La bellezza del creato
Testi: Salmo 19:1-4a; Salmo 121
Quando dalle colline scendo in città ho la fortuna di poter ammirare un panorama mozzafiato che mi si staglia davanti in tutta la sua suggestiva bellezza: la catena delle Alpi innevate, che fanno da cornice alla Pianura Padana, e che sembrano così vicine da poterle quasi toccare con la mano.
Questo panorama meraviglioso però, non si può ammirare sempre, ma solo poche giornate durante l’anno; soltanto quando l’aria è tersa e il cielo è azzurro sopra la Pianura Padana; purtroppo, nella maggior parte dell’anno, una folta cappa di aria grigia ristagnante, piena di smog e fumi inquinanti, impedisce di ammirare la bellezza delle Alpi, come se davanti agli occhi ci fosse un vetro opaco che si frappone tra coloro che vogliono godere della bellezza del paesaggio e le montagne in lontananza.
I testi della Scrittura proposti oggi ci parlano del Creato di Dio e dell’armonia che risiede in esso, spiegandoci come la sua sapiente mano abbia fatto ogni cosa; i cieli, la terra, i mari e le imponenti montagne, tra cui le nostre maestosi Alpi.
La Scrittura ci dice altresì che Dio ha creato l’uomo, cui è stato destinato tutto questo, affinché ne goda sì la bellezza, ma anche perché la sappia amorevolmente conservare.
La Scrittura ci ricorda poi un’altra cosa fondamentale, ovvero che dietro alla creazione c’è sempre la presenza di Dio, che veglia su di essa e si prende cura anche dell’uomo, la sua creatura più amata: “Egli non permetterà che il tuo piede vacilli; colui che ti protegge non sonnecchierà”. Dio infatti non dorme mai, non si allontana mai dal creato; Dio è sempre presente, pronto a rispondere alla nostra invocazione, in ogni momento e in ogni circostanza.
Ma noi credenti, siamo sempre consapevoli di questa sua presenza?
Purtroppo, cari fratelli in Cristo, la risposta è: NO!
Il Creato è stato fatto dal Signore affinché fosse in piena armonia con il suo Creatore, e perché l’uomo e Dio fossero in perfetta comunione in ogni istante, e potessero lavorare insieme per il bene di tutta la creazione, come anche Gesù ci ricorda ed esorta a fare: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15:5).
Questa armonia, questa comunione tra Dio e l’uomo, purtroppo, non sempre è presente, anzi, molto spesso questo legame spirituale si spezza e l’uomo non comunica più con Dio, quindi non percepisce più la sua presenza; questo a causa del peccato, che ottenebra la nostra vista e non ci permette più di vedere la presenza di Dio nella creazione che ci circonda, e di cui facciamo parte.
Quando scendo in città, io so che le Alpi sono sempre al loro posto, ogni giorno, 365 giorni l’anno, ma nella maggioranza dei casi, purtroppo non le scorgo;
spesso non percepisco neppure la loro maestosa presenza, perché la cappa di smog che si frappone tra me e le montagne mi ottenebra la vista;
allo stesso modo il peccato che si frappone fra noi e Dio ci impedisce di percepire la sua presenza.
Come credenti sappiamo bene che Dio è sempre presente, accanto a noi, pronto a rispondere alle nostre preghiere, ma il peccato ci impedisce di vedere l’amorevole presenza di Dio, e allora cerchiamo di fare da soli, di tirare avanti giorno dopo giorno, avvolti dalla cappa malefica del peccato, fino a quando è il Signore stesso che, mosso a pietà, si fa sentire e vedere, toccando il nostro cuore e la nostra anima, affinché come il figliol prodigo, dopo essere arrivati all’estremo delle nostre forze, non ritorniamo da lui in cerca di conforto ed aiuto.
Ora fratelli, noi sappiamo che il peccato non viene da Dio; non è stato Dio a crearlo, ma è soltanto il prodotto della nostra ribellione a Lui. Il peccato è opera nostra, così com’è opera dell’uomo la pesante cappa di aria insalubre piena di smog e polveri soffocanti che sovrasta la Pianura Padana per tanti giorni l’anno, costringendoci a respirare miasmi che ci avvelenano. Questa è la sommatoria dei nostri “peccati ecologici”, di avidità di profitto, di insensibilità all’ambiente, di egoismi di tutti noi, che bramando vivere una vita piena di piaceri insani, ci affoghiamo così in un mare di affanni che giorno dopo giorno ci soffocano e ci tolgono la vita.
La maestosità dei paesaggi creati da Dio cui noi, con il nostro agire sconsiderato, rinunciamo però, è soltanto uno degli esempi di come sia conflittuale ed insensato il nostro comportamento umano, che preferisce dare ascolto al suo smisurato ego, piuttosto di seguire la Parola di Dio che ci invita alla comunione con lui.
Così come un forte vento di tanto in tanto spazza via lo smog dalla Pianura Padana, allo stesso modo quando sopraggiunge il nostro pentimento, ecco che il perdono di Dio spazza via il nostro peccato che ci impedisce di avere piena comunione con lui.
Non passa molto tempo però, che il nostro Io ritorna ad imporsi, e riprende il sopravvento sul nostro rapporto col Signore; ed ecco che la spessa cortina del peccato si riforma nuovamente, impedendoci di vedere Dio, e di continuare a condividere con lui la nostra vita spirituale e materiale.
Forse i più anziani ricorderanno l’assurda proposta che un tale lanciò molti anni fa per eliminare il problema, allora della nebbia, oggi dell’inquinamento, in val Padana: propose di spianare il passo del Turchino per far entrare l’aria pulita e fresca del mare. In buona sostanza, davanti ad un problema creato dall’uomo, la soluzione umana proposta è sempre quella di distruggere o modificare il creato di Dio, e mai di rivedere invece il dissennato comportamento umano.
Tradotto in termini molto terra a terra: invece di pentirci del peccato e ravvederci, molto spesso noi pensiamo sia meglio conviverci col peccato, affermando che quello che Dio ha giudicato essere male per l’uomo, adesso non è più tale, ma diventa qualcosa di accettabile e quindi in fondo in fondo, un bene per l’uomo!
Una cura peggiore del male in somma, ma che ci risulta più facile e comoda da accettare che non un sincero cambiamento delle nostre insane abitudini.
Invece di inquinare meno l’ambiente dove viviamo, pensiamo sia più semplice alzare le soglie di inquinamento giudicate ammissibili per la nostra salute.
Invece di ridurre le fonti inquinanti adottando misure e comportamenti virtuosi, cosa facciamo? Provvedimenti tampone, così mettiamo la testa sotto la sabbia, e facciamo finta di nulla, pur di continuare con i nostri comportamenti assurdi che alla fine però diverranno letali.
Come vedete cari fratelli, il peccato che ci separa da Dio e corrompe ogni cosa, dalla nostra anima al nostro corpo, a tutto ciò che sta intorno a noi, assume varie forme, ma porta sempre alla stessa inesorabile conseguenza: la morte!
Morte dell’anima, del corpo, della natura, del creato, di tutto ciò che l’uomo contamina col suo egoistico tocco!
Lontano da Dio non c’è salvezza, non c’è futuro, non c’è nulla; c’è solo morte!
Ed è soltanto l’arroganza umana che ci induce a pensare di poter migliorare l’opera di Dio.
Quando l’intelletto umano è usato senza la necessaria armonia e rispetto per il creato, si prospettano soltanto delle conseguenze nefaste; anche se nel breve può non sembrare così, col passare del tempo ci rendiamo conto che sono più i danni che facciamo a noi stessi e alla natura, che non i benefici che possiamo apportare con le nostre azioni, se esse non sono conformi agli insegnamenti di Dio.
E qui potrei fare centinaia di esempi, ma credo che tutti ne potremmo fare un lungo elenco.
Torno allora all’immagine che vi ho proposto all’inizio; quella che ci permette di vedere ed apprezzare l’opera di Dio nella nostra vita. Un’immagine che noi dovremmo avere sempre davanti ai nostri occhi e che si dovrebbe parimenti riflettere nel nostro cuore, perché quando questo non accade, è perché il peccato, in una delle sue molteplici forme, si sta frapponendo tra noi e il Signore, e non ci permette di godere a pieno di tutte le benedizioni della sua comunione.
Quando questo avviene non c’è che un’unica soluzione: ritornare a Lui! Invocarlo nella preghiera affinché lo Spirito Santo torni a soffiare nei nostri cuori e spazzi via la cortina opaca e putrida del peccato che non ci permette di percepire la presenza di Dio, come dovrebbe essere sempre, ogni giorno, 365 giorni l’anno, e non solo in quelle giornate limpide nelle quali il Signore ha ripulito la nostra vita. AMEN