Il tesoro nascosto

Testo: Matteo 13:44

 

Gesù insegnava spesso attraverso l’uso delle parabole per attrarre il popolo che, non avendo un’istruzione teologica, aveva bisogno di un linguaggio semplice per comprendere gli insegnamenti di Dio, mentre i sapienti lo conoscevano per mezzo dello studio della Legge di Mosè.

Gesù però usa un linguaggio che non è destinato a rimanere a livello teorico mentale o nozionistico, bensì va al cuore, o come diremmo noi oggi, “parla alla pancia della gente”.

Esempi semplici ed estremamente concreti dunque, del quotidiano, che però, essendo facilmente comprensibili da tutti i suoi ascoltatori, possono arrivare al cuore di coloro che veramente ne sono toccati.

In queste semplici parabole di Gesù sono contenuti, e possibilmente rivelati, degli autentici tesori di sapienza di Dio, anche se quest’ultimo aspetto non sempre è compreso dai suoi uditori, infatti, gli Apostoli gli domandano perché lui parli al popolo in parabole, mentre a loro si rivolge usando un linguaggio molto più profondo.

Così Gesù spiega loro: “Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono” (Mt 13:13).

Qual è dunque il contenuto segreto di questa parabola del seminatore, che agli uditori doveva sembrare così facilmente chiara, eppure non risultare altrettanto comprensibile?

La comprensione che Gesù vuole dai suoi discepoli non è quella superficiale, e perciò palese per tutti, ma il loro significato profondo, quello che deve spingere ciascun ascoltatore a diventare un credente, a comprendere il messaggio che sta nascosta dietro la parabola stessa, quello che è interiorizzabile soltanto da coloro che accettano con tutto il loro cuore il Signore come loro personale salvatore.

Il tesoro nascosto della parabola rappresenta il regno di Dio, che per un credente è il vero tesoro, ma che ai più è nascosto alla vista e al cuore, come lo è un tesoro terreno sepolto, la cui esistenza in quel luogo non è per questo conosciuta da nessuno, salvo a colui che per caso o per fortuna lo trova, ossia colui che tra i molti che passano è il solo destinato a trovarlo.

Il fatto che il tesoro sia nascosto in un campo che non appartiene a colui che lo trova sta a significare che il regno di Dio non ci appartiene, non è nostro di diritto, e non ce ne possiamo impadronire per il solo fatto di averlo noi trovato, perché, secondo la legge il tesoro appartiene al proprietario del campo, e solo il proprietario può prenderlo e tenerlo legalmente, non in quanto scopritore dello stesso ma in quanto proprietario del campo.

Colui che per caso, o per fortuna, scopre questo tesoro, dunque, rischia di non beneficiarne affatto, perché, se si limitasse a palesarne l’esistenza, a beneficiarne sarebbe comunque soltanto il proprietario del campo, e lo stesso sarebbe se lo prendesse senza diritto (rubasse), anzi andrebbe pure incontro a una condanna per furto!

Allora l’unico modo per diventare legittimo proprietario di quel tesoro è diventare proprietario del campo stesso!

Lo scopritore del tesoro è ovviamente contento di averlo trovato, ma sa che l’unico modo per averlo legalmente è comprare il campo!

Però, per comprare il campo occorre a sua volta un altro “piccolo tesoro”, certamente di minor valore rispetto a quello che ha trovato, ma pur sempre un tesoro per lui importante, infatti, la parabola ci dice che “va e vende tutto quello che ha”;

il regno dei cieli, infatti, è un tesoro dal valore inestimabile, ma anche il campo dov’è nascosto ha un grande valore, ossia vale quanto tutto ciò che lo scopritore possiede.

Il significato è chiaro dunque: per acquistare il regno dei cieli dobbiamo pagare un prezzo che equivale ad ogni nostro possesso terreno, che tradotto significa che per un credente il Signore deve venire al primo posto nella sua vita, che soltanto mettendo la sua intera vita a disposizione del Signore, per svolgere la missione che il Signore ci ha affidato, gli permette di acquistare il regno celeste, ossia la vita eterna col Signore!

Chi ha udito questa parabola si sarà sicuramente soffermato sul fatto che nel campo c’era un tesoro di inestimabile valore e quindi gli sarà apparso sensato anche vendere tutto quello che possiede per acquistare quel campo, e tuttavia, è proprio il vendere tutto ciò che si possiede che frena molti scopritori (credenti) dall’acquistare il campo e quindi diventare legittimo proprietario del tesoro.

Forse molti prima vorrebbero impossessarsi del tesoro, e poi magari vendere i loro beni per acquistare il campo, ma non funziona così;

non sempre si ha la possibilità a priori di valutare il tesoro nascosto, ossia vedere prima il regno dei cieli, e questo frena molti dal vendere tutto ciò che possiedono per acquistare il campo;

forse altri, pur desiderando il tesoro, non vogliono separarsi da alcuni beni a loro cari, e per questo non vendono tutto, ma senza vendere tutto non raggiungono la somma di denaro necessaria per acquistare il campo, e quindi non riescono a diventare legittimi proprietari del tesoro;

forse altri non reputano il tesoro valevole di quanto hanno, magari si sentono di possedere già a sufficienza senza la necessità di doverla vendere per acquisire un altro tesoro…

 

Ecco che, cari fratelli in Cristo, di fatto sono solo pochi coloro che, scoperta l’esistenza di un tesoro nascosto in un campo, procedono con l’acquisto di quel campo, ma si limitano a desiderare idealmente il tesoro senza però fare nulla di concreto per averlo…

Quanti sono i credenti che sanno dell’esistenza del regno dei cieli ma che di fatto guardano con maggior interesse alla loro vita quaggiù sulla terra, ritenendosene soddisfatti al punto di disdegnare il tesoro nascosto?

La parabola ci dice che a muovere lo scopritore è “la gioia che ne ha”, ossia l’aver scoperto il tesoro provoca in lui una gioia tale che non può essere più frenata o oscurata da null’altro a lui caro.

Chi incontra una persona speciale sa che quella persona potrà davvero cambiare la sua vita e farà di tutto per stare con lui; sarà pronto a lasciare tutto il resto legato alla sua vita passata pur di poter stare con quella persona!

Allo stesso modo, chi incontra Gesù Cristo scopre che lui è la persona speciale che un credente può incontrare nella sua vita, e da quel momento non ci sarà nulla che potrà impedirgli di desiderare di stare con lui, e per questo sarà non solo disposto ma anche desideroso di lasciarsi tutto il resto alle spalle pur di accogliere Gesù Cristo come suo personale salvatore!

AMEN