La Bibbia

Testi: Colossesi 3: 16; 4: 16

 

Tutti noi credenti conosciamo bene la Bibbia; tutti sappiamo che essa “contiene la Parola di Dio”.

Quando affermiamo questo, diciamo un'importante verità;

tuttavia, se ci limitassimo a considerare la Bibbia soltanto come il “contenitore della Parola di Dio”, non diremmo tutta la verità.

La Bibbia infatti è, sia il contenitore, sia lo strumento attraverso il quale a Parola di Dio è trasmessa a tutti gli uomini.

Se la considerassimo soltanto un contenitore, infatti, potremmo commettere un grave peccato, quello di fare della Bibbia una sorta di “oggetto di venerazione”, invece di vedere in essa il semplice mezzo attraverso il quale la Parola di Dio viene proclamata al mondo.

Immaginate di avere davanti a voi un televisore di ultima generazione, con lo schermo gigante, piatto, a cristalli liquidi, dotato di alta definizione delle immagini e di suono stereofonico. Un autentico gioiello della tecnologia insomma;

un apparecchio che forse molti di voi hanno già nelle proprie case.

Anche un simile gioiello però, finché rimane spento, non è diverso da un semplice televisore tradizionale, perché spento non serve allo scopo per cui è stato costruito.

Provate ora ad immaginare di possedere una bella Bibbia antica, finemente lavorata, con decorazioni e miniature in oro, stampata su carta pregiata e con la rilegatura in pelle;

insomma un vero e proprio oggetto artistico.

Sono sicuro che una Bibbia simile la custodireste gelosamente per paura che si rovini, o che qualcuno ve la possa rubare.

Proprio per questo motivo una tale Bibbia ben difficilmente sarà letta quotidianamente dal suo possessore, ma rimarrà piuttosto custodita in un luogo sicuro e poco accessibile, diventando così una sorta di preziosa reliquia soltanto da conservare e preservare.

Ecco il primo grande pericolo che corriamo quando facciamo della Bibbia soltanto un prezioso contenitore della Parola di Dio, piuttosto che un umile e pratico strumento di trasmissione della Parola stessa.

È ben vero che i cristiani evangelici non sono abituati a venerare la Bibbia, e un tale pericolo potrebbe sembrare soltanto teorico; pensate però a quanti altri cristiani che, quando posseggono una Bibbia, e la cosa non è per nulla scontata, non la leggono per niente, ma la conservano soltanto, al pari di un oggetto prezioso da custodire con cura.

Torniamo ancora al nostro televisore di ultima generazione però; dopo averlo acceso e sintonizzato dovremmo avere a disposizione un fantastico strumento di comunicazione, da cui ricevere le notizie che ci vengono trasmesse.

Questo però non sempre avviene.

Ci sono delle persone, infatti, che tengono acceso il televisore soltanto perché gli fa compagnia, quando sono sole in casa ad esempio.

Di tanto in tanto captano distrattamente qualche notizia, ma non rimane loro quasi nulla di quanto hanno udito, perché sentono qualcuno parlare, ma non ascoltano veramente quello che questa persona sta dicendo.

Allo stesso modo ci sono lettori distratti della Bibbia che, per abitudine o per passatempo, leggono la scrittura, senza però prestare veramente attenzione a quello che la scrittura sta dicendo loro, e così non apprendono la Parola, che scivola via, senza che nelle loro vite abbia prodotto alcun cambiamento.

Questo è il secondo grande pericolo che corriamo, quando “udiamo soltanto” la Parola, ma non l'ascoltiamo veramente, e così facendo non lasciamo che essa penetri nei nostri cuori fino a trasformare e guidare la nostra vita.

***

Adesso siamo di nuovo seduti davanti al nostro bel televisore, decisi questa volta a godere di tutte le sue potenzialità tecniche; ma ancora qualcosa ce lo impedisce.

Il canale su cui ci siamo sintonizzati parla una lingua a noi incomprensibile; cosa del tutto possibile oggi, con gli impianti satellitari che permettono di ricevere le trasmissioni da ogni paese del mondo!

O, peggio ancora, ci siamo sintonizzati su un canale che sta trasmettendo qualcosa che noi non siamo in grado di comprendere: o perché (per noi) è un soggetto troppo difficile, a causa delle nostre limitate conoscenze, o semplicemente perché, quanto viene detto, esula completamente dai nostri interessi quotidiani.

Ancora una volta, nonostante il nostro televisore super tecnologico, non riusciamo a ricevere il messaggio che ci viene trasmesso.

Non basta, infatti, procurarsi una Bibbia che sia scritta in una lingua a noi comprensibile;

così come non è sufficiente sapere leggere ciò che la Bibbia ha da dirci, per comprenderne effettivamente il significato.

La Bibbia infatti contiene la Parola di Dio, ed è il mezzo attraverso il quale Dio ce la fa conoscere, ma senza la conoscenza che ci viene dallo Spirito Santo, noi non siamo veramente in grado di comprenderla!

Certo la Bibbia è stata scritta da uomini, ma tutti loro hanno scritto sotto l'ispirazione e la direzione dello Spirito Santo.

Vi è dunque una parte umana nella Scrittura ed una parte divina;

quella umana è comprensibile da ogni uomo o donna che conosca la lingua in cui il testo è stato scritto o tradotto, ma quella divina è comprensibile soltanto da coloro ai quali lo Spirito Santo concede una tale conoscenza!

Tutti, infatti, possono leggere la Bibbia, ma per molti essa è soltanto un libro come tanti altri, pieno di storie e di racconti; alcuni banali, altri avvincenti o commoventi, altri così fantasiosi da essere ben poco credibili, così come è scritto nel Salmo 92:6 “L'uomo insensato non conosce e lo stolto non intende...”.

Allora soltanto per pochi lettori scelti, essa diventa il mezzo attraverso il quale Dio parla e fa conoscere la sua volontà ai suoi figli, come è scritto in Mt 22:14: “Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”!

Ecco il terzo grande pericolo che corriamo quando leggiamo la Bibbia come fosse un libro comune, senza cioè possedere la sapienza che viene da Dio; l'unica che può renderci comprensibile il suo vero contenuto.

La sapienza di Dio, infatti, (questa è una verità oggettiva), non è svelata a tutti gli uomini, ma soltanto a quelli che lo cercano con tutto il loro cuore.

Tale sapienza Dio la concede attraverso il suo Spirito, che vivifica la Parola contenuta nella Scrittura e la rende comprensibile agli uomini e alle donne che lo cercano e lo temono, come è scritto in Gm 1:5 “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data.”

* * *

In che modo Dio ci rivela la sua sapienza?

Dio parla ai suoi figli in due modi;

il primo, il più diretto, è quello che passa attraverso l'azione dello Spirito Santo che agisce direttamente sul nostro spirito e ci fa comprendere la volontà di Dio, vivificando la Scrittura, intesa come l'insieme degli insegnamenti che Dio ci vuole dare;

il secondo, quello indiretto, ma forse anche il più diffuso, è quello che passa dall'insegnamento che ci viene dai fratelli e dalle sorelle nel Signore, che hanno a loro volta ricevuto da Dio, o direttamente, o indirettamente da altri fratelli e sorelle, i suoi insegnamenti, e li trasmettono a loro volta ai fratelli e alle sorelle, come testimonianza della loro fede; così come ci insegna e testimonia l'Apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi: “La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza...”

Entrambi questi modi sono importanti ed efficaci nella trasmissione della Parola di Dio, in ogni tempo e in ogni luogo.

Entrambi però vanno sempre sottoposti al giudizio, affinché sia provata la loro autenticità, ossia che gli insegnamenti che riceviamo siano “veramente da Dio”, e non vengano invece dal suo avversario, che non rinuncia mai a suggerire false dottrine per farci deviare dalla perfetta volontà di Dio. Contro quest'insidia dobbiamo usare il dono che Paolo in 1° Co 12:10 chiama il “discernimento degli spiriti”.

La scrittura ci dice di vagliare ogni cosa, perché, come l'albero si riconosce dai suoi frutti, così la bontà degli insegnamenti che riceviamo è verificata dalle opere che essi producono.

Non dobbiamo mai essere dei creduloni che accettano tutto ciò che ci viene detto senza prima verificare la bontà di questi insegnamenti attraverso la scrittura e mediante la preghiera;

nello stesso tempo però non dobbiamo mai essere superbi o diffidenti nei confronti di quanto ci viene detto dallo Spirito, sia direttamente, sia attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle di fede.

John Wesley ci ha chiarito molto bene che il cammino di santificazione che ogni cristiano compie durante tutta la sua vita, lo porta ad un continuo apprendere la sapienza di Dio, fino al raggiungimento della perfezione cristiana, coronamento della vita di ogni credente.

È perciò evidente che ciascuno di noi riceve delle conoscenze da Dio che, nei vari momenti della nostra vita di credenti, possono essere diverse da quelle ricevute da un altro fratello di fede, e che comunque sono sempre parziali ed incomplete, perché soltanto il Signore possiede la pienezza dello Spirito di Dio.

È perciò essenziale che ciascuno di noi condivida con il proprio fratello e la propria sorella ciò che Dio gli ha rivelato, come chiedeva di fare Paolo ai Colossesi, ma che lo faccia sempre con umiltà e con spirito di servizio; mai con l'orgoglio di chi crede di conoscere qualcosa in più di suo fratello!

La testimonianza reciproca è perciò indispensabile per edificarci e fortificarci nella fede e nella conoscenza;

questo è anche il vero significato del sacerdozio universale dei credenti.

Tutti noi abbiamo ricevuto qualcosa da Dio mediante il suo Spirito di conoscenza, e quello che abbiamo ricevuto, dobbiamo anche condividerlo con chi ci sta vicino, e questo indipendentemente se siamo dei grandi teologi, dei pastori o dei semplici figli di Dio, perché la sapienza di Dio è cosa ben diversa dal sapere umano, e Dio la conoscenza l'elargisce ai suoi figli indipendentemente dal loro sapere umano.

“Lasciate che i bambini vengano a me; non glielo vietate, perché il Regno di Dio è di chi è come loro” è scritto in Mc 10:14, e questo significa anche: disponibilità ad accogliere e condividere tra di noi con innocenza e semplicità tutto ciò che Dio ci dona.

Infatti, per accettare e condividere con gioia un dono, non occorre avere chissà quali grandi capacità, basta soltanto avere un cuore sincero ed un animo riconoscente, come quello di un bambino appunto!

L'invito finale che l'Apostolo Paolo faceva ai cristiani di Colosse e di Laodicea nella sua lettera, era proprio quello di condividere la sapienza che Dio gli aveva donato, direttamente, o indirettamente mediante i fratelli e le sorelle, in uno spirito d'amore, come è giusto che sia tra i membri di un unico corpo, ossia la chiesa di Cristo: “Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodiceni, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea.”

Noi credenti del nostro tempo, purtroppo, siamo diventati troppo individualisti e finiamo spesso per considerare noi stessi come credenti isolati che si confrontano soltanto con Dio.

Questo è vero, ma solo in parte cari fratelli in Cristo;

ciascuno di noi, ha sì un rapporto diretto col Signore, ma è altresì vero che noi facciamo tutti parte di uno stesso corpo spirituale, insieme ai nostri fratelli e alle nostre sorelle in Cristo: questo corpo è la chiesa nelle sue diverse comunità.

Ora, come gli organi del corpo fisico, che pure hanno diverse funzioni, cooperano tutti insieme per il bene del corpo, così i fratelli e le sorelle che fanno parte della stessa comunità, pur avendo ricevuto doni diversi, ed essere stati chiamati dal Signore all'adempimento di missioni diverse, tutti devono operare insieme per il bene comune della chiesa, condividendo i doni e gli insegnamenti che il Signore ha dato a ciascuno di noi singolarmente, ma sempre per il bene e l'edificazione di tutti. AMEN

Come in cielo anche in terra

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