La nostra testimonianza
esto: Michea 6:6-8
Dio diede a Mosè la Legge, e tuttavia la Legge non bastò a far sì che il Popolo Eletto si conformasse alla sua volontà;
benché la Legge di Mosè fosse perfetta, e sufficiente per guidare il popolo, essa non riuscì a trasformarne il loro cuore, perché dove non c'è amore, ogni prescrizione diventa sterile perché solo formale, e alla fine viene meno anche nella mente di chi dovrebbe osservarla.
Così il Signore ha lanciato un nuovo messaggio al popolo d'Israele, un messaggio semplice, direi quadi elementare, ma che da un lato racchiude tutta la Legge e dall'altro anticipa quello che sarà il messaggio fondamentale portato da Gesù Cristo.
Il Profeta Michea, davanti alla durezza di cuore di Israele, gli comunica quanto Dio vuole davvero da lui: "… che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?".
Il Profeta ricorda ad Israele quanto contenuto nella Legge, dicendo: "O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene…", quindi tu uomo, ossia tutti i figli del suo popolo, sai ciò che Dio vuole da te, perché te lo ha fatto conoscere molto bene, e tuttavia poiché tu non riesci a comportarti secondo la sua volontà a causa della tua indole ribelle, allora Dio ha deciso di parlarti in un altro modo, ossia non più attraverso la Legge, ma mediante il messaggero dei messaggeri, ossia Gesù Cristo, figlio di Dio.
Così attraverso Gesù Cristo, Dio fa conoscere la Sua volontà, ma anche il suo perdono per tutti coloro che pentendosi dalla loro ribellione, ritornano a lui: “che chiunque contempla il Figlio e crede in Lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6:40).
In verità il pensiero di Dio verso il suo popolo, ovvero poi verso tutta l'umanità che diverrà suo popolo, non è mai cambiato, poiché quello che Dio ricerca è la fedeltà dell'uomo, non per timore ma per amore nei suoi confronti.
Le dure parole contenute nella Legge Mosaica, infatti, dovevano servire ad ammonire l'uomo affinché non cadesse nel peccato della trasgressione, ma l'intendo di Dio non era quello di punire l'uomo, quanto di avvicinarlo a sé, e tutti coloro che hanno compreso questo, hanno accolto il messaggio di Dio con amore e gratitudine. Così il salmista diceva: “ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio” (Sl 73:28).
Anche noi, che abbiamo conosciuto Dio Padre attraverso il figlio suo, vogliamo riconoscere che il nostro bene supremo è la conoscenza di Cristo Gesù, Colui del quale è detto nella Bibbia che: “Egli è andato dappertutto facendo del bene…”(At 10:38).
Gesù, infatti, si è donato interamente sul duro legno della croce per fare del bene a chiunque riconosca la propria condizione di ribelle, ed il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo.
La Bibbia dice che il peccato produce la morte, ma Dio mostra la grandezza del Suo amore per noi, sacrificando il Suo unigenito figlio, Gesù Cristo, eseguendo su di Lui la condanna che gravava su di noi, adempiendo la Scrittura che dice: “senza spargimento di sangue, non c’è perdono” (Eb 9:22).
Cari fratelli in Cristo, cosa richiede dunque da noi il Signore se non questo? “figlio mio dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie” (Pr 23:26). AMEN