La corruzione del mondo

Testi: Genesi 6:11-13, Salmo 19:7-14, Geremia 7:16-20, Colossesi 3:1-4

 

I quattro brani della scrittura che vi propongo oggi sono tra loro legati in un modo singolare;

ogni sera prendo la Bibbia e leggo quattro passi, tratti da quattro parti diverse della scrittura, per cui i brani scelti, spesso non hanno nessun collegamento tra loro. Ci sono però dei momenti in cui lo Spirito Santo vuole dirci qualcosa e lo fa proprio per mezzo della Scrittura.

Il suo messaggio questa volta è chiaro poiché questi quattro brani parlano tutti di un unico argomento: la corruzione del mondo;

questo mondo di cui, più d'una volta, Dio Padre si è disgustato, al punto di volerlo distruggere e andare oltre alla sua stessa creazione.

Dopo aver riflettuto su questi testi, la conclusione cui sono arrivato mi è sembrata fin troppo ovvia: Dio Padre non è per nulla soddisfatto del risultato della sua creazione, cioè dell'uomo, la sua creatura che fin dall'inizio gli si è rivoltata contro, e lo ha più volte deluso e tradito.

Tutta la storia del rapporto dell'uomo con Dio è una storia di tradimenti, di ribellioni, di fallimenti, di delusioni e d'ingratitudine.

La Bibbia, da questo punto di vista, ci appare come la cronaca dei molti mali commessi dall'umanità contro sé stessa e contro il suo Creatore.

L'umanità non si è mai rivelata all'altezza del dono della vita, ha sempre mostrato il lato peggiore di sé, seguendo le lusinghe del diavolo ogni qualvolta ha potuto, e voltando le spalle a Dio in tutte le occasioni che le si sono presentate.

Forse questi quattro brani non sono poi tanto eccezionali all'interno della Scrittura, ma semmai rappresentano la regola del comportamento umano nella sua vita quotidiana, del suo modo d'agire in questo mondo.

Questi passi sembrano dirci che non c'è mai stato, in nessuna epoca, un tempo in cui l'umanità è rimasta fedele al suo Creatore, in cui le ha ubbidito fino in fondo, in cui lo ha ricercato ed amato con tutto il suo cuore, conformandosi ai suoi insegnamenti e al suo volere.

Questi passi però ci dicono anche un'altra cosa, molto importante, ossia: il proposito di Dio nei confronti di questo mondo;

un mondo che è stato corrotto senza possibilità di recupero, da parte del Principe di questo mondo, che lo domina incontrastato fin dai tempi remoti, e che non sarà mai messo da parte, non fino al Giudizio finale.

Se ai tempi di Noè, Dio Padre pensava fosse ancora possibile salvare il mondo, limitandosi a condannare l'umanità corrotta con un diluvio che doveva simbolicamente lavare la terra dal peccato, segnando così una sorta di “nuova nascita” per l'umanità, ottenuta per mezzo di un resto di essa che non aveva peccato, cioè Noè e la sua famiglia;

già al tempo del profeta Geremia, osserviamo che Dio non crede più alla possibilità di recupero del mondo;

Dio vede come il suo popolo è corrotto e si prostituisce con tutte le divinità del cielo e della terra, e contro questo male non può esserci che un fuoco purificatore che brucia tutta la terra. Ancora però Dio salva un resto soltanto d'umanità, quello che confida nel suo nome, come ci dice il salmista che invoca il Signore perché lo preservi dai peccati affinché non prendano il sopravvento su di lui.

Un resto d'umanità sopravvivrà; ecco il lumicino che non si spegnerà mai, la Nazione Santa che sarà salvata.

La maggioranza dell'umanità però, perirà insieme a questo mondo.

Questo è il messaggio che viene ripetuto costantemente in tutta la Scrittura;

che ci piaccia o no, questo sembra essere il destino che Dio ha riservato al mondo e all'umanità ribelle.

Dio Padre, però, prima di attuare i suoi propositi di distruzione ha fatto un ultimo tentativo per salvare l'umanità, e ha mandato suo Figlio Gesù Cristo;

questa volta per offrire la salvezza all'intera umanità, per fare grazia a tutti gli uomini del peccato di ribellione, con la sola condizione che l'umanità accolga il figlio di Dio, che abbia fede in lui e nella sua Parola, ossia accetti l'Evangelo.

Con questo messaggio noi, suoi discepoli, ci presentiamo al mondo;

ma il mondo ancora una volta risponde con un rifiuto, girando le spalle all'ennesima chiamata di Dio, proseguendo così sulla sua strada della ribellione.

Così anche nei Vangeli troviamo scritto che molti sono i chiamati ma pochi saranno gli Eletti.

Ecco che ritorna ancora il resto, il poco, il particolare, che viene salvato da Dio, in quanto unica parte dell'umanità rimasta fedele al suo creatore;

come Noè dopo la corruzione dell'umanità, come Israele dopo la degenerazione pagana dei popoli della terra, e come i pochi Profeti che hanno continuato a serbare la parola di Dio dopo la corruzione del Popolo Santo.

La scrittura ci dice dunque ancora una volta che il binomio vincente non è: “tutti o molti, quaggiù”, bensì proprio il suo contrario, ossia: “pochi e lassù”;

l'invito di Paolo è chiaro: cercate le cose di lassù, perché quaggiù per un fedele del Signore non c'è nulla da sperare, nulla per cui valga la pena di vivere e di morire.

Il mondo è già stato condannato e sarà distrutto un'ultima volta dal Padre Celeste;

questo è ciò che ci dice ancora la scrittura fino ai suoi ultimi passi.

Noi, tuttavia, cari fratelli in Cristo, noi viviamo ancora quaggiù sulla terra e quaggiù operiamo, giorno dopo giorno, e sarà così per tutta la durata della nostra vita terrena; questo però può trarci in inganno, può impedirci di percepire correttamente come stanno le cose, perché la nostra è una percezione di breve/brevissimo periodo, come breve è la nostra vita terrena, rispetto anche soltanto alla durata dell'umanità, che pure è a sua volta molto breve rispetto all'eternità di Dio.

Eppure anche ai tempi di Noè si viveva giorno per giorno, ma questo non ha impedito a Dio di distruggere la terra con il diluvio;

anche ai tempi d'Israele si viveva giorno per giorno, e il popolo si traviava servendo i falsi déi, ma questo non ha impedito a Dio di dare il suo popolo nelle mani dei suoi nemici e poi di disperderlo tra gli altri popoli per quasi duemila anni.

Ora noi continuiamo a vivere giorno per giorno in un mondo che mangia, beve, si diverte, compie ogni sorta di peccato, legalizza ciò che è abominio agli occhi di Dio, si fa beffa di Cristo e della sua salvezza, svilendone il messaggio e la sua portata salvifica, fino a mettere sempre più spesso l'uomo al posto di Dio;

questo comportamento, però, non impedirà a Dio Padre di compiere la sua giustizia nel momento da Lui scelto, salvando ancora una volta, per l'ultima volta, i pochi Eletti rimasti a lui fedeli e distruggendo tutti gli altri insieme a questo mondo e al suo Principe di Tenebra.

In questo tempo che ci rimane prima che ciò avvenga, però, noi abbiamo un compito da svolgere: fare tutto quanto ci è permesso per condurre alla conoscenza, e quindi alla salvezza, quanti più fratelli e sorelle il Signore ci concederà.

Volgiamo dunque il nostro cuore alle cose che durano, quelle di lassù, e non a quelle che periranno, ma soprattutto operiamo affinché il nostro prossimo faccia lo stesso, pregando per lui, esortandolo, invitandolo ad accogliere il Signore prima che sia troppo tardi.

Abbiamo ancora tempo per farlo, non sprechiamolo però; operiamo fin da oggi perché questo è il nostro compito, quello che il Signore ha affidato a ciascuno di noi, suoi discepoli, in attesa del grande giorno.

Tutto il resto, che pure dobbiamo fare nella nostra vita: lavorare, studiare, curare i nostri affari e le nostre personali necessità, è sicuramente meno importante rispetto alla chiamata di Dio!

Questo credo sia il messaggio che il Signore ci vuole dare oggi;

non perché il mondo finirà domani, ma perché il giudizio contro il mondo è già stato pronunciato, ci dice la Scrittura, ma non quello contro gli uomini e le donne che ancora non conoscono il Signore e che forse potranno conoscerlo se saremo noi a farci strumenti nelle mani del Signore per fare sì che questo accada.

Andiamo dunque e operiamo come Dio Padre ci chiede;

come dei nuovi Noè che salvano quanto è loro possibile dalla distruzione del diluvio;

come dei nuovi Profeti che lanciano l'allarme dell'imminente ira che si abbatterà sulla terra;

ma soprattutto come dei veri discepoli del nostro Signore Gesù Cristo che proclamano l'Evangelo di salvezza alle genti del mondo affinché, affidando le loro vite al Signore, siano anch'essi tratti in salvò, lassù nei cieli, quando la terra e ciò che è in essa precipiterà nel baratro della distruzione del Giorno del Signore. AMEN