La grazia, la predestinazione e il giudizio

Testi: Isaia 6: 8-10, Matteo 13: 3-15

 

Oggi, cari fratelli in Cristo, voglio invitarvi a meditare su tre contenuti molto importanti del messaggio cristiano; tre temi che di solito vengono trattati separatamente, ma che invece sono tra di loro strettamente correlati: la grazia, la predestinazione e il giudizio finale.

Spesso siamo portati a pensare che le parole di Gesù contenute nei passi della Scrittura proposti oggi, siano rivolte esclusivamente a quei Giudei che non hanno accolto la predicazione di Gesù, ed in particolare tra di loro, agli scribi ed ai farisei; quasi fossero una sorta di “punizione” per il fatto di non aver riconosciuto in Gesù di Nazareth il Cristo di Dio, ovvero il Messia.

Di conseguenza, in esse viene letta una condanna severa che, nel corso dei secoli, è stata presa a pretesto per giustificare le persecuzioni agli Ebrei ad opera dei cristiani; ma a ben guardare questa condanna non riguarda solo il popolo d’Israele dei tempi di Gesù, ma è rivolta a tutti coloro che, da allora fino ai nostri giorni, hanno rifiutato e rifiutano, direttamente o indirettamente, di riconoscere Gesù Cristo come il Messia, e negano il suo ruolo di salvatore per l’intera umanità.

Si tratta di un messaggio duro che ci mostra un Dio severo e in un certo qual modo “giustizialista”, che spesso agli evangelici non suona molto famigliare, perché si preferisce porre l’accento sulla grazia e sull’universalità del messaggio di salvezza dell’Evangelo, che non esclude nessuno a priori, piuttosto che concentrarci sul peccato.

Per cui questo passo della Scrittura nelle chiese si tende un po’ a metterlo in secondo piano, se non ad accantonarlo proprio, perché appare poco adatto all’annuncio del messaggio di salvezza universale per grazia mediante la fede.

Se Dio, tramite Cristo, vuole riconciliare a sé tutta l’umanità senza distinzione, sembra perlomeno strano che si comporti in modo così duro e selettivo nei confronti di una parte di umanità, tanto da oscurare di proposito il loro cuore e la loro mente affinché non si convertano e vengano a Lui.

Sembra una contraddizione, eppure questo atteggiamento di Dio non emerge da un episodio isolato ed oscuro, né tanto meno possiamo considerarlo un errore dello scrittore biblico, ma, come apprendiamo da altri passi delle stesse scritture, è una precisa strategia di Dio, che era già presente nell’Antico Testamento, ed è ripresa poi da Gesù Cristo nel Nuovo Testamento.

Da un lato Dio apre la porta che conduce alla salvezza a tutti gli uomini, dall’altro però rende difficile l’ingresso ad una parte di essi, velando i loro occhi ed indurendo i loro cuori “perché vedendo non vedono, e udendo non odono ne comprendono”, ci è detto;

come si può spiegare allora questo comportamento di Dio alla luce dell’annuncio della grazia?

Ecco che la teologia della predestinazione si fa avanti e sembra qui trovare un importante fondamento biblico; ma le cose stanno veramente così?

Si può veramente interpretare la Bibbia nel senso che una parte dell’umanità sia già stata predestinata da Dio alla salvezza, mentre un’altra sarà sottoposta al giudizio di condanna?

Gli estremismi siano sempre poco efficaci per spiegare le cose, perché hanno quasi sempre un difetto che li accomuna: quello di essere parziali, nel senso di “incompleti”, nella loro visione delle cose.

Dagli estremismi biblici nascono sovente le sette che finiscono poi per allontanarsi del tutto dal messaggio biblico.

Così come dagli estremismi teologici nascono correnti di pensiero che stravolgono il messaggio evangelico portandolo su sentieri impervi e sterili che si allontanano dalla visione globale della Bibbia, fino poi di fatto a contraddirla.

Chi ascolta la parola di Dio tramite la lettura delle Scritture, non mi stancherò mai di sostenerlo, deve leggerla tutta, senza arrampicarsi su singoli testi e tralasciarne altri, e senza isolare brani da un contesto al solo fine di trovare nel messaggio biblico il sostegno delle proprie posizioni.

La teologia della salvezza per grazia mediante la fede, la teologia della predestinazione e la teologia del giudizio finale, fanno tutte parte della Bibbia e quindi del progetto di Dio, ma esse debbono essere viste ed interpretate come tre parti di un unico insieme, e non prese separatamente. Esse non sono “alternative” ma bensì “complementari” e si integrano e completano a vicenda.

Oggi nel mondo può essere più in voga la prima, domani sarà l’altra ad avere più seguito, e ieri forse era l’altra ancora che andava per la maggiore;

così a seconda dei momenti storici, ai teologi sembra più corretta una o l’altra, ma in realtà il messaggio di Cristo è sempre lo stesso: ieri, oggi, domani e sempre.

Esso va ascoltato ed accolto con cuore sincero, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, e non da spirito fazioso e polemico, tipico di chi usa la Bibbia per i propri scopi personali e terreni.

Lo scontro tra coloro che sostengono una piuttosto che l’altra interpretazione non è spirituale, come si vorrebbe far credere, ma è quasi sempre del tutto carnale e terreno e nasconde fini secondari che ben poco hanno a che vedere con l’annuncio dell’Evangelo di Cristo.

Da una lettura globale del messaggio evangelico emerge come i tre contenuti (grazia, predestinazione, giudizio) coesistano nella Bibbia in modo armonico e non contraddittorio come qualcuno vorrebbe farci intendere sostenendo la predominanza dell’uno o dell’altro.

La grazia di Dio mediante la fede in Cristo ci annuncia che nessun uomo è escluso a priori dalla salvezza; ad ogni uomo Dio offre la reale e concreta possibilità di entrare nel suo Regno perché la porta del Regno di Dio è stata aperta per tutti da Gesù Cristo mediante il suo sacrificio.

Una porta aperta però non significa da sola un ingresso automatico, occorre infatti che ognuno di noi scelga di voler entrare facendo un passo avanti, e su questo Dio lascia liberi ciascuno di noi; siamo noi con le nostre libere scelte a decidere se entrare o meno nel Regno di Dio. “…molti sono i chiamati ma pochi gli eletti” (Mt 22-14).

Chi sono dunque gli eletti, ossia i predestinati?

Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno” (Lc 13-22).

Evidentemente gli Eletti sono coloro che hanno scelto di entrare dalla porta stretta, e ad essi è stato destinato fin dall’inizio il Regno dei Cieli “e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati…” (Ro 8-30) e in questo sono si predestinati, ma non perché Dio abbia scelto a priori secondo la logica umana del: “tu si, tu no, tu si, tu no”; ma perché Egli fin dall’inizio ha stabilito questa possibilità di salvezza e ovviamente, nella sua onniscienza, preconosceva già coloro che l’avrebbero accolta e coloro che l’avrebbero rifiutata.

Ecco allora che ci sarà il giudizio finale dove i predestinati saranno giudicati degni di entrare e i ribelli saranno cacciati fuori “dove vi è pianto e stridore di denti”; ovvero quest’ultimi sono coloro che, non per scelta di Dio, ma per loro propria scelta, hanno rifiutato la grazia offerta da Dio (e quindi la salvezza) per non aver avuto fede in Cristo Gesù, e per non esser entrati dalla porta stretta e per essersi quindi “autoesclusi” dal numero degli eletti.  …autoesclusi!!!

Non tre possibili interpretazioni bibliche dunque, ma una sola: grazia, predestinazione e giudizio sono le tre dimensioni di un unico messaggio che va visto e compreso nel suo insieme.

Purtroppo le passioni umane hanno fatto sì che si seguissero nel tempo ogni volta vie diverse a seconda di come faceva più comodo all’uomo.

In un passato dove il potere temporale sfruttava la religione per soggiogare le masse, relativamente poco colte e succubi del volere di pochi, la teologia del giudizio era molto efficace per assecondare i fini dei despoti e dei sovrani assoluti: la paura di un giudizio ultraterreno faceva sì che le persone non si ribellassero anche in presenza di soprusi ed ingiustizie evidenti, e la Chiesa spesso poteva così esercitare un dominio terreno quasi assoluto sui molti, quasi sempre per il beneficio di pochi.

Così come avviene che la sicurezza che da il credere di essere dei predestinati fin dall’inizio alla salvezza è un’altra arma formidabile per chi deve dominare i membri di un gruppo, questo sia perché rende i legami molto più forti tra i membri del gruppo stesso, che per questo motivo si considerano superiori ai non appartenenti al gruppo (tipico delle sette quali ad esempio i testimoni di Geova che si considerano gli unici salvati); sia perché spinge le persone del gruppo a compiere atti che vanno ben oltre la logica che guida ogni singolo individuo, (come ad esempio i terroristi dell’Isis che immolano la propria vita senza esitazione, sicuri così facendo di entrare subito come martiri nel paradiso islamico).

Infine, la salvezza per grazia come dono gratuito e universale di Dio, volutamente privata dell’indispensabile supporto della fede in Gesù Cristo, viene oggi proposta da alcuni gruppi e chiese cristiane come un facile mezzo per creare consenso e fare presa su una società laica, che quindi non crede in Cristo, al fine di trarne vantaggi  economici e politici, personali e di fazione; è il caso di coloro che usano, oggi come ieri, la religione per fare politica a favore di uno o dell’altro schieramento partitico.

Ecco perché è necessario che ciascuno di noi impari a leggere la Bibbia facendosi guidare dallo Spirito Santo per ben comprendere tutti gli aspetti del messaggio Cristiano, e non leggere la Bibbia in modo parziale secondo il metodo che il mondo con le sue mode tende spesso a proporci.

Impariamo perciò ad ascoltare il messaggio di Cristo nella sua interezza senza seguire coloro che deviano da esso esaltandone una parte per trascurarne un’altra;

impariamo ad ascoltare con la voce del cuore ciò che Gesù Cristo ci dice attraverso le parole contenute nella scrittura, giudicando secondo la nostra coscienza e non secondo quanto ci viene suggerito dalla coscienza di questo mondo;

impariamo ad aprire i nostri occhi per vedere, e le nostre orecchie per ascoltare, o saremo anche noi come coloro che “vedendo non vedono, e udendo non odono ne comprendono”;

ma soprattutto apriamo il nostro cuore a Gesù Cristo con gioia, umiltà ed allegrezza, lasciandoci da Lui guidare in tutte le nostre scelte e nelle nostre azioni, giorno dopo giorno, perché gli Eletti sono coloro che hanno accettato di servire il Signore senza riserve e senza secondi fini, e che pongono la gloria di Dio prima e al di sopra di ogni ragione umana. AMEN