Il vero tesoro
Testi: Matteo 6: 19-21
Chi non vorrebbe trovare un tesoro? Fin da bambini siamo stati coinvolti nelle cacce al tesoro, o ci siamo appassionati ai film di pirati che nascondono o cercano tesori, o film dove impavidi esploratori si avventuravano alla ricerca di fantastici tesori.
Sulla base di questi stimoli che abbiamo ricevuto da bambini, sia pure per gioco, è facile poi, da adulti, sentire un inconscio desiderio o attaccamento alla ricchezza, intesa non come beni per fare fronte alle necessità quotidiane, soddisfatte quest’ultime dal frutto del nostro legittimo lavoro, bensì di possedere ricchezze, beni di valore, ben oltre a quanto ci è necessario per soddisfare i nostri bisogni presenti, e spesso anche quelli futuri.
Ci è altresì stato insegnato il senso del risparmio, cioè di mettere da parte una parte di ciò che non usiamo subito per affrontare le esigenze future, viste come gli imprevisti che possono sempre capitare nella vita.
Ora se il risparmio è cosa buona, e avere da parte qualcosa per le necessità impreviste è cosa saggia, nondimeno anche in questo caso a fare la differenza tra il buono (il risparmio) e il cattivo (l’accumulo di ricchezza) è la giusta misura dei beni (vedete Esodo 16:18) e soprattutto l’attaccamento che essi inducono.
La ricchezza fine a sé stessa, cioè oltre il ragionevole bisogno presente e futuro, non è più un bene, ma si trasforma in un male, quando essa diventa ossessione, possesso fine a sé stesso che domina la mente e il cuore dell’uomo, o come disse un teologo: “la ricchezza diventa il possesso che ti possiede”.
Ma qual è allora la giusta misura della ricchezza?
Potremmo dire che c’è una giusta misura dal punto di vista materiale, che corrisponde a quanto di ragionevole posso conservare in vista di un reale utilizzo; esempio, se acquisto del pane, ne potrò prendere per l’uso di due giorni, tre al massimo, perché poi il pane diventa duro e quindi non servirebbe comprare pane per l’uso di una settimana o di un mese, quando poi dovrei buttarlo via perché immangiabile. Tenuto conto che il mio “ab-uso” corrisponde spesso ad una mancanza per qualcun altro, che a causa del mio abuso non potrà disporre del suo necessario, proprio perché io, così facendo, sperpero o accantono in modo irragionevole.
Vi è però una giusta misura, anche e soprattutto, dal punto di vista spirituale, che corrisponde a quanto ci insegna la Scrittura; i veri tesori non sono quelli che noi ci possiamo costituire sulla terra, bensì quelli che ci facciamo nei cieli, e questo perché sulla terra i nostri bisogni di credenti sono soddisfatti dalla benedizione di Dio, che si prende cura dei suoi figli con tutto il necessario. Questo è un tema presente in ogni passo della Scrittura proprio perché il Signore vuole che noi ci affidiamo a lui per ogni nostra necessità e non facciamo invece conto sui beni materiali, che pure sono doni di Dio, ma che, come ho già detto, rischiano di diventare altrettanti lacci (occasioni di caduta) se essi anziché dei semplici mezzi di sussistenza, diventano per noi il fine stesso della nostra vita.
Purtroppo la realtà umana è da sempre molto diversa da quella voluta per noi dal Signore ed auspicata dalla Scrittura; nel mondo in cui viviamo i beni materiali sono ambiti al punto da essere la causa di guerre, sopraffazioni, omicidi e simili brutture. Così l’uomo passa buona parte della sua vita a desiderare di possedere sempre più denaro, ad accumulare ricchezze e a trovare il modo di accrescerle con investimenti che ne producano di sempre maggiori, spesso sacrificando la sua stessa vita in questa folle corsa, che mette da parte la famiglia, le relazioni sociali e quant’altro impedisca di accrescere la propria ricchezza. Il paradosso è che nessuno vuole capire che tutto ciò che si accumula non si può portare con sé nell'eternità.
In un'altra occasione Gesù insegnò: “A che serve all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima sua?” (Mt 16:26)
Riporre le proprie sicurezze nei beni materiali, nella ricchezza, anziché nella benedizione di Dio è una scelta scellerata, che il diavolo ha saputo instillare nel cuore umano fin dalla tentazione di Adamo e che più di qualunque altro inganno diabolico fa presa sull’umanità, che finisce così per affaticarsi per le cose che non hanno valore, invece di dedicarsi alle cose che veramente valgono, non solo quaggiù, ma soprattutto per la vita nel Regno di Dio.
Nel brano proposto oggi ci viene invece presentato l’investimento più vantaggioso che l’uomo possa fare nella sua vita: “fatevi tesori in cielo dove i ladri non rubano”, questo è il consiglio che Dio ci dà per il nostro bene.
Perché allora dubitare di Dio? Il vero tesoro, la vera ricchezza, è la certezza della vita eterna, è la certezza che dopo la morte la nostra vita continua nel Regno dei cieli, è la certezza che Dio ci premierà anziché condannarci per i nostri peccati.
Facciamoci dunque un tesoro nel cielo cari fratelli in Cristo, facciamo l’unico investimento redditizio per tutta l'Eternità, facciamo l’unico investimento veramente sicuro, l’unico dove è Dio stesso il garante e il compensatore. AMEN