La fede di Giobbe

TESTO: Giobbe 1: 6-22

 

Il brano proposto per la meditazione odierna è tratto dal libro di Giobbe, anche se in realtà vorrei invitarvi a meditare sull’intero libro di Giobbe e sul significato che esso ha per noi; si tratta, infatti, di un libro a cui la moderna teologia non sempre attribuisce la giusta importanza, mentre ritengo che, se si dovesse fare una graduatoria, esso sia tra i più importanti e fondamentali testi di tutta la Bibbia.

Il libro di Giobbe viene attribuito a Mosè insieme al c.d. “pentateuco”, cioè i primi cinque libri della Bibbia, però è un libro unico nel suo genere perché non rientra, né tra i libri storici, né tra gli scritti profetici del VT, per cui viene considerato uno dei testi cd “poetici” della Bibbia.

Il libro di Giobbe ci racconta una storia che non riguarda esplicitamente il popolo d’Israele, come avviene solitamente per l’AT;

Giobbe è un uomo che non è possibile identificare con certezza, né situarlo in un tempo ben definito, ciò che la Scrittura evidenzia di Giobbe è soprattutto la sua fede incrollabile in Dio; siamo di fronte ad un uomo di tanti anni fa, ma che possiamo ritrovare in ogni tempo, compreso il nostro, ed è proprio per questo che la figura di Giobbe è oggi più che mai attuale.

Giobbe è entrato nel noto popolare come l’uomo dall’infinita pazienza, la mitica “pazienza di Giobbe”, e forse questo ha contribuito a trarci in inganno circa il suo reale significato, la Bibbia infatti non sottolinea la pazienza di Giobbe bensì la sua fede: si tratta di due cose ben diverse!

Giobbe è l’immagine del credente perfetto davanti agli occhi del Signore; è colui che “..era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male”.

Il Signore si compiace di lui e lo cita ad esempio a tutte le creature celesti, e questo ovviamente suscita una forte invidia in Satana, che non manca di insinuare nei confronti di Dio come la fedeltà di Giobbe non sarebbe sincera, bensì “interessata”, cioè dovuta alle benedizioni che Dio gli ha concesso nel corso della sua vita.

Di fronte a queste subdole insinuazioni, Dio si comporta in modo strano, almeno secondo il nostro comune modo di vedere le cose, Egli infatti non zittisce Satana dicendo che la sua affermazione è falsa, ma in pratica gli dice: “Metti alla prova Giobbe, così vedremo se è veramente come tu dici”.

Ecco che su Giobbe si abbattono, una dopo l’altra in rapida successione, una serie di disgrazie che per ogni uomo sarebbero sufficienti non solo per maledire Dio ma addirittura per meditare seriamente il suicidio.

Giobbe però non solo non maledice Dio ma anzi lo benedice dicendo “..il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore”.

Nel capitolo successivo Satana torna alla carica contro Giobbe, e Dio ancora una volta lo lascia fare permettendogli di colpire duramente Giobbe con una terribile malattia. Anche allora però Giobbe continua a benedire il Signore dicendo: “..abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?” smentendo così chiaramente le false accuse di Satana.

E’ questa pazienza secondo voi?

Se un uomo è stato privato ingiustamente di tutti i suoi beni materiali, di tutti i suoi cari, è stato lasciato solo, e per di più colpito da una grave malattia, e nonostante tutto questo egli continua a sperare, possiamo dire che è soltanto un tipo paziente?

No, la pazienza non centra niente, Giobbe non era paziente, bensì era “fedele a Dio”, nel bene e nel male; eppure molti parlano di pazienza di Giobbe anziché di fede; vi siete mai chiesti il perché?

Inoltre quando si parla del libro di Giobbe, alcuni sottolineano il fatto che la storia narrata è poco verosimile e molti studiosi (non credenti o pseudo credenti storici-critici) vedono in questo libro una sorta di “racconto fantastico”, anziché interpretarlo come la rappresentazione allegorica del vero e reale rapporto tra Dio e gli uomini.

Perché questo? La risposta più ovvia per un credente è che anche questa è una sorta di “tentazione” o “prova” cui il maligno sta oggi sottoponendo gli uomini (credenti) per vedere se sanno essere fedeli come lo fu Giobbe, oppure si comporteranno come i suoi tre amici che nel racconto cercano di sviarlo dalla fede in Dio.

Come ho detto all’inizio, io penso che la storia narrata nel libro di Giobbe sia estremamente importante per noi oggi proprio perché, ognuno di noi credenti in Dio attraverso Cristo, è davvero un piccolo o un grande Giobbe.

Certo che per molti cristiani oggi risulta molto difficile identificarsi pienamente nella figura di Giobbe, e non solo per il fatto che forse teniamo troppo alla nostra vita comoda e più confortevole possibile per poter pensare di rinunciarvi di buon grado come fece Giobbe, ma soprattutto perché oggi non siamo più disposti ad accettare un’ingiustizia palese senza motivo come successe a Giobbe.

L’uomo del nostro tempo si sente pienamente padrone del proprio destino; come può perciò accettare di essere considerato una specie di “cavia da laboratorio” da due divinità, una buona, Dio e una malvagia, Satana, che si sfidano in una sorta di “gara per testare la fedeltà umana”?

Che dire poi del senso di giustizia di Dio?

Giobbe è profondamente convinto della bontà di Dio e, sorretto dalla fede, accetta quanto gli sta accadendo senza ribellarsi, ma noi siamo disposti a fare altrettanto?

Forse sono questi dubbi che ci hanno spinto a relegare il libro di Giobbe e il suo messaggio in secondo piano; tuttavia in esso vi è una grande attualità per il credente che ripone ancora la sua speranza nell’opera del Signore.

Riflettete sul racconto di Giobbe e poi confrontatelo con le vostre singole esistenze: come Giobbe viviamo la nostra vita avendo fede nel Signore che ci benedice e guida i nostri passi, ci da di che nutrirci e vestirci, benedice il nostro lavoro e la nostra casa, benedice e sostiene la nostra famiglia e i nostri cari, allevia le nostre sofferenze e ci mantiene in salute.

Ogni credente è conscio di queste cose, è conscio che la fedeltà al Signore sarà premiata in questa vita e nell’altra.

Ma come ai tempi di Giobbe, nonostante egli fosse timorato di Dio, vi era allora come vi è ora chi trama alle spalle dei credenti: il maligno, ovvero Satana il diavolo, che si diverte a mettere alla prova ciascuno di noi affinché la nostra fede vacilli e qualcuno, invece di benedire il Signore anche nella cattiva sorte, come aveva fatto Giobbe, lo maledica ed imprechi contro il nome di Dio.

Quante volte avete sentito uomini e donne pronunciare frasi del tipo;

“Dio ha permesso che mio figlio o mia figlia morisse, se Dio ci amasse veramente non l’avrebbe mai permesso”;

oppure “nella mia vita non ho avuto altro che disgrazie e dispiaceri, Dio si è dimenticato di me”.

Ricordo di aver udito che molti ebrei non riescono a spiegarsi in cuor loro come Dio abbia potuto permettere che avvenisse una tragedia come la “Shoà”, cioè lo sterminio perpetrato dai nazisti durante la 2GM!

Dov’è la giustizia di Dio di fronte a questi avvenimenti?

La risposta a tutti questi interrogativi io credo sia contenuta proprio nel libro di Giobbe!

Chi pensa che sia Dio a compiere questi misfatti, è in grave errore, ma soprattutto non ha fede nel Signore come ne aveva Giobbe e come ne dovremmo avere noi ogni qualvolta il maligno ci sottopone a delle prove dure che a prima vista sembrano insopportabili.

In realtà, cari fratelli in Cristo, come ci è detto nelle Scritture, Dio lascia che Satana compia le sue trame, ma nessuno è tentato più di quanto non sia in grado di sopportare, Dio valuta la nostra fedeltà così come ha fatto con Giobbe, ma non permette che Satana ci faccia male in modo irreparabile, così come non gli permise di uccidere Giobbe.

Solo chi non rimane fedele al Signore sarà vinto dal maligno, ma chi persevera nella fede riceverà una grande ricompensa allo stesso modo in cui la ricevette Giobbe, in questa o nell’altra vita, o in entrambe, come piacerà al Signore.

Le prove a cui il maligno ci sottopone non mancano a nessuno di noi; chi non ha mai avuto nella propria vita un danno materiale, o una perdita di un famigliare, o una malattia che lo ha provato nella carne?

Dovremo allora pensare che la nostra vita di credenti sia solo una rassegnata accettazione del volere divino qualunque cosa accada, giusta o ingiusta che sia?

No, Giobbe, ci dice la Bibbia, discusse lungamente con i suoi tre amici, che erano andati a confortarlo, del perché di quello che gli era accaduto, ritenendo in cuor suo di non aver meritato tutto il male che gli era caduto addosso, e per questo non rinunciò a far valere le sue ragioni nei confronti di Dio alla fine.

A volte noi potremmo pensare che un tale comportamento sia una presunzione, in realtà la Bibbia in questo passo antico, ma la cui validità travalica i nostri concetti di tempo, ci dimostra che l’umanità ha un dialogo aperto con Dio, e che non ci è richiesto di accettare passivamente il male senza protestare specie se riteniamo (a torto o a ragione) che sia ingiusto, tanto più che a tentarci al male, come ci dice la scrittura, non è Dio, bensì Satana.

Però nonostante tutte le prove a cui il maligno ci sottopone, noi non dobbiamo mai far venire meno la nostra fedeltà nei confronti di Dio Padre e di suo Figlio Gesù Cristo perché Dio non ci abbandona mai veramente, ma è sempre pronto ad ascoltare le nostre grida di aiuto attraverso le nostre preghiere.

L’invito che vi faccio perciò, cari fratelli in Cristo, è quello di riprendere il libro di Giobbe ogni qualvolta vi sentite colpiti da Satana, in quanto vi trovate in una situazione difficile e dolorosa, e di pensare a come Giobbe abbia reagito in situazioni simili: non come uno che ha perso la fede in Dio perché abbandonato, ma come un uomo e una donna di profonda fede che ha saputo mettere Dio al centro della propria vita, perché come ci ricordano le scritture “il giusto per fede vivrà”. AMEN