Il viaggio spirituale

Testo: Filippesi 2:12-18

 

Dio prima degli uomini ha creato gli angeli; creature perfette, eppure anche loro sono stati tentati dal loro stesso ego e alcuni di loro sono caduti, diventando i demoni asserviti al Male.

Poi Dio ha creato noi uomini, ma anche noi, in Adamo, siamo caduti tentati dal Male (l’antico serpente) che ci sviò facendo leva sul nostro desiderio di diventare anche noi come Dio!

Nessuna creatura di Dio è dunque immune dalla tentazione del peccato che si annida nella natura corruttibile, e questo ha fatto, e fa sì, che ognuno di noi deve essere “messo alla prova” dal Signore per vedere se sceglierà di servire il Male o sceglierà di servire Dio, accettando la sua grazia, offertaci per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo.

Ecco che allora la nostra (breve vita) terrena, che Dio stesso ha limitato ad un massimo di 120 anni: “Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni»”, rappresenta la nostra “prova d’esame” cui il Signore ci sottopone per valutare la nostra fede, e quindi la nostra fedeltà nei suoi confronti, poiché noi siamo salvati per grazia mediante la fede.

La nostra vita terrena è dunque paragonabile ad un “viaggio spirituale”, durante il quale noi siamo affinati come l’oro e l’argento nel crogiolo;

il grado di raffinazione che ci è necessario varia da uomo a uomo, da donna a donna, ed ecco spiegato il perché diverse sono le esperienze che ognuno di noi affronta nella vita, così com’è differente la sua durata.

Sono le esperienze che producono le prove cui siamo sottoposti a renderci adatti ad affrontare la vita eterna col Signore; più la nostra anima è contaminata dal mondo, più dure saranno le prove necessarie a purificarci, e perciò saremo costretti a passare attraverso esperienze dolorose e difficili.

Tutto questo ha un doppio fine: primo, farci accettare per grazia la salvezza il Signore (nuova nascita), secondo, usarci per la sua missione a favore della salvezza dei nostri fratelli, “secondo il suo disegno benevolo”, come ci ricorda l’Apostolo Paolo nella sua lettera ai Filippesi.

Noi credenti nati di nuovo, non viviamo più per noi stessi, ma per compiere l’opera del Signore a favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, e il Signore ci dice anche come dobbiamo fare tutto ciò, affinché la nostra missione abbia successo.

Ci sono due regole fondamentali da osservare per avere successo nella missione del Signore:

la prima è che dobbiamo incontrare i nostri fratelli e le nostre sorelle non sulla base della nostra forza, bensì lasciandoci guidare dalla forza dello Spirito di Dio.

Dio, per le sue missioni, non ha mai scelto gli uomini per il loro vigore fisico o intellettuale, bensì ha spesso scelto gli ultimi, i più deboli, i reietti della società, affinché la gloria derivante dal loro successo non fosse attribuita alle loro umane capacità, bensì alla potenza del Signore.

Non dobbiamo quindi mostrare la nostra forza per impressionare gli uomini, ma piuttosto evidenziare le dure prove attraverso cui siamo passati soltanto grazie all’aiuto divino. Condividendo queste con gli altri saremo più efficaci nella nostra missione perché la forza del Signore è resa manifesta proprio nella debolezza umana.

La seconda regola per avere successo nella missione di Dio è che noi dobbiamo sempre servire gli altri e mai cercare il nostro personale tornaconto, anteponendolo alla missione cui siamo stati chiamati.

Quando noi porremo come obiettivo della nostra vita quello di rispondere ai bisogni degli altri, saremo sempre ricompensati e vivremo una vita benedetta dal Signore.

L’individualismo spinto alle estreme conseguenze sfocia sempre nell’egoismo; peccato questo che impedisce di riconoscere la grazia di Dio e quindi di accettare il suo perdono e la sua salvezza.

Gesù affidò a Pietro e agli altri Apostoli la missione di raccogliere le sue pecore non perché avesse un pubblico a cui predicare, ma lo esortò dicendogli: “Pastura le mie pecore” (Giovanni 21:16), ossia prenditi cura di loro affinché anch’esse conoscano la verità dell’Evangelo, credano e siano salvati.

Alla luce di tutto questo, cari fratelli in Cristo, dobbiamo essere ben consapevoli che il nostro viaggio spirituale di credenti avrà successo nella misura in cui noi agiremo secondo la volontà di Dio e per come avremo servito fedelmente il Signore. AMEN