La Chiesa

Testi: Marco: 6: 30-44

 

Il brano proposto oggi, oltre ad essere molto conosciuto, ha tra le sue caratteristiche anche quella di essere riportato in modo pressoché identico da tutti e quattro i Vangeli.

Questo fatto si può spiegare con l'importanza del segno miracoloso qui compiuto da Gesù. Siamo, infatti, di fronte ad un grande miracolo, perché moltiplicare cinque pani e due pesci per sfamare oltre cinquemila persone, ai nostri occhi, è qualcosa di veramente straordinario.

Eppure è proprio la “straordinarietà” del segno che spesso ci conduce fuori strada, impedendoci di cogliere il significato più profondo di questo racconto evangelico.

Prima di tutto ci colpisce la “quantità” dell'evento, ancora prima della “qualità”; come se per Gesù Cristo moltiplicare pani e pesci per cinquemila persone fosse un'opera più grande ed impegnativa rispetto a fare la stessa cosa per cinquanta persone soltanto.

Pensiamo ad esempio alla trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana, anche lì siamo in presenza di un segno potente, ma in questo caso la cosa ci impressiona di meno poiché si parla di soltanto “sei giare piene d'acqua, che vengono trasformate in vino”.

La straordinarietà dell'evento in verità non sta nella sua “dimensione quantitativa”, bensì nel significato del gesto compiuto da Gesù.

Questo episodio, infatti, è a buon titolo riportato da tutti e quattro i vangeli perché in esso è contenuto un insegnamento fondamentale per la Chiesa di Cristo; la chiesa che poi si formerà dalla sua predicazione.

Dobbiamo allora andare alla ricerca di questo insegnamento, che rimane nascosto ai lettori superficiali che si fermano al miracolo in sé, senza scendere in profondità.

Siamo in un luogo solitario e desertico, ci dice la scrittura, dove non c'è nulla, se non Gesù Cristo e i suoi Apostoli;

il popolo però accorre in massa a quel luogo per ascoltare la parola di Cristo. Non si preoccupano di tutto il resto, perché per loro l'unica cosa che conta è ascoltare questo grande Profeta, che molti di loro riconoscono essere il Messia d'Israele.

Gesù nota che tutte quelle persone sono come pecore senza un pastore, quindi allo sbando, senza una meta, senza una speranza.

Loro però ascoltano la sua parola e ne rimangono rapiti, al punto di non preoccuparsi più delle cose del mondo; infatti, viene la sera e la folla è ancora tutta là che pende dalle labbra di Gesù.

A questo punto per gli Apostoli sorge un problema: come trovare il cibo necessario a tutte queste persone in un luogo desertico?

Prima di proseguire e vedere la soluzione proposta proviamo però a capire cosa possa rappresenta questa situazione ai nostri giorni.

Gesù Cristo per noi è il Signore, il figlio di Dio;

gli Apostoli sono il primo nucleo della chiesa di Cristo sulla terra;

la folla sono ovviamente i credenti che si convertono a Cristo e vanno ad accrescere la sua Chiesa. Non poche decine o centinaia, ma migliaia e migliaia di persone, a simbolizzare i molti milioni di credenti che nel corso dei secoli formeranno la chiesa di Cristo;

essi sono come pecore smarrite, senza un pastore perché, finché un uomo non ha conosciuto Cristo e non l'ha accettato con tutto il suo cuore come il suo personale salvatore, quell'uomo è veramente una pecora smarrita che vaga senza meta per il mondo;

il luogo desertico, infatti, rappresenta il mondo materiale, il regno del Principe del Mondo, che non offre nulla di veramente utile per la salvezza del credente.

Torniamo ora al racconto biblico; di fronte al problema di nutrire tutti questi uomini che si va profilando, gli Apostoli propongono la prima delle soluzioni possibili, la loro soluzione;

una soluzione tutta umana che si limita a dire: “è stato bello quanto è successo finora, abbiamo fatto ascoltare la parola di Cristo a tutti questi fratelli, ma ora bisogna rimandarli indietro nel mondo, perché una cosa è ascoltare la Parola, un'altra riempire la pancia, e qui non abbiamo i mezzi per poterlo fare!”

A questo punto però interviene Gesù, il figlio di Dio; per Lui non ci sono problemi, può fare tutto quello che vuole, senza bisogno dell'aiuto di nessuno. La seconda delle soluzioni possibili, quella che noi ci aspetteremmo da lui come figlio di Dio, è l'intervento divino che compie un segno prodigioso facendo spuntare dal nulla una montagna di pani e pesci per tutti!

Ci aspetteremmo che Gesù dicesse ai suoi Apostoli: “Non vi preoccupate, ci penso io a sfamare tutta questa gente, che è venuta fin qui per ascoltare me: scenda subito dal cielo una montagna di pane e pesci per tutti!”

Ma questa seconda soluzione non è quella adottata da Gesù.

Lui ne propone una terza di soluzione al problema, apparentemente paradossale perché Lui, che è Dio, domanda ai suoi discepoli di risolvere loro il problema dicendogli: «Date loro voi da mangiare».

Possiamo immaginare la faccia incredula e stupita degli Apostoli davanti ad una richiesta del genere!

Gesù scherza forse?!

Gli Apostoli nonostante tutto gli ubbidiscono, però allo stesso tempo lo guardano come per dire: “Non sarai mica matto?! Come potremmo noi andare a comprare del pane per tutta questa gente?”

Ancora una volta gli Apostoli ragionano secondo gli uomini, cioè secondo il mondo;

prima hanno pensato di mandare via a stomaco vuoto coloro che sono venuti da Gesù, poi dicono a Gesù che quello che lui chiede per loro è impossibile da fare!

Gesù però insiste con la sua richiesta; non ha alcuna intenzione di sfamare tutta quella gente con un intervento diretto dal cielo, sul modello della manna fatta cadere dal cielo ai tempi di Mosè, ma vuole che ora tutto sia fatto per mezzo dei suoi Apostoli, anche se loro ancora non capiscono che cosa Lui si aspetti veramente da loro.

Vedendo la sua insistenza gli Apostoli, pur non capendo, ubbidiscono al loro Maestro.

Così avviene che dopo aver ordinato di far accomodate gli uomini per gruppi, e avere appurato che gli Apostoli avevano soltanto cinque pani e due pesci, forse la loro stessa cena, Gesù comincia a spezzarli e distribuirli a tutti i presenti, e la cosa come sappiamo va avanti finché tutti i presenti non ne ebbero mangiato a sazietà, e dodici ceste furono raccolte come avanzi.

Un grande segno di Gesù, non c'è dubbio. Immaginiamo la meraviglia e la contentezza di tutti quegli uomini che dopo aver ascoltato la Parola, hanno anche visto i suoi benefici effetti, reali e concreti, sulla vita di ognuno di loro.

Ma che cosa significa veramente quello che Gesù ha fatto?

La terza soluzione, quella da Lui adottata, può apparirci la più inverosimile; 

qualcuno di noi potrebbe anche pensare che non sia poi troppo dissimile dalla seconda, in fondo è stato comunque Gesù ad aver compiuto il miracolo di sfamare la folla, e non certo l'opera degli Apostoli, i quali tuttalpiù hanno fornito soltanto pochi pani e due pesci.

Eppure il gesto di Gesù non è affatto casuale, né ha voluto mettere alla prova la fede degli Apostoli, come qualcun altro potrebbe interpretare in modo affrettato e superficiale.

Con questo esempio Gesù ci ha detto in verità come deve agire la sua Chiesa nel mondo!

Cristo ha istruito i suoi Apostoli, rimproverandoli prima per la loro intenzione di mandare i suoi fedeli a mani vuote, o meglio a stomaco vuoto;

poi facendogli compiere un gesto apparentemente assurdo ed irrazionale, quello di iniziare loro un’opera che mai avrebbero potuto portare a compimento con le loro sole forze.

La Chiesa non deve rimandare indietro nel mondo nessuno di quelli che sono venuti a Cristo, perché le pecore che hanno trovato il Buon Pastore non devono più essere allontanate dall'ovile per qualsiasi motivo. Questo è il primo importante insegnamento di Gesù.

Il secondo è ancora più importante del primo; Dio ci dice che Lui non vuole intervenire direttamente nella vita degli uomini per stravolgerla; l'uomo non deve vivere aspettandosi che Dio sia li pronto a fare segni miracolosi dalla mattina alla sera, di sua iniziativa, fino a sostituirsi all'uomo stesso, e in particolare alla Chiesa di Cristo, cioè alla comunità dei credenti in ogni opera umana, per quanto difficile possa apparire l'opera da realizzare.

Gesù chiede ai suoi Apostoli, cioè alla Chiesa, di cominciare a compiere la Sua opere sulla terra, anche quando essa appaia impossibile da realizzare a causa delle poche forze a disposizione, e soltanto allora Lui interviene per benedire e rendere possibile le azioni intraprese nel suo nome dalla Sua Chiesa.

Dio quindi non opera mai da solo, ma lo fa sempre per mezzo dei credenti che lo invocano attraverso la preghiera.

Senza di me non potete fare nulla”, ci ha detto Cristo; Lui è la vite noi siamo i tralci, non è la vite che produce l'uva direttamente, ma lo fa attraverso i tralci; però senza il nutrimento della vite, i tralci si seccano e non danno frutto.

Con la dimostrazione dei pani e dei pesci, Cristo ha voluto dirci che soltanto quando Lui e la sua Chiesa agiscono insieme, si realizza l'unione perfetta e proficua che produce i frutti descritti nell'Evangelo.

Allora cari fratelli in Cristo, consci di questo, cerchiamo con tutto il nostro cuore e le nostre forze di adottare sempre la soluzione numero tre; l'unica corretta, l'unica che ci darà frutto.

Le altre due soluzioni non vanno bene!

Quando pensiamo di poter fare da soli, con le nostre deboli forze, anche se siamo mossi da sincero zelo e non da egoistico orgoglio, come a volte purtroppo accade, non arriviamo da nessuna parte; così pure quando ci asteniamo dal fare qualcosa, timorosi della grandezza e difficoltà dell'opera che abbiamo di fronte.

In entrambi questi casi, noi manchiamo di fare il nostro dovere di Chiesa di Cristo.

Allo stesso modo quando ci aspettiamo che sia Dio a fare tutto, perché Lui può fare tutto nella sua potenza, non otterremo nulla, perché Lui non interviene al posto nostro, anche se noi a volte riteniamo che Lui dovrebbe farlo in ragione di un mal inteso senso di giustizia o di amore di Dio verso il mondo che Lui ha creato.

Soltanto quando noi preghiamo intensamente il nostro Signore Gesù Cristo affinché sia Lui a guidarci nella scelta dell'opera da compiere, e ci affidandoci fiduciosi a Lui, operiamo per la sua Chiesa sulla terra, vedremo le nostre azioni coronate da successo e la nostra vita riempita dalla benedizione di Dio.

Impariamo dunque a camminare con il Signore e come dice l'Apostolo Paolo arriviamo ad essere noi in Cristo e Lui in noi “...poiché siamo membra del suo corpo...” (Ef 5.30), affinché possiamo essere vittoriosi con Lui nel compimento della sua opera, che deve diventare anche la nostra opera.

Sia lode al Signore! AMEN