto che noi, ogni volta che leggiamo nella Bibbia un racconto, lo meditiamo con riferimento al tempo in cui fu scritto, ma senza mai dimenticare che esso è “Parola di Dio” e quindi contenente una parola vivente, e perciò dobbiamo sempre ricercarne e comprenderne il messaggio, che rimane valido per noi credenti del XXI secolo, come lo era ieri e lo è stato nel lontano passato.
Il nostro passo di Esodo contiene anzitutto una promessa, accompagnata però da un ammonimento, entrambi rivolti a Israele appena liberato dalla schiavitù dell'Egitto.
Che cosa c'è di più diverso dalla nostra situazione odierna?
Può mai riguardarci quella promessa? Noi che non siamo schiavi di nessuno e viviamo liberi e in un paese moderno e democratico?
Ne siamo proprio sicuri?
Non eravamo forse ciascuno di noi fin dalla nascita “schiavi del peccato e della morte”, prima di credere in Gesù Cristo ed accettare la grazia salvifica di Dio?
Non è forse la grazia di Dio Padre, che agisce per mezzo della fede nel Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte, introducendoci nella prospettiva del Regno di Dio?
Vedete dunque come l'antica promessa fatta ad Israele prefigura quella fatta a tutti noi credenti in Cristo?
Questo testo poi parla di un angelo che Dio manda davanti ad Israele per proteggerlo lungo la via, e lo esorta ad avere timore e ad ubbidirgli, a non ribellarsi a lui, perché certamente l'angelo di Dio punirà severamente le trasgressioni.
È ancora così anche per noi?
Quando Cristo è salito al cielo non ci è forse stato mandato lo Spirito Santo che guida ogni credente, a patto che ognuno si lasci guidare da lui con tutto il cuore, ubbidendo alla sua voce?
Non incorriamo forse anche noi in auto-punizioni, dolori, sofferenze e fallimenti, quando ci allontaniamo dalla sua guida, tradendo la Parola di Dio?
E parimenti non siamo forse anche noi benedetti in ogni nostra azione quando ubbidiamo alla Parola di Dio con tutto il nostro cuore, anima e corpo?
Vedete allora che tutte le promesse che Dio ha fatto un tempo al suo popolo Israele, le ha poi riformulate e confermate anche per noi, suoi figli per mezzo di Cristo.
Tutte le benedizioni che Dio aveva promesso al suo popolo: “io benedirò il tuo pane e la tua acqua, io allontanerò la malattia da te, renderò completo il numero dei tuoi giorni, farò voltare le spalle davanti a te a tutti i tuoi nemici, renderò stabili i tuoi confini...”, le stesse promesse le ha fatte a ciascuno di noi che abbiamo creduto e accolto Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore.
Da queste antiche promesse sono passati ben 3.500 anni, eppure queste sono sempre vive, attuali e valide a tutti gli effetti, perché le promesse di Dio sono per sempre, non invecchiano mai!
Allo stesso modo però rimangono anche validi gli ammonimenti di Dio, che non cessano e non vengono meno col tempo o perché noi pensiamo siano cambiate le situazioni;
ciò che era in abominio a Dio 3.500 anni fa, ai tempi di Mosè, o 2.000 anni fa, ai tempi di Gesù Cristo, lo è ancora oggi;
non pensiamo che siano cambiati i suoi propositi soltanto perché l'uomo oggi si ritiene più “evoluto”, termine usato per indicare una sorta di affrancamento dal Giudizio di Dio!
Il peccato non è cambiato, è sempre là in agguato, così come Satana che lo istiga nel cuore degli uomini.
Così Dio metteva in guardia Israele (appena liberato dall'Egitto) da una nuova schiavitù, quella del peccato che lo aspettava dietro l'angolo, dicendo: “non ti prostrerai davanti ai loro dei (le divinità dei popoli cananei, cioè del resto del mondo), spezzerai le loro stature, non farai nessun patto con i popoli che venerano questi dei, li scaccerai dalla tua presenza, non dovranno abitare nel tuo paese perché non ti inducano a peccare contro di me: tu serviresti i loro dei e questo sarebbe un laccio per te”.
Allora Israele ascoltò l'avvertimento di Dio? Ubbidì alla voce del suo Dio?
Purtroppo no!
Ecco che 700 anni dopo questi ammonimenti, il profeta Osea ci dice: “Efraim si mescola con i popoli, Efraim è una focaccia non rivoltata. Gli stranieri divorano la sua forza, ed egli non ci pensa; capelli bianchi gli appaiono qua e là sul capo, ed egli non se ne accorge. L'orgoglio d'Israele testimonia contro di lui, ma essi non tornano al SIGNORE loro Dio e non lo cercano, nonostante tutto questo. Efraim è come una colomba stupida e senza giudizio”.
Chi sono invece le false divinità per noi oggi?
Non sono forse tutte le tentazioni del mondo dei non credenti?
Tutto ciò che ogni giorno ci induce a voltare le spalle agli insegnamenti di Gesù Cristo per seguire le mode del mondo, della società c.d. “civile”?
Pensate davvero che gli antichi popoli cananei fossero così cattivi e diversi nell'aspetto, nei modi e nei desideri, rispetto al popolo Santo d'Israele?
Vi assicuro fratelli che i popoli di allora non erano per nulla diversi da Israele, se non in una cosa sola: loro non adoravano l'Unico vero Dio, ma per il resto mangiavano, bevevano, desideravano e possedevano, speravano e vivevano esattamente come il popolo d'Israele.
Non vivevano in un mondo diverso o a parte, bensì sulla stessa terra, accanto ad Israele, perciò in molte cose erano uguali ad Israele, tanto che Iddio dice con molta tranquillità: “Manderò davanti a te i calabroni, che scacceranno gli Ivvei, i Cananei e gli Ittiti dalla tua presenza, ma non li scaccerò dalla tua presenza in un anno, affinché il paese non diventi un deserto, e le bestie dei campi non si moltiplichino a tuo danno”.
Così oggi i non credenti vivono accanto a noi nel nostro stesso modo, sono i nostri vicini di casa e i colleghi di lavoro, non differiscono da noi in nulla se non nel fatto che noi riponiamo la nostra fiducia per la vita presente e futura nel Signore Gesù Cristo, mentre loro la ripongono in loro stessi, nei beni materiali e nelle istituzioni del mondo.
Dio però li lascia vivere accanto a noi, non li toglierà di mezzo fino al giorno finale, benché costituiscano un'insidia per i credenti; se Dio dovesse sopprimere i non credenti, il mondo diverrebbe un nuovo deserto, cioè invivibile, perché le strutture del mondo per poter continuare a funzionare necessitano di tutte queste persone, così come dei credenti.
Nondimeno Dio ordinava ad Israele di spezzare le statue dei falsi dèi di questi popoli e di non fare nessun patto con loro, ma di scacciarli dalla sua presenza affinché non lo inducessero a peccare.
Che cosa ordina Dio a noi oggi?
Spezzare le statue dei falsi dèi non vuole forse dire per noi oggi: non attaccarci ai simboli del mondo e al suo potere?
Non fare alleanze con i non credenti non vuole forse dire che i credenti non devono condividere le brutture, i soprusi e gli intrallazzi del mondo che Dio ha in abominio?
Non ci chiede forse Dio di avere una condotta diversa da quella dei figli del mondo perché anche noi seguendo la loro condotta cadremmo nel peccato come loro?
Vedete allora che nella sostanza non è cambiato nulla rispetto a 3.500 anni fa?
Israele dopo 700 anni da quegli ammonimenti aveva dimenticato la via di Dio e si era corrotto, come ci dice il profeta Osea, e si erano ribellati voltando le spalle al loro Signore: “L'orgoglio d'Israele testimonia contro di lui, ma essi non tornano al SIGNORE loro Dio e non lo cercano”.
E noi? Dopo 2000 anni dalla rivelazione di Gesù Cristo, cosa possiamo dire dei credenti in Cristo ai nostri giorni?
Di tutti quelli che di nome si dicono cristiani e che quindi dovrebbero mettere in pratica la Parola dell'Evangelo?
Forse che le parole di Osea: “Essi non gridano a me con il loro cuore, ma si lamentano sui loro letti; si radunano ansiosi per il grano, il vino e si ribellano a me! ... Essi tornano, ma non a chi è in alto; sono diventati come un arco fallace” non si addicono anche ai cristiani di oggi?
Forse che i c.d. “credenti” di oggi si affidano ancora con tutto il cuore al Signore?
Forse che quando pregano non lo fanno “solo per ottenere”, piuttosto che per lodare e ringraziare Dio?
Forse che si preoccupano di entrare nel Regno dei Cieli invece di riempirsi la pancia e far man bassa dei beni del mondo come i non credenti?
Forse che i c.d. “cristiani evoluti” sono umili nella ricerca del Signore, invece di formulare nuove interpretazioni della Scrittura a loro vantaggio?
Interpretazioni che tradiscono il volere di Dio e per questo sono fallaci come un arco che non riesce più a colpire il bersaglio??
Allora cari fratelli in Cristo, vedete quanto il tempo non abbia cambiato, né le promesse di Dio, né tanto meno le trasgressioni degli uomini?
Molti moderni cristiani del XXI secolo sono diventati ribelli esattamente come lo erano gli Israeliti ai tempi di Osea;
hanno tradito il messaggio dell'Evangelo esattamente come gli Israeliti avevano tradito la Legge di Mosè, commettendo gli stessi peccati contro i quali Dio ha da sempre messo in guardia i suoi servitori.
La maggioranza dei cristiani di oggi non sono in nulla migliori degli israeliti di un tempo, e non mi riferisco al fatto che ogni uomo è peccatore da sempre, cosa scontata e ben conosciuta, poiché soltanto il sacrificio di Gesù Cristo ci ha giustificati, ma proprio al fatto che così come gli antichi Israeliti si sono ribellati a Dio, non osservando più la Legge di Mosè, allo stesso modo i cristiani si sono ribellati a Dio rifiutando la sua grazia, non credendo e non mettendo in pratica la Parola dell'Evangelo, rifiutandola di proposito, o peggio ancora, tradendola nello spirito, laddove si pretende di osservarla nella forma.
Non c'è alcuna speranza allora? L'uomo è destinato a perire nel suo peccato?
No fratelli; una speranza c'è sempre stata e sempre ci sarà, perché questa è la precisa volontà e la promessa di Dio, che rimane fedele anche quando noi tradiamo la sua Parola.
Così come Dio, ogni volta che il Popolo Santo peccò, si riservò un residuo a lui fedele nella casa d'Israele, così tra i figli di Dio, i fratelli di Cristo, un piccolo gruppo, “I pochi Eletti tra i molti Chiamati” sono quelli che Dio si è riservato per il Regno dei Cieli e l'Eternità.
Sta soltanto a noi, a ciascuno di noi, personalmente, volere entrare per la porta stretta, e accettare la grazia di Dio non conformandoci a questo mondo ma ricercando con tutto il cuore la piena e perfetta comunione con il nostro Padre Celeste in Gesù Cristo, attraverso lo Spirito Santo;
esattamente come ci esortano ancora oggi a fare questi due passi dell'Antico Testamento, che benché scritti tanto tempo fa sono ancora validi e tremendamente attuali, anche per noi credenti del XXI secolo.
AMEN