La fede e le opere
Testi: Romani 3, 21 – 30 Giacomo 2, 14 – 26
Le sacre scritture a volte sembrano contenere delle contraddizioni che ci possono apparire incomprensibili.
I brani proposti oggi, se confrontati in modo superficiale, ci mostrano una di queste apparenti contraddizioni; al punto che su questo argomento, la fede e le opere, si è operata la secolare frattura nelle chiese Cristiane, e che è tuttora uno dei punti teologicamente più controversi all’interno del Cristianesimo.
Da una parte troviamo l’apostolo Paolo sostenitore della salvezza per grazia attraverso la fede; dall’altra l’apostolo Giacomo che sembra affermare esattamente il contrario, ovvero che l’uomo è giustificato anche per le opere e non per fede soltanto.
La cosa che più salta agli occhi leggendo questi due brani, è che entrambi gli apostoli citano lo stesso passo della Genesi in cui si dice “Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia…” (Ge 15:6), e lo interpretano a sostegno della loro rispettiva tesi.
Com’è possibile?
Come Cristiani Evangelici siamo più portati ad aderire alla teologia di Paolo, che ci annuncia la salvezza come atto di fede in Gesù Cristo dispensatore di grazia, che ha seppellito le opere della Legge del Vecchio Patto.
Ma se sfogliamo la Bibbia un po’ oltre, lì c’è Giacomo, fratello di Gesù e apostolo di Gesù Cristo come Paolo, quindi non certo uno scrittore dell’Antico Testamento, che ci parla della Legge di Dio!
Credo che questo dubbio sia venuto a molti fratelli che si sono trovati a meditare sulle Scritture alla ricerca della verità!
Ma che cosa hanno veramente voluto dire Paolo e Giacomo quando parlano della fede e delle opere? Stanno veramente parlando della stessa cosa o non si riferiscono piuttosto a situazioni diverse?!”
Se andiamo a fondo si vede come la contraddizione fra i due sia più apparente che non reale, poiché le opere di cui parla Paolo non sono le stesse opere di cui parla Giacomo, e i due apostoli non vi attribuiscono lo stesso significato.
In Romani ci è annunciata la salvezza mediante la fede in Gesù Cristo nostro salvatore; la fede è l’unico mezzo, l’unica via per cui noi possiamo giungere alla salvezza, non ce ne sono altre, la grazia di Dio passa solo attraverso la fede in Cristo, è un dono per tutti coloro che credono, è un dono, un qualcosa che viene dato gratuitamente e non può essere acquistato, né pagato con alcuna opera.
Di quali opere si parla qui? Delle opere della Legge, cioè delle prescrizioni che l’antico Patto di Dio con Israele imponeva a tutto il popolo d’Israele, e che la morte in croce di Cristo ha seppellito.
Veniamo quindi a Giacomo, certo uno dei passi della scrittura in cui gli evangelici si trovano un po’ a disagio, perché inconsciamente sembra voler togliere un po’ di quella “libertà” che ci è data dalla “sola fede” in Cristo, mentre per i cattolici questa lettera risulta molto più famigliare e rassicurante in quanto da sempre sostenitori delle “buone opere”.
Allora vediamo perché le opere di cui parla Giacomo non sono e non possono essere le “opere della legge” di Paolo.
Avrebbe ancora senso dopo che Cristo è morto sulla croce per salvarci dalla condanna contenuta nella Legge, che l’umanità ricada sotto il giogo della Legge?
Evidentemente no! Se così fosse non avrebbe alcun senso perché la morte di Cristo sarebbe stata vana!
Se non si tratta delle opere della Legge, di quali opere parliamo dunque?
Non è poi tanto difficile capirlo dal contesto della lettera di Giacomo. Le opere di cui ci parla Giacomo sono i “frutti della fede”; è la fede che muove il cristiano ad agire, non si parla più qui delle “opere della legge” ormai superare ed inutili, ma delle “opere della fede”!
A questo punto ben vuole significare l’apostolo Giacomo: può forse un Cristiano, cioè una persona che ha accolto Cristo nel suo cuore e ne ha fatto lo scopo stesso della sua vita, vedere un fratello o una sorella che non hanno vestiti o mancano di cibo e non muovere un dito per aiutarli limitandosi a dire loro “andate in pace, scaldatevi e saziatevi”?
Se una persona, che si professasse cristiano, si comportasse così, avrebbe un comportamento così lontano da Cristo, che a ben ragione si potrebbe definire “non Cristiano” o “senza fede”.
Le opere di cui ci parla l’apostolo Giacomo quindi possano ben identificarsi con i doveri che un cristiano deve compiere verso il suo prossimo perché possa definirsi tale, ovvero la naturale conseguenza della fede in Cristo che ci porta ad operare verso Dio e il nostro prossimo.
Solo chi ha fede in Cristo può operare nel suo nome; così avviene che dove non ci sono le opere (effetto della fede) non c’è neanche la fede (che causa le opere), o come dice Giacomo “…anche la fede senza le opere è morta”.
Questa chiara e semplice interpretazione ci permette di superare l’apparente contraddizione delle Scritture in tema di fede e di opere. Purtroppo non sempre le cose semplici appaiono chiare nel cuore degli uomini, che invece di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, preferiscono farsi guidare dalle passioni e dagli interessi materiali di questo mondo, di cui il suo principe, Satana, è portatore ed istigatore.
Così qualcuno vuole attribuire alle opere di Giacomo lo stesso significato di quelle di cui parla Paolo in Romani, e ciò purtroppo è diventato (una) causa di frattura nelle chiese Cristiane.
Per contrastare costoro non possiamo che ritornare al brano contenuto in Romani e in quelli seguenti, per riaffermare con forza che la salvezza ci è data per sola grazia mediante la fede in Cristo.
Nessuna opera potrà mai farci ottenere la salvezza perché attraverso la Legge nessuno può essere salvato; la violazione di anche un solo piccolo precetto della Legge infatti equivale alla violazione di tutta la Legge, e quindi alla condanna come ci dice anche l’apostolo Giacomo al cap 2 versetto 10!
Coloro che hanno la presunzione di presentarsi al Giudizio di Dio “carichi di buone opere per guadagnarsi il Regno dei Cieli” sono delle persone che vi sono molto lontane perché hanno di fatto vanificato il sacrificio di Cristo sulla croce, precludendosi la salvezza che la morte di Cristo ci ha donato.
Cari fratelli in Cristo, noi sappiamo bene che la nostra salvezza è riposta solo nella grazia di Gesù Cristo che abbiamo avuto il giorno che abbiamo creduto in lui, cioè abbiamo avuto fede in lui, e sappiamo che la sua grazia ci accompagna in ogni istante della nostra vita fino a che noi continueremo ad avere fede in lui.
Gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente dobbiamo donare, o se preferite, operare, nel suo nome per dimostrare la fede che abbiamo in Gesù Cristo. Queste sono le opere che egli gradisce, e compiendole dimostriamo che la nostra fede in Cristo è ben viva in noi, ma ben sapendo che se noi oggi possiamo lodare il Signore non è per le nostre “buone opere”, né per le opere dei fratelli che ci hanno preceduto o per quelli che verranno dopo di noi, ma solo e soltanto per la grazia a noi elargita dal Signore nostro Gesù Cristo. AMEN