Invocare Dio

Testo: 2° Cronache 7:11-15

 

Cari fratelli in Cristo, noi cristiani abbiamo conosciuto l'amore di Dio proprio attraverso Gesù Cristo, che quando eravamo allo sbando per le vie di questo mondo, senza una guida, senza una prospettiva che non fosse il vivere come pecore alla mercè dei lupi, ci ha chiamati a sé, si è rivolto a noi non come un signore e padrone che ci imputava le nostre colpe e le nostre mancanze, ma come un fratello maggiore e ci ha offerto la sua guida affinché attraverso di lui noi conoscessimo il Padre e quindi accettassimo, per grazia soltanto, il suo perdono.

Adamo si era ribellato a Dio e per questo aveva trascinato con sé tutta l'umanità verso una vita lontana dal suo creatore e dalle sue benedizioni, aprendo le porte alla morte quale sigillo ultimo di una vita di stenti e sofferenze. Il peccato di ribellione ha pesato sull'umanità fino al giorno in cui Dio Padre non ha mandato suo figlio Gesù Cristo a sacrificarci per noi, affinché noi comprendessimo la portata del suo amore per l'umanità;

le parole del testo di oggi sono dure, perché riflettono la dura condizione di un'umanità ribelle: "Quando chiuderò il cielo in modo che non ci sarà più pioggia, quando ordinerò alle locuste di divorare il paese, quando manderò la peste in mezzo al mio popolo…", e tuttavia sono anche piene di speranza poiché Dio dice al suo popolo: "…se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese".

 

La Bibbia ci interroga, interroga l'umanità nella sua condizione di ribellione per farla ragionare, per suscitare in essa il ricordo e il desiderio di ritornare sotto le ali protettrici del Signore, che è pronto a perdonarci e riaccoglierci, pur lasciando ogni uomo o donna liberi di decidere il proprio destino.

L'invito che è costante nella Parola è quello di invocare il Signore!

Costa tanto invocare il Signore? In orgoglio umano sì, costa molto, perché l'uomo, fatto ad immagine di Dio, conserva in sé un intimo desiderio di essere lui stesso dio, pur essendosi corrotto con la sua ribellione, l'uomo fatica a riconoscersi ribelle, ossia peccatore, agli occhi di Dio e per questo, fatica ad invocare il Signore, e quando lo fa, quasi sempre è perché si rende conto di essere precipitato in una situazione disperata dalla quale non riesce ad uscire da solo, quindi, soltanto in quel momento invoca il Signore.

Quanti, infatti, oggi invocano il nome di Dio a sproposito chiedendo a Lui la soluzione dei propri problemi?

Il passo della Scrittura di oggi spinge sì ad invocarlo, ma alle condizioni che Dio ci indica.

Dio risponde a coloro che lo invocano ma solo alle sue condizioni: "… si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie…", Dio non è una fontana a cui attingere quando sentiamo di avere sete, per poi voltargli le spalle fino alla prossima necessità!

Dio è fedele come sempre, risponde all’uomo sincero e alla ricerca del bene per la propria vita spirituale, non solo per quella materiale, ma l'uomo deve dimostrare di aver accolto il Signore nel suo cuore con sincerità e non per sola convenienza.

Io lo esaudirò gli perdonerò i suoi peccati”, è scritto, ovvero, per invocare Dio ci deve essere la consapevolezza dei nostri peccati, delle nostre ribellioni alla sua legge e della certezza di trovare in Lui il perdono che ci è necessario per trovare la via diretta di dialogo con Lui.

Cari fratelli in Cristo, oggi invochiamolo senza dubitare del Suo Perdono, cerchiamolo con tutto il cuore ed Egli si farà trovare!

Se questa è stata la nostra esperienza, bene, non abbandoniamolo solo perché tarda a rispondere, ma continuiamo a restare in comunione con Lui, e Lui non mancherà di risponderci secondo la sua amorevole sapienza e disponibilità. AMEN