La fede va oltre il possibile

Testi: Matteo 14: 13-21 - 22:33

Matteo 14:22-33 inizia con un Gesù che si comporta in modo strano: “obbliga” i discepoli a lasciarlo solo, a congedare una folla immensa, subito dopo aver moltiplicato i cinque pani per sfamare i cinquemila uomini presenti;

già questo è insolito perché avrebbe potuto benissimo congedarli con l'aiuto dei discepoli e poi andare insieme a loro sull'altra riva del mare di Galilea. Invece Gesù manda avanti i discepoli con la barca, poi lui, rimasto solo, si ritira in disparte a pregare sul monte.

In verità Gesù aveva già in mente di fare qualcosa, un altro gesto eclatante dopo quello altrettanto clamoroso della moltiplicazione dei pani, ma questa volta diretto soltanto ai suoi dodici apostoli, per metterli alla prova.

Che cosa vuole Gesù? Dimostrare di essere capace di camminare anche sull'acqua?

Certo camminare sull'acqua è un segno molto forte, ma non lo è forse altrettanto moltiplicare cinque pani per sfamare cinquemila uomini?

Allora comprendiamo che non era questo lo scopo di Gesù; i suoi discepoli erano già rimasti sufficientemente impressionati dal primo grande miracolo, per avere bisogno di vederne un altro, che a ben guardare non era neppure necessario, poiché Gesù sarebbe potuto andare in barca con loro, come ha fatto in altre occasioni, e in caso di vento tempestoso, sedare le onde...

No Gesù vuole vedere la reazione dei suoi discepoli, vuole metterli alla prova!

Immaginiamo allora la scena: è notte, spira un forte vento contrario che fa traballare la barca e rende difficile la navigazione, e già questo deve aver, se non impaurito, almeno preoccupato i discepoli che sono sulla barca. Quando poi vedono qualcuno, o qualcosa, che viene verso di loro camminando sull'acqua, hanno paura, credono sia un fantasma, perché nessun uomo vivente può camminare sull'acqua!

Gesù però si rivolge a loro per rassicurarli dicendo: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!”

A prima vista sembra che i discepoli non gli credano, cioè che non credano a Gesù, ma non è così; Pietro, infatti, risponde con una richiesta che per molti di noi suona davvero “insolita”. Non dice a Gesù: “sali a bordo anche tu, così ci aiuti a stabilizzare la barca”, no Pietro fa a Gesù una richiesta molto precisa e dobbiamo dire quasi incredibile: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua!”

Chi di voi farebbe mai una simile richiesta? Lascereste mai la sicurezza di una barca in mezzo al mare agitato, per provare a camminare sulle acque?

In questo momento Pietro dimostra la sua fede in Gesù; lui nel suo cuore sa che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, come testimonierà subito dopo insieme agli altri, e per questo sceglie di mettersi in gioco, di mettere in gioco la sua vita per dimostrarlo;

ripeto Pietro avrebbe potuto semplicemente chiedere a Gesù di salire a bordo della barca con ancora qualche passo sull'acqua, e Gesù avrebbe confermato ancora una volta che lui aveva il potere di farlo;

Pietro avrebbe potuto invocare il suo aiuto per sedare la tempesta rimanendo al sicuro sulla barca, invece lui sceglie di rischiare, chiedendo a Gesù di mettere alla prova la sua fede, facendo qualcosa che da solo non sarebbe mai riuscito a fare: camminare a sua volta sull'acqua!

Gesù lo sapeva fin dall'inizio che ciò sarebbe successo; è per questo motivo che si attarda a riva e poi cammina sull'acqua verso i discepoli; vuole vedere la loro reazione, vuole testare la loro fede;

i suoi discepoli hanno appena visto un segno potente, ma loro sono veramente disposti a mettersi in gioco rischiando, si fa per dire, la loro vita con un atto di vera fede?

I cinquemila che hanno appena mangiato il pane del miracolo e ne sono sì rimasti impressionati, ma poi sono andati via tutti, sazi di pane, ma senza che quel miracolo abbia cambiato la loro vita, ne abbia fatto sorgere in loro una fede sincera e autentica nel Signore.

Quante volte noi chiediamo a Dio questo e lo invochiamo perché ci dia quell'altro? Le nostre preghiere sono troppo spesso delle richieste a Dio perché ci eviti i mali e le difficoltà di questo mondo e nello stesso tempo ci riempia di doni e di benedizioni, piuttosto che delle preghiere per chiedergli che lui stia con noi nei momenti di difficoltà, aiutandoci a superarli.

Una volta ottenuto quello che abbiamo chiesto, ci dimentichiamo di Dio e continuiamo la nostra vita di sempre, senza che l'intervento divino abbia effettivamente cambiato la nostra vita, esattamente come hanno fatto i cinquemila che hanno mangiato il pane miracoloso, ma poi se ne sono tornati alle loro case, e nulla è cambiato nella loro vita.

Gesù non vuole questo dai suoi discepoli, lui vuole che loro ripongano in lui e in lui solo la loro sicurezza, la loro speranza e in buona sostanza la loro stessa vita!

Pietro risponde a Gesù, e mette la sua vita nelle sue mani; il suo è un atto di fede, l'unico che poteva fare per dimostrare di credere veramente in Gesù.

Pensateci bene cari fratelli in Cristo, se la nostra fede si limita a farci fare ciò che siamo in grado di fare con le nostre forze, che razza di fede è?

Se dopo aver pregato il Signore penso di poter fare soltanto ciò che faccio normalmente, dov'è la mia fede?

Gesù Cristo ci chiede di avere una fede maggiore, una fede in lui, che ci permetta di fare ciò che noi da soli non potremmo mai fare...

Pietro ebbe fede e camminò sulle acque, una cosa umanamente impossibile;

noi però ogni giorno della nostra vita cosa vogliamo fare?

Limitarci ad ammirare Gesù che moltiplica i pani e i pesci, sperando anche noi di poter mangiare un po' di quel pane, oppure siamo disposti a metterci in gioco, a uscire dagli schemi normali della fede umana, che non è vera fede, perché si limita a credere che Gesù Cristo può fare, se vuole, queste cose, ma che le stesse cose sono a noi precluse!

Quante volte nella nostra vita abbiamo desiderato di vedere il bene trionfare, la giustizia affermarsi e l'equità essere applicata attorno a noi, ma non abbiamo fatto nulla perché ciò accadesse, fermati dalla nostra incapacità di farlo, perché magari siamo pochi, siamo anziani, abbiamo poche risorse, ma soprattutto, perché siamo convinti che soltanto Dio avrebbe potuto farlo; così non ci siamo mai messi in gioco per far sì che il Signore lo facesse per mezzo nostro!

Sappiate dunque che Dio ha una sana abitudine: non agisce mai da solo, di sua iniziativa; Lui ci lascia sempre fare di testa nostra, senza condizionarci. In buona sostanza ci ha concesso il “libero arbitrio”.

Noi però questo libero arbitrio dobbiamo usarlo in modo adeguato, non limitarlo alle nostre capacità umane, perché se ci limiteremo a quelle, la nostra fede nel Signore sarà pari a zero;

dobbiamo bensì adeguarlo alle possibilità che il Signore ci offre quando noi ci mettiamo nelle sue mani e ci lasciamo guidare da lui, ossia noi in preghiera chiediamo a Dio di lavorare insieme con noi, esattamente come fece Pietro: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua!”

Purtroppo la cosa più difficile per un uomo è: “rinunciare alle proprie sicurezze per mettersi nelle mani di qualcun altro”. La paura ci prende, e così cominciamo a temere che se poi le cose non funzionano, noi rischiamo di perdere anche quel poco che saremmo riusciti a fare da soli.

È per questo che ci risulta più facile pregare Dio affinché, per esempio, ci faccia avere un lavoro che ci permetta di guadagnare i soldi necessari per procurarci ciò che ci serve per vivere, piuttosto di pregarlo perché lui ci faccia avere tutto ciò che ci serve per vivere...

Gesù invece ci invita prima a ricercare il regno di Dio, ovvero la piena comunione con lui, e poi lui provvederà di conseguenza alle nostre necessità, anche a quelle materiali...

La differenza tra questi due tipi di preghiere è enorme: se io ho i soldi, sono indipendente da Dio e decido io cosa farne, se invece ho la benedizione di Dio e basta, io decido insieme con lui;

nel primo caso la mia fede è zero, perché non mi occorre avere fede per fare ciò che sono in grado di fare da solo;

nel secondo caso la mia fede nel Signore sarà totale, perché la mia vita dipenderà interamente da lui!

Che cos'è che ci impedisce da farlo allora?

La risposta è semplice: la paura! “E se poi Dio non mi aiuta? Cosa farò? Come mangerò? Come vestirò? Come provvederò alla mia famiglia?” Satana si diverte un mondo ad insinuare i dubbi nelle nostre menti, prospettandoci un mare di difficoltà davanti a noi, se abbandoniamo ciò che sappiamo fare da soli per affidarci alla grazia di Dio.

Così anche Pietro, che si era incamminato sulle acque dopo che Gesù gli aveva detto: “Vieni!” vedendo il vento forte, ebbe paura, e la paura uccide la fede, e senza la fede ecco che è cominciato ad affondare...

Soltanto a quel punto si è ricordato che aveva davanti a sé il Signore e ha gridato: “Signore, salvami!

Quante volte, trovandoci a mal partito, impotenti di fronte a qualcosa più grande di noi e fuori dal nostro controllo, gridiamo anche noi “Signore salvami!”

Ma perché dobbiamo sempre arrivare alle estreme conseguenze, cioè a quando siamo di fronte a un problema che va oltre le nostre umane capacità, sia esso una malattia incurabile, un dramma famigliare, o qualsiasi altro evento negativo che ci è piovuto addosso, prima di metterci completamente nelle mani di Dio?

Perché non possiamo farlo prima?

Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»

Perché noi dubitiamo? Abbiamo le testimonianze della Scrittura, eppure dubitiamo, e anche se vedessimo segni potenti davanti a noi, ancora dubiteremmo, come i cinquemila che hanno mangiato, ma poi se ne sono andati...

Il nostro dubbio, alimentato dalla nostra paura, impedisce al Signore di lavorare insieme con noi, e ci priva della sua forza miracolosa, costringendoci ad una serie infinita di limiti, che sono i limiti della natura umana carnale, quando invece potremmo disporre di tutta la potenza divina che opera mediante lo Spirito Santo, attraverso la fede in Cristo Gesù.

La fede in Cristo è ciò che rende possibile andare oltre i limiti umani, ma perché operi in noi pienamente, prima dobbiamo deporre ai piedi della croce la nostra natura umana con tutte le sue debolezze e le sue paure, e lasciare che lo Spirito Santo agisca in noi, così come ci ha insegnato Gesù: “Chi vuole venire dietro me, rinunci a sé stesso, poi prenda la sua croce e mi segua...

Questa è la cosa più semplice, ma nello stesso tempo la più difficile da fare, eppure è ciò che Gesù chiede a ciascuno di noi;

forse non ci riusciremo al primo tentativo, forse per alcuni di noi sarà uno sforzo troppo grande, forse alla fine ci arrenderemo davanti alle nostre incapacità, vinti dalle nostre paure; però fratelli e sorelle in Cristo, noi dobbiamo “almeno provarci”, così come fece Pietro, fiduciosi che comunque andranno le cose, Gesù sarà sempre pronto a stendere la sua mano per afferrarci, e non ci lascerà mai affondare! AMEN