La nascita del re
Testo: Matteo 2:1-6
Il testo proposto oggi è ben noto come l’annuncio della nascita di Gesù al Popolo Eletto, ovvero alla venuta al mondo del re dei Giudei, tuttavia, lo stesso testo ci presenta la figura di un altro re, anch’esso re dei Giudei, sia pure terreno, ossia Erode.
La figura di Erode nella Scrittura è sicuramente negativa, principalmente perché si rende colpevole di una strage di fanciulli innocenti, crimine esecrabile sotto tutti i punti di vista; nondimeno questo non è l’unica colpa di Erode, e non è nemmeno l’unico motivo di biasimo che la Scrittura gli attribuisce.
Il re dei Giudei che stava per venire al mondo, il figlio di Davide per gli israeliti e figlio di Dio per noi cristiani, rappresenta la svolta epocale per tutta l’umanità, ovvero l’avvento di una nuova era nella quale all’umanità tutta è offerto gratuitamente da Dio Padre, ossia per sola grazia, di interrompere la ribellione iniziata con Adamo e di ritornare all’armonia iniziale tra Dio e gli uomini, nel nuovo regno di Cristo.
Questa promessa però, se da un lato è una buona novella per tanti, per alcuni sembra rappresenta invece un annuncio sfavorevole, e tra questi c’è sicuramente re Erode, che dal sorgere di un nuovo re teme di subire una perdita del suo potere, di essere defenestrato dal suo ruolo di re (terreno) dei Giudei, non capendo, per timore, che il regno di Cristo è un regno molto diverso da quello umano.
Da qui, cari fratelli in Cristo, nasce proprio il conflitto tra chi accetta di buongrado il lieto annuncio dell’evangelo e chi invece, per timore di perdere qualcosa, non solo si aggrappa ai beni terreni di questa vita ma fa di tutto per fermare l’avvento del nuovo regno, dove a causa della sua paura infondata, teme di non poter avere le stesse cose, e anche di maggiori, di quello che aveva qui: “E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna” (Mt 19:29).
Oggi la figura di Erode ben rappresenta tutti coloro che, pur non commettendo delitti eclatanti, temono di avere più da perdere che da guadagnare dal regno di Cristo e quindi rifiutano di accettare la sua Parola e con essa la promessa di salvezza.
Ora, anche Erode, se avesse creduto alle promesse di Dio riconoscendo in quel fanciullo il suo Signore e Salvatore, non avrebbe fatto il male che ha fatto e davanti all’annuncio dei Magi d’Oriente anziché un turbamento avrebbe suscitato in lui una grande allegrezza.
Erode in realtà non era nemmeno un vero re che aveva il reale potere sulla Giudea, ma soltanto un vassallo dell’Impero Romano, e il suo potere, la sua ricchezza e la sua gloria dipendevano dalla concessione di Roma;
lo stesso possiamo dire di tutti coloro che si crogiolano nell’abbondanza dei beni posseduti, pensando che essi siano di loro proprietà, quando invece tutto ciò che l’uomo possiede sulla terra è del Principe di questo mondo, il quale li usa per tenerli in suo potere, come faceva Roma con Erode.
Allora cari fratelli in Cristo ci risulta chiaro che cercare la felicità nei beni di questo mondo è soltanto un’illusione, e per giunta di breve durata, giacché nessuno vive in eterno: “Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni»” (Gen 6:3).
A quanti è giunta la buona novella di Gesù Salvatore del mondo? Possiamo dire che ormai il vangelo sia stato predicato in tutto il mondo a tutte le genti, ma parimenti dobbiamo constatare con amarezza che questa notizia non produce affatto gioia e speranza, perché sono molte le persone che temono più quello che dovrebbero lasciare che non quanto potrebbero ricevere dal Signore.
Come credenti abbiamo il dovere di testimoniare la nostra fede affinché, attraverso la Bibbia, l’amore di Cristo faccia breccia nei loro cuori e li porti ad entrare nel Suo regno glorioso. AMEN