La cruna dell'ago

Testi: Luca 18:18-27; Proverbi 3:5-6.

Il passo di Luca proposto oggi è molto noto e spesso citato come monito contro l’eccessivo attaccamento alla ricchezza.

Oggi però utilizzerò questo brano per invitarvi a riflettere sulle diverse letture che possiamo dare alla Scrittura, in base agli obiettivi che spesso ci poniamo; in particolare vorrei rendervi evidente il rischio di andare fuori strada quando leggiamo la Scrittura, se non comprendiamo esattamente ciò che lo Spirito ci vuole dire.

La prima lettura che possiamo fare di questo brano è quella letterale; Gesù ha di fronte un uomo, un credente sincero e devoto che afferma di aver osservato la Legge di Mosè, quindi le prescrizioni di Dio, fin dalla sua giovinezza. Gesù se ne compiace, sicuramente apprezza lo zelo e il genuino desiderio di servire Dio di questa persona, e quindi, volendo renderlo perfetto nella fede, lo invita a vendere i suoi beni materiali e a seguirlo nella sua missione di evangelizzazione.

È evidente che Gesù sa che questa persona, pur desiderosa di servire Dio, ha un ostacolo sul suo cammino che ancora gli impedisce di seguire Dio con tutto il cuore, e queste sono le sue ricchezze, che essendo molte, sono diventate per lui un autentico impedimento sulla via della fede, perciò Gesù lo invita a liberarsi di questo tesoro terreno, sostituendolo con un tesoro vero nel regno dei cieli. Udito ciò però, il giovane ricco si lascia prendere dallo sconforto perché è molto ricco e quindi liberarsi del suo peso è troppo difficile per lui, così alla fine si tira indietro.

Cosa succede allora? Gesù fa un’amara considerazione, ossia dichiara apertamente che per coloro che hanno ricchezze è molto difficile entrare nel Regno di Dio, al punto di affermare che: “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”. Di fronte alla reazione di sconcerto che le sue parole provocano nei presenti però, Gesù dice ancora: “Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio”.

La lettura letterale di questo passo ci dice in buona sostanza che le ricchezze, ovvero l’eccessivo attaccamento ai beni di questo mondo, rendono molto difficile la salvezza eterna, perché il cuore dell’uomo finisce per corrompersi ed amare la ricchezza piuttosto che non Dio. Quindi secondo questa lettura vi è un’implicita condanna dell’attaccamento al denaro, o meglio “al troppo denaro”, e per contro vi è un invito a donare ai poveri, a fare la carità come un mezzo che ci aiuta ad avvicinarci alla salvezza. Questa lettura è sposata in particolar modo dalla Chiesa Cattolica, da sempre sostenitrice della teologia delle buone opere.

Una seconda lettura, che potremmo chiamare “storica”, cerca invece di spiegare (giustificare) da un punto di vista razionale le parole di Gesù, che a prima vista sembrano irrazionali. Non è evidentemente possibile per un cammello passare per la cruna di un ago, perciò, o questa frase vuole veramente dire che nessun ricco può entrare nel regno di Dio, perché sono le ricchezze in sé a precluderglielo, oppure, sempre sulla scorta delle parole di Gesù, che dice “è più facile…” e che non dice invece: “è impossibile”, dobbiamo trovare una contestualizzazione storica della frase in modo di renderle il suo vero significato. A questo punto scopriamo che ai tempi di Gesù a Gerusalemme c’era un porticato con archi fatti a cruna d’ago, dove i cammelli passavano a fatica, e questo spiegherebbe come la frase di Gesù avesse un senso diverso da quello che gli attribuiremmo noi oggi con una lettura letterale; le ricchezze ostacolano sì l’amore per Dio, però non al punto di rende così impossibile la salvezza, perciò non sono le ricchezze ad essere condannate in quanto tale, bensì l’uso eccessivo o distorto che noi ne possiamo fare.

Una terza lettura, che potremmo chiamare “politica”, interpreta questo episodio come una condanna aperta di Gesù all’eccessivo accumulo di ricchezza da parte di pochi individui, che perciò commettono peccato contro Dio e contro gli uomini, e si precludono la via del cielo. L’invito fatto da Gesù, e quindi dalla Chiesa, in particolare dalla teologia protestante storica, è quello di una più equa distribuzione delle ricchezze: “vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri”, viene quindi interpretato come un invito ad un utilizzo dei beni materiali nell’interesse della collettività, piuttosto che come tesaurizzazione egoistica (versione Weberiana- Etica protestante e lo spirito del capitalismo), oppure come redistribuzione egualitaria dei beni tra gli ultimi (versione cristiano sociale).

Veniamo ora ad una quarta lettura che possiamo dare del brano, ovvero quando invece di isolarlo dal resto della Scrittura, lo leggiamo come componente del messaggio evangelico di Cristo, cioè lo interpretiamo alla luce della volontà di Dio, come espressa da Gesù Cristo.

La frase che ci aiuta a comprenderne il suo vero significato è proprio l’ultima: “Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio”. Questa è la giusta chiave di lettura che ci deve guidare.

L’uomo che si presenta a Gesù, come abbiamo detto, è un credente sincero e devoto che ha osservato la Legge di Mosè, quindi ha osservato le prescrizioni di Dio, fin dalla sua giovinezza; questo significa che è un buon ebreo e come tale meritevole del regno di Dio. Questo uomo è anche molto ricco, e secondo il comune modo di pensare di allora (ma anche di adesso) le ricchezze sono buone, perché esse vengono da Dio, tanto più che questo giovane le sta usando bene, o almeno così possiamo desumerlo, visto che se osserva le prescrizioni della Legge, di fatto usa il suo (molto) denaro anche per fare del bene.

Gesù infatti non lo condanna (e ci mancherebbe), ma si limita solo a dirgli: ti manca una sola cosa per essere veramente perfetto agli occhi di Dio: rinuncia alla ricchezza materiale in vista della vera ricchezza, quella spirituale che otterrai seguendomi, cioè facendo un passo ulteriore rispetto alla Legge di Mosè, per accogliere l’Evangelo.

Che cosa c’era che non andava nella legge di Mosè? Il Signore ce lo spiega molto bene in tutto il suo evangelo, ovvero: la Legge da sola non può salvare perché è impossibile da osservarsi in tutte le sue prescrizioni, ed è sufficiente che tu non ne osservi una sola, per rendermi inadempiente rispetto a tutte, come ci insegna l’Apostolo Paolo. Gesù invece ci propone la grazia di Dio come unica soluzione di vera salvezza.

La grazia però capovolge il concetto di Legge, poiché nella Legge è l’uomo che si deve impegnare per conquistare il regno dei cieli attraverso le sue opere, mentre nella grazia, è Dio che elargisce il regno dei Cieli gratuitamente, per mezzo della fede in Gesù Cristo.

Sotto la Legge è perciò l’uomo che deve dimostrare il suo valore agli occhi di Dio, e in questo senso anche le ricchezze possedute e usate per il bene, diventano prova di fedeltà verso Dio, e quindi misura dell’operato umano.

Sotto la grazia l’uomo è giustificato da Dio soltanto, e a nulla servono le sue opere ai fini della salvezza, e tanto meno la sua ricchezza, perché ciò che viene dato gratuitamente, non necessita di denaro per essere comprato.

Sotto la grazia le ricchezze materiali diventano in verità degli ostacoli sulla via della salvezza, perché inutili, e delle potenziali deviazioni dal pieno e perfetto amore verso Dio.

Sotto la grazia qualsiasi oggetto che possa distoglierci dall’amare Dio e dal metterlo al primo posto nella nostra vita, non solo è inutile, ma diventa addirittura pericoloso, e perciò ce ne dobbiamo liberare.

Ora il denaro e la ricchezza in genere sono gli strumenti che per eccellenza sono collegati al potere mondano dell’uomo; un uomo è tanto più potente quanto più è ricco, secondo la visione del mondo, e perciò maggiore è la sua ricchezza, maggiore sarà il suo attaccamento ad essa, e quindi minore sarà lo spazio che egli riserverà a Dio nel suo cuore.

Con questa frase: “Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio”, Gesù ci chiede, come credenti e suoi discepoli, di affidarci completamente a lui, alla sua grazia, al suo amore, e di non fare assolutamente affidamento su noi stessi e sui nostri beni materiali, poiché l’impossibile umano diventa possibile a Dio, a patto che noi rinunciamo a noi stessi per metterci totalmente nelle sue mani. Questo è il vero messaggio di salvezza contenuto nell’Evangelo, che è ripetuto e riproposto con svariate sfumature in tutta la sua predicazione, cui anche quella del giovane ricco fa parte, se la leggiamo alla luce del resto della Scrittura.

Ecco allora l’invito che Dio ci fa e che Gesù ci ricorda: confidate in me con tutto il vostro cuore e non vi appoggiate sul vostro discernimento; conoscetemi in tutte le vostre vie e io appianerò i vostri sentieri. AMEN