La nostra occasione di peccato
Testi: Matteo 18:8-9
I versetti di oggi, se presi alla lettera, risultano molto drastici e duri da accettare: tagliarsi un piede o una mano, cavarsi un occhio, sono gesti così estremi e brutali che non riescono ad incontrare il favore di nessuno, neanche dei credenti più devoti e timorati di Dio.
Confesso che anch’io faticavo ad accettarli, almeno fino a quanto il Signore non mi ha dato la capacità di comprendere il significato che essi avevano per me e da essi ne sono venuti alcuni importanti insegnamenti.
Il primo è che se anche noi abbiamo due piedi, due mani e due occhi, tutti questi organi sono assolutamente necessari per vivere una vita normale.
Certo possiamo anche vivere senza un piede, una mano o un occhio, ma la nostra vita sarebbe certamente più difficile, perché in questi casi noi saremo menomati; perciò tutti questi organi che Dio ci ha dato a coppie sono estremamente preziosi nella nostra vita.
Il secondo è che il loro messaggio non è di secondaria importanza, infatti Gesù ribadisce lo stesso concetto per ben tre volte;
facendo riferimento al piede, alla mano e all'occhio in realtà lui ci ripete tre volte lo stesso messaggio.
Ora noi sappiamo dalla Scrittura che quando Dio ribadisce un concetto più volte è perché vi attribuisce un grande valore.
Il terzo insegnamento cui dobbiamo fare attenzione, è l'uso del condizionale “se”, che viene messo davanti ai tre avvertimenti. Questo vuole dire che essi non hanno una valenza generalizzata per ogni circostanza, ma servono a indicare una situazione ipotetica; soltanto al verificarsi di quella situazione noi dovremo comportarci così.
Gesù Cristo ci dice che in talune circostanze, e soltanto allora, noi potremmo essere chiamati a fare una scelta difficile e dolorosa, e tuttavia necessaria, per evitare di subire delle conseguenze ancora più devastanti, se non faremo la scelta giusta.
Privarci di una cosa assolutamente importante e preziosa per la nostra vita, come può essere qualcosa del valore di un occhio, una mano o un piede, è indubbiamente “un grande sacrificio”, eppure se l'alternativa è quella di perdere la nostra vita, è sempre meglio compiere questo sacrificio!
Potremmo discutere che oggi per qualcuno non è più così; che ci sono persone che pur di non perdere una gamba sono disposte a morire, etc. Però quello che conta qui è ciò che ci vuole dire Gesù, ed è qualcosa che ha a che fare con la nostra salvezza eterna, e non solo con la nostra vita terrena.
Gesù, infatti, ci vuol dire che per un credente la vita terrena, in certe situazioni, può anche essere sacrificata, al punto che ci può essere chiesto di rinunciare a qualcosa di molto importante, al pari di una mano, un piede, o un occhio, pur di non perdere la vita eterna.
Il quarto insegnamento che ci danno, è la messa in guardia contro una situazione di grave pericolo: “se ti fanno cadere in peccato”, o come usato in altre traduzione “se sono occasioni di caduta”, che è lo stesso, ma che forse rende meglio l'idea.
Noi sappiamo bene che ogni peccato è perdonato da Dio a seguito di un nostro atto di pentimento, quindi, mi sembra abbastanza ovvio che questi versetti non si riferiscono ad un peccato di cui noi siamo consapevoli, di cui ci pentiamo e dal quale siamo perdonati, ma piuttosto ci mettono in guardia contro un peccato, o una caduta, che è continuamente incombente su di noi, sulla nostra vita, al pari di una sorta di “spada di Damocle”, sempre pronta a colpirci, e farci cadere, al punto che noi possiamo essere indotti a perdere la stessa fiducia in Dio e nel suo perdono.
Cercherò di spiegarmi con un esempio, poiché le occasioni di caduta possono essere molte e tutte diverse per ciascuno di noi.
Come ben sapete, il diavolo conosce i punti deboli di tutti noi, ed è proprio su quelli che opera!
Pensate ad esempio a un tossicodipendente o ad un alcolizzato: droga e alcool sono le loro rispettive occasioni di caduta;
la loro è una condizione che crea dipendenza, ossia una tentazione che va al di là della nostra volontà, e spesso anche delle nostre forze.
Se è vero che Dio non permette che noi siamo tentati in misura superiore alle nostre forze, è altresì vero che con questi versetti lui ci chiede prima di tutto di “allontanarci da queste occasioni di peccato”, che sono troppo forti perché noi le possiamo dominare da soli.
Se sono un tossicodipendente, o un ex tossicodipendente, non mi basta voler smettere di “farmi”, dovrò anche evitare di andare dove posso trovare la droga, perché se continuerò a frequentare spacciatori e tossici, là troverò la mia occasione di caduta, e molto probabilmente sarò tentato di ricadere nella droga;
così se sono un alcolista, o un ex alcolista, dovrò smettere di frequentare bar e locali dove l'alcool si trova facilmente, altrimenti sarò ancora tentato di ricadere nella mia dipendenza.
Rinunciare a quelli che una volta erano i miei amici e i miei passatempi più cari, sicuramente mi costerà un “grande sacrificio”, però è l'unica alternativa a perdere tutto me stesso ricadendo nella schiavitù della droga e dell'alcool.
Gesù Cristo può chiederci allora anche un pesante sacrificio, per la nostra salvezza, e noi dobbiamo essere disposti a farlo, anche se questo ci costa molta fatica, dolore, contrarietà e sofferenza.
Se noi però accettiamo di metterci nelle amorevoli mani di Dio, sarà lui a guidarci e a darci la forza per saper rinunciare all'occhio, al piede, alla mano, che potrebbero farci cadere vittime di Satana, ossia potrebbero allontanarci da Dio in modo permanente e definitivo.
Perciò cari fratelli in Cristo, sappiate che Dio vuole essere amato “prima e sopra tutto il resto”; se c'è qualcosa che si frappone tra noi e l'amore assoluto per Dio, quello è ciò che rischia di farci cadere e allontanarci da lui, e spesso quella cosa è molto preziosa ai nostri occhi, e ben paragonabile, in quanto a valore umano, ad un occhio, un piede o una mano!
Oggi vi racconterò quello che era la mia occasione di caduta, e che lo sarebbe ancora, se Dio non fosse intervenuto e non intervenisse di continuo per allontanarla da me, ogni volta che lei mi si presenta davanti.
Il momento più importante è stato quando il Signore mi ha fatto comprendere il significato di questi due versetti, e mi ha fatto vedere il perché lui ha agito così nei miei confronti;
perché, come vi ho detto, molto spesso il nostro motivo di caduta non è qualcosa di brutto, cattivo o proibito; in questo caso, infatti, sarebbe sempre auspicabile rinunciarvi, come nell'esempio della droga o dell'alcool.
Invece molto spesso il nostro motivo di caduta è qualcosa di bello e del tutto legittimo, addirittura desiderabile da tutti noi;
non di meno questa cosa per alcuni di noi può diventare motivo di allontanamento da Dio, è il famoso “se”. Allontanarsi da Dio equivale a commettere il più grande e grave peccato che possiamo fare, proprio perché a chi crede tutti i peccati sono perdonati, ma a chi non crede, nessun peccato sarà perdonato.
Nella mia vita ho sempre cercato di fare bene le cose che facevo, di raggiungere degli obiettivi apprezzabili, a cominciare da quando ero uno studente e cercavo di ottenere i migliori voti possibili.
Questo agli occhi del mondo era ed è una cosa buona ovviamente;
tutti siamo portati a cercare di ottenere il massimo dalla nostra vita, a emergere, ad affermarci in ciò che facciamo, in buona sostanza ad “avere successo nella vita”!
Che cosa succede però quando è il successo stesso a costituire motivo di caduta?!
Purtroppo, molto spesso, il successo per il mondo, si traduce in un insuccesso agli occhi di Dio!
Certamente il Signore non desidera che i suoi figli siano dei falliti, degli inetti, dei perdigiorno, degli incapaci, tuttavia, lui ha un metro di giudizio per misurare le nostre capacità e il nostro operato, che non è quello usato nel mondo, anzi, quasi sempre lui ama svergognare le cose savie e rispettabili del mondo per esaltare la pazzia della croce.
Nel suo sermone del monte, “i beati” per Gesù Cristo sono proprio quelli che il mondo disprezza e considera delle persone da evitare: i poveri, i perseguitati, gli affamati, gli assetati, i pacifici, i deboli, gli ingiustamente perseguitati etc.
Da quando ho cominciato a confidare nel Signore e a mettermi nelle sue mani, mi sono accorto che molte delle cose a cui dedicavo il mio tempo e il mio impegno maggiore, non giungevano a buon fine, o meglio non riuscivo a raggiungere i risultati che mi sembravano adeguati allo sforzo che facevo e alle mie capacità, e francamente non riuscivo a spiegarmene il motivo.
Pregavo Dio di concedermi questo, di aiutarmi ad ottenere quell'altro, vedendo come molte persone attorno a me riuscivano meglio di me, sul lavoro o nella vita in generale;
però il Signore non ascoltava le mie preghiere e si limitava a farmi ottenere “il minimo necessario”.
Non ne capivo la ragione, e mi demoralizzavo; a volte arrivavo persino a pensare di lasciar perdere. Allora il Signore mi faceva ottenere quanto bastava per non buttarmi giù del tutto, però mai per sovrabbondare, ossia per ottenere un vero successo, secondo i parametri del mondo.
Perché mi accadeva questo?
La risposta l'ho avuta soltanto quando ho compreso il significato di questi due versetti della Scrittura.
Il Signore mi ha fatto vedere come nel mondo, coloro che hanno successo nella vita, molto spesso si inorgogliscono del loro successo e pensando di avere il mondo intero ai loro piedi, non solo disprezzano gli altri, che non hanno ottenuto lo stesso loro successo, ma soprattutto si dimenticano di Dio, perché pensano di non avere più bisogno di lui!
Allora ho compreso, e mi sono chiesto: “Cosa potrebbe accadermi se domani avessi un pieno successo nella mia vita?” Ossia un successo secondo il mondo?
Qui non parlo di un successo secondo Dio, perché quello secondo Dio è il vero e unico successo, che tutti noi come credenti, dovremo avere, ovviamente il più grande possibile.
Mi sono guardato meglio attorno, e, ad esempio, ho visto i miei colleghi di lavoro che guadagnano centinaia di miglia di euro ogni anno e sono chiamati sul palco dalla direzione dell’azienda, premiati e indicati come persone di successo e esempi da seguire, e quindi promossi ai vertici dell'azienda stessa, quando io invece rimango in fondo alla lista dei meriti e dei guadagni, e sono invece additato come quello che non produce e che non guadagna abbastanza, come quello che non farà mai carriera, come quello che non si conforma alle direttive aziendali perché non metto il guadagno al primo posto, ma cerco semmai anche l'interesse dei clienti, che secondo la mia coscienza di credente non deve venire sempre e soltanto dopo l'utile della società... etc etc.
Certo prima di capire questo, soffrivo questa situazione, e chiedevo al Signore: “Perché mi succede tutto questo? Perché io non riesco a raggiungere quel successo così facile, così a portata di mano di molti dei miei colleghi?”
Vi assicuro cari fratelli in Cristo, che il Principe di questo Mondo si divertiva molto a tormentarmi, facendomi sentire colpevole di tutte le colpe possibili, e l'unico responsabile di ogni male incombente su di me.
Ogni giorno era come se mi dicesse: “Sei un incapace, uno sciocco, un fannullone! Non vedi com'è facile fare soldi? Avere Successo nella vita? Buttati anche tu; fa come fanno gli altri, metti da parte tutti i tuoi scrupoli di coscienza e prenditi quello che ti spetta, perché se anche non lo fai tu, ci sarà qualcun altro che lo farà al tuo posto!”
Poi però il Signore mi ha fatto capire.
E con questi versetti mi ha parlato dicendomi: “Io ho dovuto allontanare da te quel successo che ti avrebbe portato a perderti per le vie del mondo;
ho strappato il tuo occhio che ti avrebbe fatto cadere, ho tagliato la tua mano e amputato il tuo piede, perché ti avrebbero condotto sulla strada che porta lontano da me!”
Da quel momento ho cominciato a guardare e vedere le cose sotto un'altra luce, quella del Signore, ovviamente, e non più quella ingannatrice del Principe di questo Mondo;
così molte cose del mondo si sono rivelate per quelle che sono veramente: un grande inganno e una grande illusione!
Non voglio fare qui il moralista dicendo, ad esempio, che alcuni dei miei colleghi, inebriati dal loro personale successo, che permette loro di guadagnare e spendere senza freno e quindi di togliersi ogni capriccio della vita, sono poi stati lasciati dalle loro mogli perché erano troppo presi dal loro “successo professionale”, al punto da dimenticarsi delle loro famiglie;
oppure che altri, ai quali ho chiesto quali fossero i valori della loro vita, mi hanno fatto capire che Dio non esiste proprio per loro, e che non mettono piede in chiesa da chissà quanto tempo, a parte i matrimoni e i funerali!
Allora voglio ringraziare Dio e rendergli testimonianza, perché mi ha aiutato ad allontanare da me la mia occasione di caduta che si chiama “successo secondo il mondo”, che con ogni probabilità sarebbe stato troppo allettante perché io vi rinunciassi da solo, con le sole mie forze;
voglio ringraziare Dio perché mi ha fatto comprendere che il vero successo per un credente, è il servirlo con tutto il cuore e mettersi con fiducia nelle sue mani, in ogni occasione della nostra vita;
voglio ringraziare Dio che mi ha fatto comprendere come la sicurezza della nostra vita non dipende dall'avere successo secondo il mondo, che poi tradotto vuol dire: avere potere, denaro, fama e quant'altro, bensì nel saper confidare sempre nell'aiuto di Dio, che in ogni occasione fa avere ai suoi figli quanto occorre loro per poter vivere dignitosamente, senza che manchi loro nulla, né che qualcosa vada sprecato!
Vorrei invitarvi a riflettere su tutto questo, cari fratelli in Cristo, ciascuno di voi, individualmente, nei vostri cuori, e vi invito a pregare il Signore perché ci faccia comprendere quale sia la nostra personale occasione di peccato, e con il suo aiuto a liberarcene, affinché ciascuno di noi sia veramente libero e consapevole di ciò che può allontanarci da Cristo e dalla sua salvezza eterna.
AMEN