La benedizione di Dio
Testi: Geremia 9:23-24; Luca 12:15-21 e 17:11-19
La Scrittura contiene numerosi episodi nei quali gli uomini invocano l'aiuto di Dio.
A centinaia corrono ogni giorno a Gesù portando malati, indemoniati, bisognosi e quant'altro, nella speranza di ottenere da Lui la cura dei loro mali e la soluzione dei loro problemi, quasi sempre di natura materiale, ovvero quelli legati alla vita di ogni giorno.
Gesù però, prima risponde loro con l'annuncio della Parola di Salvezza, con l'annuncio del perdono dei loro peccati, della grazia gratuita che viene da Dio Padre; poi, insieme a questo dono supremo, ecco che ne elargisce altri di uso molto più immediato e terreno, destinati a risolvere le esigenze materiali dell'uomo: i malati sono miracolosamente guariti, gli spiriti immondi che legano i posseduti sono scacciati e le persone sono risanate, e quando occorre ecco che il cibo è offerto gratuitamente da Dio agli uomini sotto forma di acqua che si trasforma in vino, di pane che si moltiplica migliaia di volte etc.
In alcuni casi Gesù ridona persino la vita a coloro che erano già morti, e se questo lo fa per testimoniare il potere che Dio avrà di risuscitare i morti all'ultimo giorno, non di meno, davanti agli occhi degli uomini, rappresenta il segno più forte, il dono più prezioso, quello della vita che vince sulla morte.
Se leggiamo la Scrittura soltanto in modo superficiale, potrebbe sembrarci che Gesù, cioè Dio, si sia manifestato agli uomini in modo molto chiaro e comprensibile, sia cioè riuscito a far passare e recepire il suo messaggio agli uomini di tutte le generazioni, che semplificando al massimo suona come: "Chi crede in me sarà salvato".
Purtroppo, sappiamo che la realtà è ben diversa; lo costatò fin da subito Gesù stesso, mentre ancora predicava, ma lo abbiamo costatato pure noi credenti nel corso delle molte generazioni che da allora si sono succedute.
Il messaggio di Cristo non è passato per niente nei cuori degli uomini, non è stato compreso.
Gesù diceva una cosa, chi lo ascoltava ne comprendeva un'altra!
Questa è la triste realtà; ce ne accorgiamo subito se meditiamo sulla scrittura in modo un po' più approfondito e poi guardiamo come si comporta la società attorno a noi, quella che dice di avere "radici cristiane".
Gesù è venuto per annunciare la salvezza che Dio Padre offre gratuitamente a tutti coloro che credono in lui tramite il suo figliolo Gesù Cristo;
quella era ed è la missione di Cristo.
Poi, per provare la sua autorità e la veridicità di quanto affermava, Gesù accompagnava le sue parole con i segni, che nei propositi di Dio erano e sono ancora oggi soltanto funzionali rispetto alla fede.
L'umanità però ha capito il contrario; l'uomo cerca Dio non per accogliere la salvezza eterna che gli è offerta ma perché spera sempre di ottenere risposte ai suoi bisogni materiali e immediati, perché questo è ciò che la maggioranza dei credenti ancora oggi si aspetta da Dio, e spesso si aspetta soltanto questo, purtroppo!
Gesù lo aveva ben chiaro e rimproverava coloro che accorrevano a lui soltanto per ottenere la soluzione dei bisogni presenti ma di fatto non si curavano del bisogno ben più importante: la salvezza dell'anima.
"Voi mi cercate ... perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati..."
Allora ecco che il suo richiamo forte era proprio: "Cercate prima il regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più" (Mt 6:33)
Gesù, infatti, ci invita a cercare non "le benedizioni di Dio" bensì "LA BENEDIZIONE di Dio!"
Non sono la stessa cosa; ma fintanto che noi non abbiamo ben chiaro, nel nostro cuore, l'abissale differenza che passa tra "le benedizioni di Dio" e "LA BENEDIZIONE di Dio", non avremo veramente compreso il messaggio di salvezza di Cristo e di conseguenza continueremo ad essere lontani col cuore dal Padre nostro Celeste.
Dio si manifesta ancora oggi, e così sarà fino alla fine dell'età presente, con una serie infinita di benedizioni;
quando noi ci rivolgiamo a lui in preghiera, con fede, con cuore sincero, noi otteniamo la risposta che chiediamo, se essa è concorde alla volontà di Dio, e questo lo facciamo su espresso invito di Cristo che ci esorta incessantemente a: chiedere, domandare, bussare alla porta di Dio, perché il Padre ci ama e vuole benedirci in tutto, così come faceva Gesù quando guariva gli ammalati che gli erano presentati.
Allo stesso modo noi possiamo chiedere guarigione in preghiera, possiamo chiedere risposte ai nostri problemi famigliari, di lavoro, economici, di sicurezza o psicologici;
Dio Padre ci risponde, risponde ai suoi figli perché Lui per primo ci ama e manterrà fede alla sua parola.
Poi però ecco che nove volte su dieci cadiamo in quella che io chiamo "la trappola delle benedizioni".
Un esempio chiaro di questa trappola lo abbiamo nel terzo brano letto oggi, la parabola dei dieci lebbrosi guariti, dove soltanto uno ritorna a ringraziare Dio, gli altri nove, soddisfatti nel loro bisogno di salute si dimenticano di Dio, almeno fino a quando non sorgerà in loro un nuovo bisogno, allora forse, ricordandosi che Dio può risolvere anche quello, torneranno a cercarlo e a chiedere una nuova benedizione.
Ora pensiamoci bene, non facciamo così anche noi?
Quante volte abbiamo pregato Dio per ottenere una o più benedizioni e dopo averla ottenuta, se va bene, forse, gli abbiamo fatto una piccola preghiera di lode, ma nella maggior parte dei casi ci siamo proprio dimenticati di Lui, perché nel nostro cuore siamo convinti che una volta ottenuto qualcosa da Dio, ormai ci appartenga, sia nostra di diritto e guai a chi ce la tocca. A quel punto pensiamo di essere a posto, di aver risolto tutti i nostri problemi e quindi Dio non ci serve più, perché da quel momento in poi ci possiamo gestire da soli.
Prego Dio perché sono disoccupato e non so come mantenere la mia famiglia;
Dio mi risponde facendomi trovare un lavoro;
Che faccio allora?
Ringrazio Dio ogni giorno perché mi ha benedetto con un nuovo lavoro?
Noo! Ormai non ho più quel bisogno, adesso che ho un lavoro, posso fare da solo, non mi serve più l'aiuto di Dio per vivere!
Questo è il mio ragionamento, lo stesso che faceva in cuor suo il ricco agricoltore della parabola di Luca 15, benedetto ampiamente dal Signore con un raccolto abbondante; dopo averlo ottenuto comincia a pensare soltanto a se stesso e crede di non avere più bisogno di Dio, perché comincia a fare affidamento sui beni materiali, anziché sulla benedizione di Dio.
Stupido, insensato!
Quando ragiono così vuol dire che non ho proprio capito nulla del messaggio di Cristo!
Sono stupido perché non ho compreso che non è sui beni materiali o sulle mie capacità intellettuali o sulla mia prestanza fisica, che devo fondare la mia vita, la mia serenità, la mia sicurezza, anche quando essi sono il risultato di altrettante benedizioni ricevute da Dio a seguito delle mie preghiere.
"Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza: a chi si gloria
si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE", ci dice il profeta Geremia.
-Cercare prima il Regno di Dio-, vuol dire cercare prima Dio, perché è Dio la fonte di tutte le benedizioni!
Le singole benedizioni ottenute, prima o poi si esauriscono ma la fonte delle benedizioni è eterna, perché Dio è eterno!
Capite allora che un credente deve cercare solo "La benedizione di Dio", perché le altre le avrà di conseguenza!
Quanti hanno compreso e messo in pratica questo insegnamento?
Pochi, troppo pochi in verità; ora come allora si corre e si rincorre Cristo per il bisogno immediato senza renderci conto che lui è venuto per togliere tutti i bisogni, che lui è venuto al mondo non per portarci delle singole benedizioni, che come ho già detto sono soltanto funzionali alla sua predicazione, ma per portarci la benedizione eterna di Dio Padre.
Perché l'uomo non comprende questo?
Perché noi continuiamo a chiedere benedizioni anziché ricercare e accettare la BENEDIZIONE eterna di Dio?
C'è una verità, un verità dura da accettare anche per i credenti evangelici che non seguono la teologia delle opere salvifiche ma dichiariamo sempre di credere nella gratuità della grazia;
si la grazia è gratuita, ma nel senso che ci è donata senza che noi abbiamo la possibilità di comprarcela, ma la grazia ha un prezzo, un prezzo così grande che soltanto Cristo ha potuto pagare con la sua vita, quindi la grazia ha un prezzo altissimo e se noi non lo possiamo pagare da soli questo prezzo, non di meno lo dobbiamo pagare in Cristo, e il prezzo che Cristo ci chiede è questo: "Chi vuole venire dietro a me rinunci a se stesso, prenda la propria croce e mi segua..."
Rinunciare a se stessi non è cosa così facile da farsi; dal peccato di Adamo in avanti l'uomo è ribelle, perché guidato dal proprio orgoglio, dal proprio Io, che l'individualismo sfrenato della nostra epoca, quella dei "selfis", ha fatto crescere a dismisura, quindi rinunciare a se stessi per molti è un sacrificio troppo grande;
prendere e portare la croce poi è da sempre uno peso insopportabile che spaventa molti.
Ecco perché preferiamo chiedere le benedizioni che ci servono di volta in volta, senza però impegnarci a fondo, totalmente, in Cristo, piuttosto che accettare la totale benedizione di Dio che riceveremo una volta raggiunta la piena comunione con lui, come ci dice l'Aposto Paolo (Gal 2:20): "Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me...".
Anche se però è difficile, vi invito a provarci, perché solo così scoprirete cosa significhino anche le altre parole di Gesù: "Il
mio giogo e dolce e il mio carico leggero.
Finché ognuno di noi non si abbandona totalmente nelle mani di Dio, almeno una volta nella sua vita, non riesce a comprendere a pieno questo grande, fondamentale insegnamento di Cristo, ma quando lo fa, scopre veramente un altro mondo, un anticipo del Regno di Dio che si apre nei cuori e nelle vite di ciascuno di noi.
Perciò non rinunciate così facilmente a ricercare al piena benedizione di Dio; adoperatevi per essa, così facendo scoprirete che la vostra vita cambierà totalmente perché allora non sarete più voi che vivrete ma veramente sarà Cristo che vivrà in ciascuno di voi!" AMEN